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Libia. Conto alla rovescia per l’invasione

Tripoli, Libia. Alle dieci del mattino, ora di Tripoli, del 28 giugno 2011, il Ministero della Sanità libico mi ha consegnato il resoconto “Statistica delle vittime civili dei bombardamenti Nato contro la Libia (19 marzo 2011- 27 giugno 2011)”.

Prima di pubblicare i suoi dati, che saranno resi noti questa sera, sono stati confermati dalla Mezza Luna Rossa Libica e dai lavoratori della protezione civile nei dintorni dei bombardamenti e poi esaminati da ricercatori dell’Università Nasser di Tripoli.

Fino al 1 luglio 2011, le forze armate libiche non avevano fornito dati ufficiali sui caduti militari.

In sintesi, il documento del Ministero della Sanità informa che, nei primi 100 giorni di attacchi aerei Nato contro civili, si sono registrate 6.121 vittime fra morti e feriti. Le donne morte sono 260 e 1.318 quelle ferite. I bambini morti sono 141 e 641 quelli feriti. I feriti gravi (655) sono in ospedale, mentre 4.397 sono stati riconsegnati alle famiglie ed indirizzati a servizi ambulatoriali.

La Nato afferma che le residenze private, le scuole, i negozi, le fabbriche, i campi coltivati e i magazzini con i sacchi di farina, erano obiettivi militari legittimi, cosa a cui nessuno crede qui in Libia e fino ad ora la Nato non ha neppure spiegato come 15 civili, soprattutto bimbi con mamme e zie, siano stati polverizzati da 8 razzi nei pressi di Salman la scorsa settimana; erano obiettivi militari legittimi.

I 3.200 sobborghi di Tripoli, indipendentemente dalle Forze Armate Libiche, si preparano all’eventuale invasione delle forze Nato o di quelle che dalla Nato sono armate e coordinate, nelle prossime settimane.

Chi scrive ha potuto visitare alcuni di questi sobborghi nelle scorse due notti e continuerà a farlo. Come ho già avuto modo di segnalare, contrariamente a quanto diffuso da BBC, CNN e CBS, i sobborghi di Tripoli nelle notti fredde per la brezza marina, non sono “pericolosi per gli stranieri” né “sotto controllo di soldati o miliziani dal grilletto facile”. Questa versione é una cretinata. Statunitensi e altri stranieri sono i benvenuti e la loro presenza é apprezzata. I libici sono ansiosi di far conoscere il loro punto di vista: anzitutto non si tratta di proteggere Gheddafi, ma di proteggere la casa, la famiglia e il territorio dagli invasori stranieri. Una maggioranza appoggia la guida di Gheddafi perché questo è stato appreso col latte materno, ma per tutti é chiaro che si tratta di difendere prima di tutto la rivoluzione ed il loro paese. A chi osserva sembrano molto ben informati sui motivi che spingono la Nato a bombardare, senza riguardo per i civili; si tratta del petrolio e della riconfigurazione dell’Africa e del Medio Oriente.

Sedersi e conversare con le squadre di soccorso, è davvero un modo gradevole di conoscere il popolo libico e di vedere quanto sta accadendo qui. Certo è meglio essere seduti nel bar di un Hotel, dove la gente della stampa occidentale pontifica su ciò che è “vero” e “reale”. (..)

I sobborghi libici si preparano per un’invasione terrestre e per affrontare direttamente gli invasori con un piano che dovrebbe essere abbastanza famigliare per un generale vietnamita, come Giap o cinese come Lin Peio, cioè una massiccia difesa popolare. Organizzata casa per casa, strada per strada, un piano che assorbirà tutte le armi disponibili. I difensori non sono militari, anche se la maggior parte ha fatto il servizio militare di un anno dopo la scuola secondaria. Include donne e uomini dai 18 ai 65 anni. Accettati anche i più giovani o i più anziani. Sono organizzati in squadre di 5 persone. Chiunque abbia più di 18 anni può mettersi in contatto con la sua “base” più vicina. Siccome virtualmente conosce bene l’aerea, chi vorrà partecipare, riceverà un AK-47, un M-16 o un’altra arma leggera. In base alle sue capacità sarà inglobato e riceverà un documento di riconoscimento fotografico che indica le armi per cui è autorizzato all’uso. Se si tratta di una recluta inesperta, sarà addestrato in piccoli campi di fortuna. L’addestramento base per chi non ha esperienza di armi, comprese le donne, è di 45 giorni. Dopodiché la “ferma” dura 4 mesi. Chiunque si arruoli riceve un fucile (in genere un AK-47 “Klash” con 120 proiettili). Poi è tenuto a tornare entro una settimana, per avviare l’addestramento e per dimostrare che ha custodito le munizioni, ciascun proiettile costa circa un dollaro. Se sono assorbiti dall’organizzazione definitivamente, ne ricevono altre. Il loro servizio è di otto ore al giorno. Le donne tendono a lavorare di giorno, mentre i figli sono a scuola, ma ne ho viste anche in servizio la notte. La maggior parte svolge lavori regolari e spiegano, con orgoglio, che sono volontarie per il loro paese. Sembrano essere ammirate dai vicini.

Mi sono impegnato a non fornire informazioni su altre armi in loro possesso al di là delle trappole esplosive, fucili automatici e lanciagranate, che sembrano essere molto efficienti. Queste squadre per la difesa armata delle loro famiglie e delle loro case, mi hanno spiegato in che cosa consiste il loro lavoro principale. Quando avviene un bombardamento, rapidamente aiutano i residenti a lasciare l’edificio bombardato, coordinano il soccorso sanitario, aiutano le famiglie e rassicurano i bambini, prendono nota dei danni, forniscono alloggi temporanei e altro. Ogni punto di controllo si trasforma in un centro di vigilanza per la sicurezza della comunità. Fanno anche servizio di controllo stradale, controlli su auto e su chi vi si trova. Spesso si tratta di studenti noti nella zona e a volte sono gli stessi fermati che offrono frutta e the, in un’atmosfera sociale serena.

Giacché la Nato ha aumentato i bombardamenti, di questi punti di controllo serviti da civili ce ne sono una cinquantina lungo tutta la strada, dalla frontiera tunisina fino a Tripoli. Le squadre di notte osservano l’oscuramento; ognuno ha in dotazione una piccola torcia molto potente. Me ne hanno regalata una per ricordo e posso garantirne la qualità eccellente. Sono civili perché sono volontari, mentre poliziotti e poliziotte si sono uniti in massa ad un’unità dell’esercito, in una località segreta verso est.

Oltre ai problemi che la Nato ha in questa fase, se deciderà di invadere l’occidente libico, ne avrà molti altri.

* Fonte: http://www.counterpunch.org/lamb07012011.html

 traduzione a cura di Resistenze.org

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