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Libia. A Sirte assediata si muore per mancanza di rifornimenti

I feriti nella città assediata di Sirte stanno morendo sui tavoli operatori perché è finito il carburante per il generatore dell’ospedale. Lo hanno riferito ieri all’agenzia Reuters degli operatori sanitari in fuga dalla città. A Sirte nonostante la tregua di due giorni, dichiarata dal Consiglio Nazionale Transitorio per consentire ai civili di abbandonare la città prima dell’assalto finale, non si sono mai interrotti gli scambi di artiglieria fra i due fronti, con la Nato sempre attiva con le sue incursioni sulla città. I combattimenti stanno impedendo a feriti e malati di raggiungere gli ospedali cittadini, ha denunciato la Croce Rossa Internazionale, che è riuscita ad entrare a Sirte e a consegnare kit per curare duecento persone ricoverate nella principale struttura sanitaria, riferisce Euronews. “Mancano i dottori, le strumentazioni mediche, sta finendo l’ossigeno e anche le riserve d’acqua sono state colpite. L’ospedale è in sofferenza e così i dottori”, ha dichiarato Dibeh Fakhr, portavoce della Croce Rossa Internazionale. Su 70mila abitanti solo circa 10mila sono riusciti a fuggire da Sirte. La città una delle due roccaforti delle forze leali a Gheddafi che ancora stanno resistendo ai golpisti del Cnt. I combattimenti sono entrati nella terza settimana e i civili sono coinvolti in una crisi umanitaria sempre peggiore, peggiorata dai bombardamenti della Nato che in questa occasione non ritiene di dover adempiere alla risoluzione dell’Onu che prevedeva “la protezione dei civili”.

La Nato intanto si dice molto preoccupata dalla scomparsa in Libia di circa 10.000 missili terra-aria che potrebbero essere finiti in mani sbagliate. Ne avrebbe parlato in una riunione segreta con alcuni parlamentari tedeschi il presidente del Comitato militare Nato, amm. Giampaolo Di Paola, citato dal settimanale Der Spiegel. I missili, ha detto, sono “una seria minaccia per l’aviazione civile” e potrebbero essere contrabbandati in altri Paesi e finire in mani sbagliate, “dal Kenya all’Afghanistan”.

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