Un commando di sei uomini intendeva colpire il premier turco Erdogan nell’attacco portato ieri nel nord della Turchia contro la scorta di bus con alti dirigenti del partito del primo ministro poco dopo che questi aveva tenuto un comizio elettorale.
I dettagli stanno emergendo dalle fonti raccolte dalla stampa turca sull’assalto ai tre bus del partito del premier (Akp) in campagna elettorale nelle province sul mar Nero risoltosi nell’uccisione di un poliziotto e nel ferimento di un altro dopo che il premier aveva lasciato la zona in elicottero per recarsi a un altro comizio.
Risulta controverso se l’auto di scorta della polizia davanti al convoglio sia andata a fuoco per il lancio di una bomba a mano o per l’esplosione del serbatoio colpito da una pallottola.
Il quotidiano Hurriyet sostiene che gli attentatori fossero convinti che Erdogan viaggiase su uno dei tre bus e che l’attacco nei pressi di Kastamonu sia stata una ritorsione per la recente uccisione di sette militanti del Pkk.
Fonti dei servizi di sicurezza turchi citati dal giornale Taraf, vicino al governo, precisano che l’attacco non è stato rivendicato ma che sarebbe stato portato da un commando di sei militanti del Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, attivo nel sud-est del paese, area di insediamento curda divisa anche tra Iraq, Iran e Siria. La gravità dell’attacco che mirava così in alto viene sottolineata fra l’altro dal quotidiano Milliyet sostenendo che in dicembre il Pkk ha deciso di estendere gli attacchi nell’area del Mar Nero e «alle regioni mediterranee», area della Turchia dove ci sono rinomate mete turistiche.Il PKK aveva dichiarato una tregua unilaterale che le autorità e l’esercito turchi non hanno ritenuto di dover accettare continuando gli attacchi contro i militanti e i partiti curdi.
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