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Cresce la tensione tra Turchia e Israele

Le prime pagine dei giornali turchi rilanciano le dichiarazioni del premier Recep Tayyip Erdogan che alzano il livello di tensione con Israele: l’autorizzazione data a navi da guerra turche di scortare convogli di aiuti umanitari turchi a Gaza. «Navi da guerra turche – ha detto ieri Erdogan alla tv satellitare Al Jazira – sono autorizzate a proteggere le nostre navi che portano aiuti umanitari a Gaza». «D’ora in poi – ha detto ancora il premier secondo quanto riferiscono i media – non lasceremo che queste navi vengano attaccate da Israele come avvenne con la Freedom Flottilla». Il riferimento è al convoglio umanitario vittima del sanguinoso raid israeliano dell’anno scorso che ha causato una crisi diplomatica, con sospensione di accordi militari, fra Turchia e Israele.

Israele è «ingrato» ed è un «fardello» per i suoi alleati. Un nuovo duro attacco è arrivato anche dal presidente turco Abdullah Gul, citato dal quotidiano Hurriyet. Gul ha accusato Israele di essersi detto pronto a scusarsi quattro volte per l’attacco del 2010 alla nave di attivisti Mavi Marmara, ma di essersi alla fine sempre rifiutato di farlo. Secondo Gul, Israele dovrebbe lavorare per una «pace onorevole» con i suoi vicini arabi e smettere di agire come se il mondo, compresa la Turchia, gli fosse debitore.

Il quotidiano turco Sabah rivela che nei prossimi mesi la Turchia potrebbe avviare l’esplorazione dei fondali del Mediterraneo Orientale, in concomitanza con un piano di esplorazione congiunta di Israele e Cipro sud, altro Paese con cui Ankara è in pessimi rapporti e che non riconosce dai tempi dell’invasione turca dell’isola nel 1974. Se questa intuizione è giusta, si capiscono meglio almeno due cose: la prima è che tutta l’escalation israeliana contro le Freedom Flotilla 1 e 2 era in realtà funzionale ad estendere di fatto le miglia marine che Israele ritiene di dover porre sotto il proprio controllo nel Mediterraneo Orientale, incluse le zone marine in cui sono stati scoperti i giacimenti off shore di gas, tra queste vi è anche il mare di fronte alla Striscia di Gaza; la seconda è che gli interessi strategici di Turchia e Israele stanno andando in rotta di collisione non solo sugli assetti geopolitici del Medio Oriente ma anche sullo sfruttamento delle risorse energetiche nel Mediterraneo. La decisione di Ankara di rafforzare la flotta militare che pattuglie il Mediterraneo Orientale indica che questo sarà uno dei problemi più seri che si vanno delineando nell’area. Con un problema in più per Israele: la Turchia è una potenza militare piuttosto moderna ed è un membro della Nato.

Il quotidiano israeliano Yediot Ahronot rivela oggi che il ministro degli esteri di Israele, Lieberman avrebbe in mente di coordinare a Washington in funzione anti-turca le attività della lobby filoisraeliana con quelle della influente lobby filoarmena. In particolare dovrebbero ricevere impulso gli sforzi per il riconoscimento internazionale del genocidio del popolo armeno (1915-18). Lieberman, aggiunge il giornale, progetta anche di incontrare in Europa dirigenti dei gruppi militanti curdi. Destano intanto dure reazioni in Israele le minacce di Erdogan di inviare navi da guerra turche a protezione di flottiglie umanitarie dirette a Gaza. Il ministro per le questioni strategiche Dan Meridor (Likud) ha rilevato che il Rapporto Palmer delle Nazioni Unite sull’abbordaggio della nave turca Marmara (maggio 2010) ha stabilito che il blocco navale israeliano è legittimo. «La Turchia non può mettersi al di sopra del diritto internazionale», ha concluso.

Ma la tensione tra Turchia e Israele si ripercuote anche in Egitto alla vigilia della prima visita delpremier Erodgan al Cairo. La marina militare egiziana infatti ha fermato due giorni fa uno yacht con diversi israeliani a bordo e lo ha rilasciato stamane, dopo lunghe ispezioni e dopo un intervento del ministero degli esteri israeliano. Lo riferisce la televisione israeliana Canale 2. A quanto risulta l’incidente è avvenuto in prossimità dell’ isola di Tiran, dove lo yacht – proveniente da Eilat – intendeva portare alcune guardie israeliane, specializzate nella protezione di navi che attraversano i mari dell’Africa orientale infestati da pirati. Nell’isola di Tiran le guardie progettavano di salire a bordo di una nave commerciale diretta verso l’Africa. Ma la marina militare ha intercettato lo yacht e ha costretto i passeggeri a raggiungere la vicina Sharm el-Sheikh, dove è stata avviata una indagine. Alla luce della delicatezza dei rapporti fra Israele ed Egitto, la questione è rimasta sotto totale silenzio fino alla mattinata di oggi, quando il capitano dello yacht ha annunciato che stava rientrando al porto di Eilat (Mar Rosso).

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