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Proteste popolari contro la nuova costituzione in Marocco

Queste imponenti manifestazioni sono state indette dal Movimento del 20 febbraio – che chiede riforme più radicali, alla protesta si sono aggiunti i settori islamici legati all’associazione Al Adl Wal Ihssan (Giustizia e Carità, bandito ma tollerato dalle autorità).

Il movimento 20 febbraio chiede la fine del regime, maggiori libertà e garanzie sociali. Non è un movimento specificatamente rivoluzionario, le componenti repubblicane sono state messe in minoranza, la maggioranza opta per una monarchia costituzionale, ma la nuova costituzione monarchica, che apre solo sul piano formale a maggiori spazi di democrazia e garanzie sociali, ha di fatto radicalizzato questo movimento, che ha dovuto inoltre subire un referendum blindato, le percentuali di voto sbandierate dal governo marocchino sono state smentite da molti analisti internazionali.

Le componenti di sinistra sono riuscite a imporre delle rivendicazioni sociali precise dentro il movimento del 20 febbraio, per aumentare le garanzie popolari e la capacità di potere dei lavoratori nella società marocchina. Si contano numerose associazioni di disoccupati e studentesche, cosi come gruppi di lavoratori in dissidio con le centrali sindacali legate al governo.

All’interno del movimento 20 febbraio convivono varie anime, dagli islamisti ai marxisti, dai tradizionalisti ai democratici, non è raro trovare Iman al fianco di dirigenti sindacali e attivisti politici di sinistra.

C’è una convergenza di fondo rispetto alla necessità di far saltare il tappo dell’immobilismo politico marocchino e intervenire rispetto alle grave situazione economica di crisi in atto. La popolazione marocchina sta pagando il prezzo per i piani di aggiustamento strutturale imposti dalle istituzioni finanziarie internazionali degli anni ’80, che hanno privatizzato ampi settori della società, l’istruzione e la salute. La monarchia marocchina è stata una fedele alleata degli interessi occidentali, e si è spesa notevolmente contro il cosiddetto pericolo “islamico”. Supporta le recenti manovre militari della NATO in Libia e ha creato un sistema parlamentare dove i partiti sono identici, le componenti islamiche politiche e comuniste sono invece state duramente represse, come nel caso dei dirigenti studenteschi maoisti ancora in carcere dal 2008

Le manifestazioni di domenica non sono state attaccate dalla polizia, intimorita dalle dimensioni dei cortei che si sono sviluppati.

 

Dall’agenzia stampa jeuneafrique (www.jeuneafrique.com) riprendiamo alcune dichiarazioni significative dei manifestanti:

 

“Sono uno studente, non ho soldi, io sto studiando in condizioni difficili e voglio cambiare la mia vita. Ecco perché ho manifestare oggi “, ha detto Bilal AFP Shihab”

 

“Sono qui per protestare contro la nuova costituzione che non è cambiata e rafforza ulteriormente i poteri del re”, ha detto Omar, un dipendente privato che ha 30 anni.

 

A Rabat, c’erano migliaia di persone per marciare pacificamente lungo il viale Hassan II e Mohammed V, una importante arteria che conduce al Parlamento. I manifestanti hanno scandito “noi siamo qui per un futuro migliore.”. Battendo le mani al cielo, i manifestanti chiedevano negli striscioni “dignità, libertà e giustizia sociale”. A guidare la manifestazione uno striscione di apertura, dove si poteva leggere: “Mamfakinch” (“Non mollare”). Giovani, studenti e disoccupati hanno fatto emergere chi oggi si sente escluso se non direttamente represso dal nuovo corso monarchico marocchino che rimane succube dell’influenza occidentale, relegando ancora una volta il Marocco a status di paese semi-coloniale.

 

Il Movimento del 20 febbraio ha invitato a boicottare il referendum come tre piccoli partiti di sinistra e sindacati. La nuova costituzione rafforza i poteri del Primo Ministro e il Parlamento, preservando il primato del monarca politico e religioso. E sono scarse le riforme dello Stato rispetto al diritto e l’indipendenza in merito alla giustizia e alle garanzie per le fasce popolari.

Secondo questo testo, il primo ministro, del partito che ha vinto le elezioni, sarà in grado di sciogliere la Camera dei Rappresentanti, potere che fino ad oggi era appannaggio del re.

Le contraddizioni sociali-politiche provocate dalla crisi economica e dall’immobilismo e asservimento occidentale di questi paesi, l’evoluzione ma non la rivoluzione che si è sviluppata negli ultimi mesi, mantengono intatto lo stato di ebollizione nei paesi arabi, dall’Egitto al Marocco la protesta non sembra fermarsi.

 

4 luglio 2011

 

 

Video della manifestazione di Casablanca del 3 luglio

http://www.youtube.com/watch?v=W5jy7odxa3g&feature=player_embedded

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