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C’è del marcio in Gran Bretagna

Hanno esagerato, mettendo sotto controllo il cellulare della vittima di un omicidio e rubandone i messaggi, creando quindi l’impressione che fosse ancora viva. È stato questo a scatenare la ripulsa nazionale, gettando uno squarcio di luce sui politici e sul più alto grado della polizia nel paese. Perché David Cameron ha assunto un esperto giornalista di Murdoch come capo del suo ufficio stampa? Perché Scotland Yard ne ha assunto un altro dallo stesso gruppo?
È uno scandalo molto britannico, del tipo che erutta all’improvviso e diventa subito una preoccupazione nazionale. Sembra quasi che la psico-politica lo sottolinei: è una via di fuga per la maggior parte della gente che vive fuori dalla bolla di potere, soldi e celebrità, un sostituto per la rabbia che la gente prova per l’establishment politico del paese. Banchieri, baroni dei media, politici, giudici, e polizia: l’economia è un disastro, vige l’austerity, la Scozia traballa, ma se non altro possiamo interrogare Rupert Murdoch e suo figlio, e vederli umiliati in pubblico. E dopo? Qualcosa cambierà davvero?
L’impero Murdoch ha dominato la politica britannica dai tempi di Margaret Thatcher. Lei diede loro le televisioni via satellite e loro distrussero i sindacati della stampa, creando una cultura che glorificava le privatizzazioni, i dogmi del libero mercato, le guerre (tutti i quasi 300 giornali di Murdoch in ogni parte del mondo hanno supportato la guerra in Iraq) eccetera. Il populismo di destra scatenato dalla combinazione Thatcher-Murdoch ha neutralizzato l’ethos pubblico creato dopo la seconda guerra mondiale.
La sua influenza è stata così forte che altri giornali e televisioni (come la Bbc) hanno perso fiducia in se stessi e ne sono diventati pallide imitazioni, sempre a caccia di diffusione e rating. Un esempio per tutti: la musica classica, amata da molti senza distinzione di classe, credo o razza, da allora è stata considerata elitaria.
I primi ministri “di centro-sinistra” Tony Blair e Gordon Brown hanno continuato nell’adorazione del denaro e di Murdoch. Blair si è umiliato davanti al barone mediatico, Brown ha fatto lo stesso, i direttori dei giornali di Murdoch sono diventati ospiti fissi delle residenze ufficiali, le loro stesse feste private sono state regolarmente frequentate dai primi ministri e dal loro entourage. Giusto ieri Murdoch ha detto che lui e Gordon Brown si incontravano regolarmente, che le famiglie erano amiche. E David Cameron ha proseguito.
È stato un giornalista conservatore del Daily Telegraph a scrivere un corrusco ritratto di Cameron: «Non avrebbe mai dovuto ingaggiare Andy Coulson, il direttore del News of the World, come direttore della comunicazione. Non avrebbe mai dovuto frequentare Rupert Murdoch. E – l’errore peggiore di tutti – non avrebbe mai dovuto permettersi di diventare stretto amico di Rebekah Brooks, il capo esecutivo del gigante Media International, la cui disonorevole uscita dalla compagnia è solo questione di tempo. Stiamo parlando di un modello di comportamento, ma sarebbe meglio definirlo un insieme di azioni. Mr Cameron si è fatto attirare in un cotè sociale in cui nessun personaggio rispettabile, meno che mai un primo ministro britannico, si sarebbe fatto vedere neanche morto».
Nella gestione del partito, Cameron ha mostrato di essere autoritario e opportunista quanto Blair. Ma se la lava politica di questo vulcanico scandalo continuerà a scorrere, il primo ministro britannico, oggi ferito dalle rivelazioni, non avrà altra scelta che gettarsi sulla sua spada. Ma non siamo ancora a questo punto.
Nel frattempo il consenso trilaterale New Labour-LibDem-Conservatori all’interno del parlamento non romperà con il neoliberismo e i suoi dogmi, che stanno devastando molti paesi europei. Questo è il problema che non se ne andrà, a differenza dell’impero mediatico di Murdoch.
Da “il manifesto” del 20 luglio 2011
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Viola Caon
Murdoch-gate È il giorno delle scuse davanti alla commissione di Westminster. «Ma nessuno sapeva»
«Nessuna responsabilità»
«È il giorno più umiliante della mia vita». In un’aula del Parlamento inglese il fondatore di News Corp. schiva anche una torta faccia Il tycoon non molla: «Credo di essere il migliore a guidare l’azienda in un momento tanto difficile»

 

LONDRA
Se il figlio James è un fiume di parole e usa tecnicismi dialettici da manager, Rupert Murdoch risponde a monosillabi alle domande dei deputati della commissione Cultura. Sbatte la mano sul tavolo per scandire le proprie – poche – dichiarazioni, intervallate spesso da lunghi silenzi: è «il giorno più umiliante di tutta la mia» dice lentamente.
E in effetti gli arriva pure una torta addosso lanciata da un invasore, un comico anarchico in vena di provocazioni. Sulla spalla gli resta attaccata una traccia, sembra panna ma è schiuma da barba. Il lancio doveva colpirlo in faccia, ma è stato agilmente deviato da sua moglie Wendi Deng, seduta alle sue spalle, che riesce a mollare pure un ceffone al contestatore.
Fuori si è radunata la folla che non ha creduto a quel «We are sorry» in prima pagina sull’ultimo numero del News of the World. Ma padre e figlio ci riprovano: l’audizione a Westminster è l’occasione per porgere scuse vivissime in mondo visione, pur ribadendo che loro non hanno nessuna responsabilità diretta per lo scandalo delle intercettazioni illegali. «Siamo estremamente dispiaciuti», ha ribadito Murdoch jr. all’inizio del proprio interrogatorio, «faremo in modo che niente di simile possa accadere in futuro».
Parte l’incalzante giro di domande da parte dei deputati della commissione guidata dal conservatore John Whittingdale (che vanta un legame di amicizia con Les Hinton, l’ex capo di Dow Jones dimessosi pochi giorni fa). «Quando lo scandalo delle intercettazioni è venuto definitivamente a galla nel 2009, lei ha provato a investigare all’interno della sua azienda?», «No – ha risposto secco il fondatore di News Corp, per poi argomentare – non era compito mio. Abbiamo consegnato tutto il materiale alla polizia e loro avrebbero dovuto fare il loro lavoro».
Si fidava di Rebekah Brooks e si fida ancora. Ha deciso di chiudere News of the World non per salvare la sua pupilla, ma perché «ci vergognavamo», e comunque: «Ho 53 mila dipendenti e delego a altri la gestione degli affari correnti. Non è una scusa ma una giustificazione». Dunque nessuna responsabilità, in fondo «News of the World era solo l’1% di News Corp».
Anche sotto la morsa stringente del deputato laburista Tom Watson, che ha di recente chiesto un’indagine da parte del Sfo (Serious Fraud Office), Murdoch senior ha detto chiaramente: «Non sono io il responsabile delle intercettazioni ai danni dei familiari di Milly Dowler. I responsabili sono piuttosto persone di cui io mi sono fidato e, eventualmente, le persone di cui loro si sono fidate a loro volta».
«Non c’era nessuna prova concreta che ci spingesse ad indagare nel 2008 e nel 2009 – attacca il rampollo, terzogenito della dinastia – atti gravi sono emersi nei processi civili del 2010». Sul caso della minorenne Milly Dowler, rapita e trovata morta nel 2002, il cui cellulare era stato messo sotto controllo da alcuni membri del suo staff, si difende: «Ho saputo di Milly Dowler otto giorni fa, quando lo scandalo è esploso. Sono rimasto sconvolto, scioccato e mortificato». Di ammissione solo una: «Non conosco i dettagli del caso di Glenn Mulcaire (l’investigatore assoldato dal tabloid e arrestato, ndr), ma so che alcune spese legali sono state pagate dall’azienda».
L’anziano Rupert fa un breve cenno a Berlusconi – «un concorrente difficile in Italia» – per dare conto dell’entità e della tenuta del suo impero di cui non intende abbandonare il comando: «Credo di essere il migliore a guidare l’azienda in un momento tanto difficile». Sul futuro di News of the World ha però smentito ogni piano di rinascita, non si prevede un nuovo domenicale all’orizzonte: «L’idea è circolata per un po’, ma sia io che mio figlio abbiamo deciso che al momento la priorità è raddrizzare l’azienda e rimetterla sui binari giusti».
Sui suoi rapporti con il premier David Cameron Murdoch ha raccontato di «essere entrato dalla porta del retro» quando si recò a Downing Street per incontrarlo dopo le ultime elezioni e comunque, ha precisato: «Non detto la linea politica ai miei giornali».
Scuse pubbliche arrivano anche da Rebekah Brooks, l’ex amministratore delegato di News International (il ramo britannico della ditta di famiglia), al momento fuori di prigione su cauzione dopo l’arresto di domenica scorsa. Che si difende: «Non ho mai pagato un poliziotto nel corso della mia carriera». Anche lei ha confermato la versione di James Murdoch: i vertici di News Corporation e di News International sarebbero venuti a conoscenza delle pratiche illecite soltanto alla fine del 2010. «Abbiamo appreso quanto stesse accadendo quando i documenti del caso Sienna Miller sono stati sottoposti alla nostra attenzione. Dopodiché abbiamo agito rapidamente», ha spiegato all’aula. E poi, dà una lezione di media al mondo, «assumere investigatori privati per ottenere informazioni era pratica comune nei tabloid» anche a Fleet Street.
In mattinata a essere ascoltato in Parlamento, anche l’ex numero uno di Scotland Yard Paul Stephenson che si è dimesso domenica travolto dallo scandalo: «Non ho mai inteso dire che non ci si possa fidare del primo ministro» ha precisato. Quando tre giorni fa aveva fatto riferimento a Neil Wallis (ex di News of the World da lui assunto part time come consulente media della polizia) accostando il caso a quello di Andy Coulson (un altro ex poi diventato portavoce portavoce di Downing Street) Cameron in effetti non l’aveva presa bene. E ieri il commissario ha aggiustato il tiro. Sul suo discusso rapporto con Wallis, oggi agli arresti, si è scusato, ma non «per la vacanza che mi ha offerto in un centro benessere di lusso».
Dall’Africa, il primo ministro David Cameron, che si sta affrettando a tornare in Inghilterra per l’urgente dibattito di oggi in Parlamento, ha assicurato che verrà fatta totale chiarezza – «Andremo a fondo dello scandalo delle intercettazioni» – e ha garantito che la vicenda non distrarrà il governo dalle sue priorità.
REBEKAH BROOKS «Per quanto riguarda Cameron ci siamo incontrati circa 26 volte, non sono stata a Downing Street da quando è primo ministro. Ci sono stata quando c’erano Blair e Gordon Brown. Per quanto riguarda quest’ultimo, sono stata forse sei volte all’anno lì. E con Tony Blair lo stesso numero di volte, forse negli ultimi anni un po’ più spesso», ha dichiarato. I rapporti tra News International e politica saranno oggi al centro del dibattito di Cameron in Parlamento.
JAMES MURDOCH Il figlio del magnate Rupert tenta di rubare la scena al padre: difende la condotta dell’azienda di famiglia, nega di aver avuto informazioni sulle intercettazioni illegali e «non vi è alcuna prova – ha dichiarato – che Rebekah Brooks, Les Hinton o altri dirigenti di News International ne fossero al corrente». Ma ammette che News Corporation ha pagato alcune delle spese legali di Glen Mulcaire, il detective condannato nel 2007 per aver spiato illegalmente la famiglia reale.
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La rete degli sciacalli
Dimessi, arrestati, morti. Un terremoto che rischia di coinvolgere il primo ministro

 

Clive Goodman. Ex giornalista del News of the World per il quale seguiva la famiglia reale britannica è stato il primo reporter della News Corp. rimasto coinvolto nello scandalo, nel 2006, quando è venuto a galla che aveva assoldato un investigatore privato che aveva il compito di intercettare i telefoni degli assistenti dei reali. Goodman è stato arrestato per queste intercettazioni e quindi licenziato da News of the World, i cui direttori sostennero di essere scioccati dalle attività del loro reporter.
Quando Goodman ha intentato una causa per licenziamento illegittimo nei confronti dei suoi editori, sostenendo di aver agito con il loro benestare, News International gli ha pagato una cifra mai rivelata per patteggiare, nei fatti comprando il suo silenzio.
Glenn Mulcaire. L’investigatore privato ingaggiato da Goodman per intercettare la casella vocale di un assistente del principe William. Anche Mulcaire è stato condannato nel 2006 a diversi mesi di prigione. Mulcaire ha interrotto il suo silenzio all’inizio di luglio per scusarsi con le persone che aveva ferito con la sua attività di intercettazione.
Poliziotti, al momento anonimi, che avrebbero dato informazioni agli uomini di Murdoch in cambio di mazzette. Se un poliziotto rilascia informazioni (per esempio, su dove si trova una persona, attraverso il suo accesso al sistema Gps che mappa i telefonini cellulari) come pare sia avvenuto per conto dei giornalisti di News International, allora siamo di fronte a un villano particolarmente viscido.
Neil Wallis. Ex direttore di News of the World assunto come consulente alle pubbliche relazioni da Scotland Yard; amico del super poliziotto Paul Stephenson. È stato anche consulente di pubbliche relazioni per la società Champney che ha fornito a Stephenson servizi gratuiti del valore di 18,000 dollari. Nel 2009, Wallis suggerì al terzo uomo di Scotland Yard, John Yates, di non proseguire con l’inchiesta sulle intercettazioni di News of the World. Wallis informava i suoi ex colleghi a News of the World sullo stato dell’inchiesta sulle loro attività. È stato arrestato il 14 luglio scorso.
Paul Stephenson. Fino a questa settimana Commissario della Metropolitan Police Authority, o Scotland Yard (dal 2009). Si è dimesso sabato 17 luglio dopo le domande sull’assunzione dell’ex direttore di News of the World Neil Wallis come consulente per le pubbliche relazioni di Scotland Yard.
John Yates. Fino a questa settimana è stato vice commissario della Metropolitan Police Authority: si è dimesso il 18 luglio per aver limitato a un solo giornalista l’inchiesta sulle intercettazioni di News of the World, anche se si riteneva che molti altri reporter fossero coinvolti nello scandalo.
Rebekah Brooks. Ex presidente di News International; ex direttore del News of the World e del Sun. Si è dimessa dalla sua posizione a News International il 15 luglio. Era la direttrice di News of the World quando il giornale ha intercettato la casella vocale della tredicenne Milly Dowler, una studentessa di Londra scomparsa nel 2002. La ragazza è stata ritrovata assassinata. L’ex primo ministro Gordon Brown ha sostenuto che, quando Brooks dirigeva il Sun, il giornale utilizzava mezzi molto poco ortodossi per carpire informazioni confidenziali sulla salute dei suoi figli malati. Brooks è stata arrestata domenica scorsa, ma non è accusata di alcun reato specifico.
Les Hinton. Ex presidente esecutivo del News International fino a quando Murdoch lo ha trasferito a New York nel 2007 per gestire l’operazione Dow Jones. Si è dimesso da News Corp. il 15 luglio dopo una carriera lunga 52 anni nella società. Ha già testimoniato due volte sullo scandalo intercettazioni davanti a una commissione parlamentare, ha detto che lo scandalo riguardava l’attività di un solo giornalista, Clive Goodman. Il Guardian ha rivelato la settimana scorsa che Hinton, quando era a News International, aveva accesso a note su un’inchiesta del 2007 che rivelavano che le attività di intercettazione telefonica erano molto diffuse tra lo staff di News of the World.
Andy Coulson. Ha presieduto News of the World fino al 2009, quando le intercettazioni telefoniche erano al loro massimo e riguardavano vip così come familiari delle vittime delle bombe sulla metropolitana londinese. Nel 2009, Coulson si dimette da News of the World, quando lo scandalo riscoppia e viene assunto dal partito conservatore durante il tentativo riuscito di David Cameron di rimpiazzare l’allora premier Gordon Brown del Labour Party. Coulson si dimette nel 2010, quando lo scandalo riemerge. Fino a quel momento Coulson aveva sempre negato di essere a conoscenza delle attività di intercettazione che avvenivano nel giornale ma un ex giornalista del News of the World, Sean Hoare, dichiara al New York Times di aver condiviso i messaggi intercettati che aveva registrato, Coulson. Hoare è stato trovato morto nella sua casa, l’altro ieri. Coulson è stato arrestato l’8 luglio.
David Cameron. Primo ministro e leader del partito conservatore. Contro il suggerimento del suo vice Nick Clegg, Cameron ha assunto Andy Coulson come suo portavoce dopo le elezioni. Cameron ha continuato a incontrare Coulson anche dopo che si era dimesso. Il premier ha anche una stretta relazione con Rebekah Brooks.
James Murdoch. Figlio del presidente di News Corp e suo vice. Ha autorizzato risarcimenti milionari in contanti a molte vittime delle intercettazioni telefoniche dei suoi giornalisti in cambio del loro silenzio. Il pagamento più consistente è quello a Gordon Taylor, capo della associazione internazionale calciatori.
Rupert Murdoch. Presidente e direttore esecutivo della News Corporation. Gestisce la sua compagnia come una dinastia personale, usa proprietà di News Corp. per portare avanti la sua agenda politica disegnata non per il beneficio dei lettori o azionisti, quanto piuttosto per il consolidamento del suo potere personale e di quello della sua famiglia.
tratto da Alternet
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News International «impedì deliberatamente» la prima inchiesta sullo scandalo delle intercettazioni secondo un rapporto di membri del parlamento sul tabloid-gate di cui dà notizia il Daily Telegraph. Il rapporto della Commissione Interni dei Comuni accusa anche Scotland Yard di un «catalogo di errori» commessi durante l’inchiesta e suggerisce che le potenziali vittime dello scandalo potrebbero arrivare a 12.800 tra persone direttamente intercettate o indirettamente colpite.

 

Mentre il premier David Cameron si presenta oggi ai Comuni per render conto dei suoi rapporti con il gruppo Murdoch, la sua popolarità tra gli elettori britannici tocca il minimo da quando si Š insediato lo scorso maggio. Due terzi dei cittadini sono insoddisfatti di come il governo manda avanti il paese, mentre il 53% proietta le proprie insoddisfazioni proprio su Cameron. Solo il 38% è contento del lavoro che sta facendo il primo ministro, secondo un sondaggio Reuters/Ipsos MORI. Il tabloid-gate pesa sul giudizio che i britannici danno di Cameron: per un elettore su due il primo ministro, che fino a gennaio ha avuto l’ex direttore di News of the World Andy Coulson come portavoce, ha gestito male lo scandalo.

 

E anche l’Australia molla il suo magnate.Rupert Murdoch dovrà rispondere a domande «molto difficile»- Lo ha dichiarato il primo ministro australiano Julia Gillard, mentre sale la pressione in Australia per chiedere un’inchiesta in seguito allo scandalo delle intercettazioni telefoniche scoppiato in Gran Bretagna. Julia Gillard non ha voluto commentare le dichiarazioni di Murdoch rese ieri davanti alla commissione cultura della camera dei comuni a Londra, ma ha sottolineato che gli Australiani sono «turbatì dagli eventi che stanno accadendo in Gran Bretagna.

 

 

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