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Libia. Si lavora ad una via d’uscita soft per Gheddafi

La Cina e la Germania hanno dichiarato di impegnarsi per un nuovo sforzo nella ricerca di una soluzione politica e non violenta del conflitto in Libia. C’è stata in tal senso una dichiarazione congiunta rilasciata dai ministri degli Esteri cinese e tedesco, Yang Liechi e Guido Westerwelle, dopo il loro incontro a Pechino. Entrambi i paesi si erano astenuti sulla risoluzione del Consiglio di Sicurezza per l’imposizione della no fly zone, e ora hanno ribadito che non vi può essere una soluzione militare della crisi. Yang si è detto «molto preoccupato» dai recenti sviluppi del conflitto in Libia tra i ribelli e le truppe fedeli a Muammar Gheddafi che non sembra dare segni di cedimento. “Noi ascoltiamo ogni giorno notizie riguardo a nuovi civili uccisi e feriti e un’escalation dell’azione militare”, ha detto il ministro cinese . «Mentre il ministro tedesco Westerwelle ha sottolineato come una “soluzione politica debba necessariamente iniziare con un cessate il fuoco”. Ma al momento i bombadieri o gli agenti della Cia non sembrano sufficienti per spingere all’esilio Muammar Gheddafi.

La Gran Bretagna lavora per trasformare la defezione del ministro degli Esteri libico, Mussa Kussa, nell’inizio di un ‘effetto domino che sgretoli il regime. Da Tripoli, il portavoce del governo, Mussa Ibrahim, ha minimizzato il peso della perdita, negando che altri componenti del regime abbiano tradito, come invece sostenuto da tv come Al Jazira circa il capo del servizi segreti esteri, Abu Zeid Durda, e il capo del parlamento libico, Mohammed Zwei. Anche il presidente del colosso petrolifero libico Noc, Shokri Ghanem era stato dato tra quelli passati sull’altra sponda ma lo stesso Ghanem ha per• smentito. «Sono a Tripoli e mi trovo nel mio ufficio», ha detto al telefono. Secondo il quotidiano britannico Guardian, un emissario di Saif al-Islam, terzogenito del colonnello, avrebbe visitato la capitale britannica in gran segreto alla ricerca di una ‘exit strategy’, anche contro la volontà del padre. D’accordo con i fratelli Saadi e Mutassim, Saif avrebbe spedito a Londra Muohammed Ismail, un abile e discreto funzionario, per sondare il terreno. Una delle proposte messe sul tavolo sarebbe stata quella di costringere il padre alle dimissioni per insediare al suo posto Mutassim quale capo di un governo provvisorio di unità nazionale. Una soluzione, osserva il Guardian, che non piacerebbe però nè ai ribelli nè alle potenze della Nato che puntano esplicitamente a mettere le mani sul petrolio e il gas libico. Intanto Gheddafi, è tornato a farsi sentire con una dichiarazione sulla «crociata» anti-islamica dell’Occidente che rischia creare una Libia «fuori controllo», ha promesso resistenza «fino alla fine» assieme ai suoi figli

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