Menu

Ankara sostiene la Flottilla, navi pronte a salpare

  Ad un anno esatto dall’uccisione di nove cittadini turchi sulla nave Mavi Marmara (nella foto Reuters) compiuta da un commando israeliano, allo scopo di fermare la Freedom Flotilla, è questa la replica del ministro degli esteri turco Ahmet Davutoglu all’appello ai governi ad impedire la partenza della nuova flottiglia umanitaria per Gaza, lanciato dal Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon. «Nessun paese democratico può pensare di avere il pieno controllo di queste Ong», ha detto Davutoglu all’agenzia Reuters riferendosi alle organizzazioni non governative, non solo turche, che si preparano a far salpare entro la seconda metà di giugno una quindicina di navi per Gaza tra le quali l’italiana «Stefano Chiarini», in ricordo del giornalista del manifesto scomparso prematuramente nel 2007. Davutoglu ha ammonito Israele dal ritentare una azione di forza. «Nessuno può aspettarsi che la Turchia o altri paesi membri dell’Onu possano dimenticare i nove civili uccisi lo scorso anno. Inviamo un messaggio chiaro alle parti interessate (Israele): quella tragedia non deve ripetersi», ha avvertito il ministro degli esteri turco.

È massiccia la mobilitazione intorno alla Flotilla 2, denominata «Stay Human» (Restiamo Umani), ossia l’esortazione con la quale l’attivista Vittorio Arrigoni, ucciso il mese scorso a Gaza, chiudeva tutti i suoi interventi e articoli. I promotori, in buona parte europei, sono decisi a violare il blocco navale che la Marina militare israeliana attua davanti alle coste di Gaza, ufficialmente per «impedire il traffico di armi». La missione di solidarietà con i palestinesi vuole rispondere al raid, avvenuto il 31 maggio 2010 in acque internazionali, e che oltre a provocare nove morti causò il ferimento di numerosi attivisti, pacifisti e giornalisti di diversi paesi. Tra le centinaia di stranieri fermati con la forza in mare e rinchiusi per alcuni giorni in prigioni israeliane (prima di essere espulsi) c’erano anche alcuni cittadini israeliani. La strage, avvenuta in acque internazionali, provocò un forte sdegno e le relazioni tra Turchia e Israele arrivarono al punto di rottura. Nelle settimane successive tuttavia il veto degli Stati uniti e le posizioni assunte da alcuni governi occidentali, incluso quello italiano, impedirono l’approvazione di risoluzioni di condanna di Israele che pure, per l’assalto alla Freedom Flotilla, è stato duramente criticato dal Consiglio per i Diritti umani dell’Onu. Il governo israeliano da parte sua ha sempre parlato di «legittima difesa» e di «aggressione» subita dai soldati (alcuni rimasti feriti sulla Mavi Marmara). Ha inoltre incaricato due commissioni «interne» – civile e militare – di svolgere inchieste che si sono concluse con l’assoluzione dell’operato dei militari e con qualche critica rivolta solo alla pianificazione del raid contro la Flotilla. Il premier Netanyahu ha anche disposto un leggero allentamento del blocco terrestre di Gaza.
da “il manifesto” del 31 maggio 2011

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *