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Palestina “un seggio all’Onu”

In un discorso in tv Abu Mazen annuncia: venerdì prossimo chiederemo all’Onu lo status di paese membro
Anp: «Vogliamo riconoscimento pieno»
GERUSALEMME

A questo punto Abu Mazen non può tornare indietro. Ieri il presidente palestinese, con un discorso trasmesso in diretta televisiva, ha confermato che la settimana prossima presenterà alle Nazioni Unite una domanda di adesione piena di uno Stato palestinese, sui confini del 1967 e con Gerusalemme Est come capitale.
Se il presidente dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) e dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) cedesse all’ultimo momento alle pressioni americane e di quella parte di Europa, con l’Italia in testa, che nega il diritto del suo popolo alla libertà e all’indipendenza, il suo destino politico e quello dell’Anp sarebbe segnato. Può e deve andare avanti, precisando però che tipo di Stato di Palestina sta costruendo, se un’entità davvero sovrana o uno staterello senza alcun potere reale che finirebbe per legittimare l’apartheid che sta emergendo nei Territori occupati.
Il premier israeliano Netanyahu al contrario ha ben chiare le idee. Quando venerdì prossimo prenderà la parola al Palazzo di Vetro, Netanyahu, dirà che è disposto ad accettare un innalzamento dello status dell’Anp all’Onu ma non il riconoscimento di uno Stato palestinese.
«Ci rivolgeremo al Consiglio di sicurezza» ha detto Abu Mazen rivolgendosi ai dirigenti dell’Anp e del suo partito, Fatah. «Dopo il mio discorso (all’Assemblea generale, venerdì prossimo 23 settembre ndr), presenterò una domanda di adesione al segretario generale affinché la trasmetta al presidente del Consiglio di sicurezza». «Quanto alle altre opzioni – ha aggiunto – decideremo al momento opportuno».
Il presidente dell’Anp ha poi parlato indirettamente al movimento islamico Hamas che dal 2007 controlla Gaza sottolineando l’importanza della «unità nazionale e affermando che l’Anp «continuerà il processo di riconciliazione interpalestinese». Mai con in questo momento tutti palestinesi chiedono a Fatah e Hamas di agire soltanto nell’interesse del popolo. «Vogliamo delegittimare l’occupazione, non lo Stato di Israele, negozieremo da Stato a Stato», ha proseguito Abu Mazen per negare le accuse del governo Netanyahu di voler provocare una escalation di scontri e violenze nei Territori Occupati. E invece la violenza continua ad arrivare dalla parte che più di ogni altra trema di fronte all’idea della nascita di uno Stato palestinese sovrano, pienamente riconosciuto. Anche ieri un gruppo di coloni israeliani, ufficialmente in «gita», si sono scontrati con gli abitanti di un villaggio palestinese non lontano da Nablus. Un settler è rimasto ferito, un palestinese è stato colpito gravemente con un’arma da fuoco e secondo alcune fonti sarebbe morto in ospedale.
Dalla Casa Bianca intanto continuano ad arrivare avvertimenti all’Anp. Per un Barack Obama debole e appiattito sulle posizioni di Israele, il passo palestinese all’Onu rappresenta solo un «diversivo» che non risolverebbe il problema del conflitto in Medio Oriente. «Il nostro intento è quello di aiutare i palestinesi a raggiungere il loro obiettivo a lungo termine e il solo modo in cui raggiungeranno il loro obiettivo è attraverso negoziati diretti con gli israeliani», ha dichiarato il portavoce della presidenza americana, Jay Carney. Ma alle favole degli americani non crede più neppure l’accomodante Abu Mazen.

da “ilmanifesto” del 17 settembre 2011

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