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Puerta del Sol: una testimonianza dal vivo

La notizia che circola timidamente in Italia può essere riassunta così: qualche migliaio di giovani antisistema occupano alcune piazze spagnole (in particolare la Puerta del Sol di Madrid) chiedendo una democrazia reale e invitando i cittadini ad astenersi dal voto in vista delle elezioni amministrative di domenica 22 maggio.

La realtà invece è questa: il movimento Democracia Real Ya nasce in rete verso la fine del 2010 e riesce in pochi mesi a raggruppare movimenti e associazioni nati per dare voce al malcontento generale basato su temi come la cattiva gestione della crisi a livello nazionale ed europeo, partitocrazia, precarietà, disoccupazione, tagli all’istruzione. Insomma, cose che noi italiani conosciamo benissimo.

Circa tre mesi fa viene convocata la manifestazione Toma la calle (“prendi la strada”) per domenica 15 Maggio in 52 città spagnole. 15 Maggio. Cinquantamila persone a Madrid, quindicimila a Barcellona, si parla di un totale di centocinquantamila persone che hanno effettivamente preso la strada. C’è chi dice che sono poche, ma c’è soprattutto chi dice con orgoglio di non averne mai visto così tante. “La chiamano democrazia ma non lo è”,”questa crisi non la paghiamo”, “non ci rappresentano” sono alcuni degli slogan che accompagnano la manifestazione, insieme a un altro, che non tutti capivano: “sappiamo cosa è successo in Islanda”. (Voi lo sapete cosa è successo in Islanda?)

Finito? Si riempie qualche piazza e poi si torna a casa e si aspetta la prossima domenica per andare a votare e sperare che qualcosa cambi? Erano rimaste poche centinaia di persone quando la polizia ha caricato i manifestanti nella via principale di Madrid. La prima carica si è conclusa con 19 arresti e qualche ferito, la seconda (tentata nella piazza Puerta del Sol) si è conclusa con circa duecento cittadini che facevano allontanare le camionette dei reparti antisommossa semplicemente alzando le mani e gridando “le nostre armi sono queste”. Il vero inizio probabilmente è stato quello, non è stato necessario dire nulla, l’idea è nata da sola: “la piazza è nostra,dormiamo qui fino a domenica ?”

16 Maggio. La mattina dopo si poteva già avvertire qualcosa di strano e di nuovo in città. Qualche centinaio di persone hanno trascorso la giornata in piazza, organizzando la “Acampada en Sol” con l’aiuto dei cittadini che hanno immediatamente e spontaneamente iniziato a portare cibo,bevande, sedie, coperte e, di conseguenza, altri cittadini.

Lunedì notte la piazza si mostrava già ben organizzata, con spazi dedicati alle informazioni, alla comunicazione, alla raccolta di materiale, alla sicurezza e all’assistenza legale. Poco prima dell’alba, dopo aver furbescamente aspettato che andassero via giornalisti e telecamere e che la gente iniziasse a dormire, la polizia è intervenuta sgomberando la piazza in modo non proprio pacifico: un arresto e qualche ferito.

Finito? La polizia ha detto ”basta” e si torna a casa ad aspettare le elezioni? 17 Maggio. No, martedì alle 20 la Puerta del Sol viene letteralmente invasa da cittadini che non accettano lo sgombero della notte precedente e che con rinnovato entusiasmo riorganizzano l’accampamento e lo fanno sempre meglio.

Terza notte a Sol. 18 Maggio. Nel pomeriggio di mercoledì la Giunta Elettorale Provinciale fa sapere che negherà l’autorizzazione per la concentrazione prevista per le ore 20 e che verranno utilizzati uomini e mezzi per evitare che i cittadini si riuniscano nella piazza Puerta del Sol, poiché considera che “ non esistono cause straordinarie e gravi che giustifichino la convocazione”. Alle ore 20 la piazza è circondata da 50 mezzi della Polizia Nazionale e oltre 500 agenti. Nonostante ciò l’affluenza è maggiore rispetto al giorno precedente. E’ una festa, una festa grandissima e pacifica, a cui partecipano giovani, meno giovani e famiglie con bambini al seguito. Dopo il tramonto iniziare a piovere e molta gente va via, restano circa duemila persone, molte delle quali con le mani alzate a reggere i teloni di plastica che servono a riparare dalla pioggia. Si legge la bozza del manifesto(qui il Manifesto completo http://democraciarealya.es/?page_id=88 ) in castigliano, in catalano, in lingua basca, in inglese, in italiano, in portoghese, in francese e, con grande e giustificata emozione da parte di tutti, in arabo.

19 Maggio. Quella che è ormai una città in miniatura, già ribattezzata dai giornalisti “Repùblica de Sol”, si prepara per la convocazione di questa sera, e per la quinta notte in piazza. Nel frattempo sono nate iniziative simili in altre città spagnole, le “acampadas” sono sempre di più. Questa città in miniatura ha organizzato otto commissioni: informazione, assistenza legale, infrastrutture, pulizia, alimentazione, comunicazione,azione (sicurezza) e estensione (raccolta e diffusione di tutto ciò che viene pubblicato in rete a livello nazionale e internazionale sugli sviluppi della protesta). Arrivano cibo e attrezzature in continuazione, collaborano tutti, hanno tutti il diritto di proporre, non ci sono leader, non ci sono gerarchie, non ci sono solo giovani, non chiedono l’astensione bensì un voto responsabile che attraverso l’appoggio ai piccoli partiti possa portare a una riforma della legge elettorale, si ricorda ai manifestanti che non si tratta di una festa e che quindi è meglio evitare di bere alcolici e a parte qualche legittima birra(e poche, pochissime eccezioni) la gente ascolta.

Questa è forse la cosa più incredibile: qui si è deciso di parlare e pure di ascoltare. Sarà contagioso?

 

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da “il manifesto” del 20 maggio 2011

 

Identikit degli autoconvocati che vogliono più democrazia

 

Chi sono gli indignati, cosa vogliono, chi rappresentano, chi criticano, come si organizzano, fin quando durerà la mobilitazione, quali sono i luoghi della protesta, qual è stata la prima reazione del potere? Ecco come risponde il quotidiano madrileno Público.
Cosa vogliono?
Il ventaglio delle richieste è ampio ma nella sostanza può riassumersi in due punti: maggior partecipazione popolare alla politica e alla democrazia; maggior equità sociale. Il manifesto del movimento «Democracia real ya» (democrazia reale adesso), batte su valori come l’uguaglianza, la solidarietà, il progresso sostenibile, il benessere, la felicità; esige che siano garantiti certi «diritti di base» quali la casa, il lavoro e la partecipazione politica; chiede anche qualcosa di apparentemente inesigibile: che il sistema economico non sia «un ostacolo al progresso dell’umanità», che il sistema democatico apra «canali diretti» di partecipazione dei cittadini alla politica senza dedicarsi esclusivamente ad «arricchirsi a nostre spese attento solo ai diktat dei poteri economici forti», senza «l’ansia e l’accumulazione di potere nelle mani di pochi» proprie di un sistema economico «obsoleto e anti-naturale». Per questi obiettivi occorre «una rivoluzione etica» perché «siamo persone e non prodotti di mercato».
Chi rappresentano?
Per il manifesto del «15-M», gli indignati sono «la gente che si alza la mattina per studiare, lavorare o cercare lavoro, gente che ha famiglia e amici, gente che lavora duro tutti i giorni».
Chi sono i loro bersagli?
Prima di tutto il sistema economico e politico attuale. I loro slogan sono molto duri con i banchieri e la classe politica, specialmente i due principali partiti spagnoli, i socialisti del Psoe e i conservatori del Pp.
Da chi è formato il movimento?
Si presentano come «una convocazione cittadina e a-partitica» in cui si accettano «persone di qualsiasi condizione in qualità di cittadini scontenti dell’attuale sistema politico ed economico». Alcuni hanno aderito a titolo individuale e altri attraverso piattaforme, blogs, forum o gruppi delle reti sociali.
Il loro nome?
Prima è stato «15-M», dal giorno dell’eserdio, il 15 maggio, attraverso Twitter, ora è «Acampada Sol», dall’epicentro della protesta a Madrid, la Puerta del sol. Ma fuori dalla Spagna il movimento ha preso il nome di «spanishrevolution».
Come è organizzato?
L’organizzazione della protesta, il 15 maggio, è partita da Internet, attraverso Facebook e Twitter, che hanno indicato i luoghi delle concentrazioni: la Puerta del Sol a Madrid, la Plaza Catalunya a Barcellona e così via. Oltre a marce e concentrazioni, gli indignati si stanno organizzando in assemblee e commissioni di lavoro.
Quanto durerà la mobilitazione?
Questa è la risposta più difficile, dato che sono ancora tutti da decidere i passi successivi alle elezioni di domenica. La protesta potrebbe spegnersi e rifluire o continuare e rafforzarsi. L’idea è di andare avanti con le «acampadas» fino al giorno del voto, poi si vedrà.
Quali le reazioni del potere?
Molto diverse. I principali partiti hanno paura di un effetto elettorale. Alcuni politici hanno puntato sugli incidenti di domenica notte a Madrid e accusano il «15-M» di essere «anti-sistema» o di «intorbidire la convivenza». Ma ora predomina «rispetto» e «comprensione». Confidando che finisca al più presto e che tutto torni come prima.

Foto: CHI SONO gli indignati e cosa vogliono? Come sono nati e si organizzano? Chi criticano? E, soprattutto, quanto dureranno?

 

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