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Libia. Va in crisi il “governo” di Bengasi

Mustafa Abdel Jalil, presidente del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) dei ribelli libici, ha sciolto il suo ‘governo’. Lo hanno annunciato oggi all’Afp due portavoce del movimento ribelle. ”Il presidente del Cnt ha sospeso l’ufficio esecutivo”, ha detto Mohammed el Kish. ”Abdel Jalil ha mandato a casa l’esecutivo”, ha confermato un altro portavoce degli insorti, Shamsiddin Abdulmolah. Mahmud Jibril, premier del governo del Consiglio nazionale transitorio (Cnt) sospeso ieri dal presidente Mustafa Abdel Jalil, potrebbe rientrare già oggi in Libia per avviare le consultazioni per un rimpasto dell’esecutivo. Lo dicono all’ANSA fonti bene informate a Bengasi. “La decisione di sospendere il governo presa da Jalil è un tentativo di compromesso tra chi vuole una inchiesta sull’uccisione del generale Younes e chi vuole che ‘cadano teste’, spiega una fonte.

La notizia è decisamente un doccia fredda visto che il CNT, Il Consiglio di transizione libico, aveva reso noto ieri un memorandum per definire la strutturazione della Libia dopo la caduta del colonnello Gheddafi.

Un documento di circa 70 pagine redatto dai ribelli per organizzare quella che sarà la nuova Libia. Quel che appare ad una prima lettura è che le infrastrutture nazionali resteranno sostanzialmente invariate. Una scelta di continuità volta a preservare il paese dal caos post-bellico ed evitare che si producano situazioni come quelle dell’Irak del dopo-Saddam.
Il 70% degli attuali membri dell’élite politica, economica e militare del paese verrà integrata nel nuovo governo. Secondo il Consiglio di transizione sono diverse centinaia i responsabili governativi che hanno già lasciato le fila di Tripoli per passare dalla parte degli insorti. Persone che potrebbero costituire il fulcro della nuova gestione della Libia.
Almeno 15mila soldati saranno impiegati per garantire la sicurezza del paese e diverse migliaia di poliziotti saranno incaricati di proteggere il nuovo governo provvisorio.
Nelle note non viene precisato cosa accadrà a Gheddafi se dopo la sua caduta sarà catturato ancora vivo: il carcere, un processo, una condanna all’ergastolo, la pena capitale oppure l’esilio? La situazione sembra essere ancora in corso di dibattimento.
Gli insorti riconoscono quanto sia difficile scalzare il colonnello dal potere. Gheddafi sembra invincibile e resta saldo a capo del regime, con un notevole numero di sostenitori e forte di una milizia che resiste agli attacchi delle truppe ribelli e dei raid della Nato.
Il Consiglio di transizione fa comunque affidamento sulle divisioni interne al regime, nella certezza che prima o poi verrà tradito da qualche personaggio influente e mancherà dell’appoggio che oggi lo mantiene in carica.
“Il memorandum è una prima bozza di misure – ha precisato Aref Ali Nayed, responsabile della cellula di pianificazione del CNT – Lo abbiamo voluto divulgare per far sapere al popolo che stiamo lavorando per il futuro della Libia. Alcune informazioni sono per contro tenute segrete, alfine di non compromettere le operazioni in corso.”

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