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Libia. La Nato bombarda tutto… anche i ribelli di Bengasi

Sedici miliziani ribelli sono rimasti feriti ieri nei pressi di Ajdabiya, a ovest di Bengasi, in un attacco probabilmente sferrato per errore da aerei della Nato, stando a quanto detto all’agenzia Reuters da un portavoce degli insorti contro il regime libico. L’incidente, secondo il portavoce Farag al-Moghraby, è avvenuto nel villaggio di Amrir Gabs, a circa 30 chilometri da Ajdabiyah. «Probabilmente si è trattato di un raid della Nato che per errore ha colpito le nostre postazioni», ha detto. «Stiamo comunque cercando di chiarire se l’attacco non sia venuto invece da forze fedeli a Gheddafi», ha aggiunto. Nell’attacco, ha precisato, sono andati distrutti sei pick-up degli insorti muniti di cannoncini anti-aerei. Sono continuati anche questa notte i bombardamenti della Nato su Tripoli, dopo che il figlio di Muammar Gheddafi ha annunciato che suo padre è pronto a tenere elezioni nel Paese. Un’offerta rifiutata sia dal Consiglio Nazionale Transitorio di Bengasi, sia dagli Stati Uniti che l’hanno definita una proposta tardiva. Negli ultimi raid condotti dagli aerei della Nato sulla capitale libica, si sono registrate otto esplosioni a sud est e a sud ovest di Tripoli. Nella notte, inoltre, gli aerei hanno continuato a sorvolare la zona. Secondo quanto riferito dalla televisione di Stato, i raid della Nato hanno colpito il quartiere di Al-Ferjan alla periferia della capitale.

Per uscire dal pantano di una guerra impopolare e costosa,l’amministrazione Usa cerca di far breccia nell’opinione pubblica riesumando gli apparati della propaganda di guerra già utilizzati in Jugoslavia. Il segretario di stato Usa Hillary Clinton ha accusato ieri le truppe del leader libico Muammar Gheddafi di aver trasformato gli stupri e le «violenze contro le donne» in «strumenti di guerra». «Le forze di Gheddafi e di altri gruppi nella regione – ha dichiarato la Clinton in un comunicato – cercano di creare divisioni fra gli abitanti usando le violenze contro le donne e lo stupro come strumenti di guerra». Ma Sherif Bassiouni, il capo della commissione d’inchiesta che ha preparato il rapporto dell’Onu sulla Libia, dove è stato lo scorso aprile, ha invece espresso dubbi sull’esistenza di una politica di stupri di massa da parte del regime libico, parlando di «gigantesca isteria» di una società che «si sente vulnerabile»

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