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Libia. Crescono le pressioni su Gheddafi. La Cina frena… e Maroni anche

 

Dopo l’amministrazione USA adesso è il turno dell’Unione Europea nel mettere in campo il pressing affinchè’ Gheddafi esca di scena. ‘Il regime di Gheddafi deve andare a casa. E’ arrivato il momento’ ha detto il portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera della Ue Cathy Ashton aggiungendo che l’UE e’ pronta a sostenere un processo di transizione verso la democrazia. Sulla stesa lunghezza d’onda si è sintonizzato il capo del Consiglio nazionale provvisorio libico, costituitosi a Bengasi, l’ex ministro della giustizia Mustafa Abdel Jalil, il quale in una intervista alla tv satellitare Al Jazira ha affermato che se Muammar Gheddafi ‘lascia il Paese entro 72 ore, e ferma i bombardamenti, noi non verrà perseguito. A France Presse riferisce dell’avvio di contatti diretti tra i ribelli e la Casa Bianca. Sulla escalation che si va configurando in Libia, dopo la Russia è il turno della Cina a frenare le pruderie belliciste. Pechino invita alla prudenza sui nuovi passi dell’Onu sulla Libia valutando ‘se siano utili a riportare la stabilita’ nel Paese’ e se possano portare a ‘fermare le azioni violente’. E’ quanto affermato dalla portavoce del ministero degli esteri cinese Jiang Yu senza tuttavia citare la ‘no-fly zone’ sul territorio libico. Jiang Yu aggiunge che ‘la sovranita’ e l’integrita’ territoriale’ della Libia non devono essere messe in discussione.

In Italia intanto si segnala una dichiarazione piuttosto tranciante del Ministro degli Interni Maroni. ”Non mi preoccupa il presidente Obama quanto certi guerrafondai che non si rendono conto di come un intervento militare significherebbe la terza guerra mondiale” ha affermato il ministro in una intervista a La Padania, sulla crisi libica. “Minacciare un intervento militare in Libia è molto pericoloso. Si rischia di trasformare quelle terre in una nuova Somalia o Afghanistan dove il terrorismo può trovare linfa vitale. E averlo a pochi chilometri da noi sarebbe un casino” ha proseguito Maroni. ”Un’azione militare forte, in particolare da parte degli USA – spiega Maroni – non farebbe che coalizzare gli altri Stati arabi, con conseguenze devastanti. Io eviterei in tutti i modi questa strada puntando su altre opzioni come un novo piano Marshall”.

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