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Libia. Una via d’uscita…. senza uscita

Alcune personalità ufficiali libiche – secondo l’agenzia tunisina Tap – hanno raggiunto, nelle ultime ore, la Tunisia, passando per il posto di frontiera di Ras Jedir e dirette all’Isola di Djerba. Tra loro anche il direttore generale delle Dogane libiche, Ameur Diou, e il rappresentante di Tripoli in seno alla Lega Araba, Ali Essid. La presenza delle personalità libiche, scrive la Tap, si “inserisce nel quadro degli sforzi diplomatici per individuare una via d’uscita alla crisi libica”. Ma nulla viene spiegato sul perchè la meta dei libici sia l’Isola di Djerba, dove, per quanto se ne sa, nessun appuntamento diplomatico è in agenda.

Il ministro degli esteri Frattini,intervenendo questa mattina in una trasmissione televisiva, ha detto che il “regime libico ha le core contate” ma che, contemporaneamente si sta lavorando ad una via d’uscita politica dalla guerra civile. Incalzato su questo aspetto, Frattini ha glissato: “Se lo diciamo ora bruciamo questa ipotesi, stiamo lavorando perchè si trovi con le Nazioni Unite esattamente questa via di uscita, una via di uscita politica che tolga di scena il dittatore e la sua famiglia”. Frattini parla di una via di uscita, “che permetta la costituzione immediata di un governo di riconciliazione nazionale dove esponenti di Tripoli sarebbero già stati individuati proprio nell’ambito della Tripolitania e questo dimostra che non sarebbe il governo di Bengasi ma dell’intera Libia”.

Ma a smentire Frattini giungono due notizie che in qualche modo rappresentano una lapide su una via d’uscita politica.

La prima è che il procuratore capo del Tribunale Penale Internazionale, Luis Moreno-Ocampo, chiederà oggi ai giudici dell’Aja di emettere mandati di arresto per i tre leader del regime libico. Oltre al Colonnello Muammar Gheddafi, in cima alla lista, le altre persone per cui sarà richiesto il mandato di arresto internazionale sono il figlio Saif al Islam e Abdullah al Senussi capo dei servizi di spionaggio di Tripoli. Moreno-Ocampo presenterà all’Aja un documento di 74 pagine e nove allegati in cui illustrerà i motivi per cui è necessario l’arresto dei tre leader libici. Nel testo si giunge alla conclusione che “ci sono abbastanza prove per presentare una richiesta di arresti internazionali per due reati”, ovvero crimini contro l’umanità e persecuzione.

La seconda è che i ribelli del Cnt hanno detto che non accetteranno alcuna proposta di cessate il fuoco che provenga da Gheddafi. Lo ha dichiarato proprio oggi Hadi Shalluf, presidente del Partito di Giustizia e Democrazia della Libia, respingendo la proposta di tregua formulata ieri dal primo ministro libico Baghdadi al-Mahmoudi. Shalluf ha sottolineato che l’unica possibilità accettabile per l’opposizione è che Gheddafi affronti un processo per crimini di guerra presso il Tribunale penale internazionale.

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