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Libia. Fuoco amico significa non dover mai dire “mi dispiace”

Il vicecomandante dell’operazione Unified Protector, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta nella Sede Napoli di Bagnoli. Harding ha sottolineato di voler aspettare notizie più certe dagli inquirenti della Nato prima di fornire «una risposta ben dettagliata» sul numero delle vittime.

Non ci saranno scuse», ha detto il gen. Harding, rilevando che sul terreno la situazione “è molto fluida”. “Sembra che due nostri attacchi aerei di ieri abbiano potuto provocare la morte di un certo numero di membri del Cnt (il Consiglio Nazionale di Transizione di Bengasi), che operava con carri armati”, ha dovuto ammettere. “Fino a ieri, non eravamo stati informati che le forze del Cnt facessero uso di carri armati”, ha sottolineato l’alto ufficiale della Nato, cercandodi giustificare l’errore. La Nato ha le prove che quando colonne di carri armati si avvicinano ad aree abitate, «rappresentano un pericolo per la popolazione». Nonostante i ripetuti incidenti che hanno causato vittime da fuoco amico, secondo Harding, “non spetta alla Nato migliorare il livello delle comunicazioni tra gli alleati e le forze dei ribelli”.

Intanto i caccia della Nato stanno sorvolando in queste ore i cieli di Brega e Ajdabiya, in Cirenaica. Lo riferiscono alcuni testimoni citati dalla tv satellitare Al Arabiya. In queste ore Ajdabiya è deserta, in attesa di un attacco delle truppe di Gheddafi, mentre la città è ancora in mano ai ribelli. Fonti degli insorti di Bengasi hanno inoltre annunciato che sono iniziati questa mattina nuovi scontri a fuoco a Misurata tra le truppe di Gheddafi e i ribelli asserragliati nel centro cittadino.

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