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Palestina. Hamas sulla difensiva per la mancata scarcerazione di Barghouti e Saadat

Gerusalemme, 13 ottobre 2011, Nena News – Avverrà martedì 18 o mercoledì 19 lo scambio tra il caporale israeliano Ghilad Shalit e il primo scaglione di detenuti politici palestinesi previsto dall’accordo raggiunto due giorni fa da Israele e Hamas. Lo dicono fonti israeliane. Ma dopo i festeggiamenti in Cisgiordania e Gaza per il prossimo ritorno a casa di mille detenuti (una quarantina di questi però sono destinati all’esilio), ora cominciano le polemiche per la mancata inclusione nella lista di prigionieri da liberare di Marwan Barghouti e Ahmed Saadat, rispettivamente il segretario in Cisgiordania del partito Fatah e il segretario generale del Fronte popolare per la liberazione della Palestina.

Da parte di Fatah si sostiene che Hamas abbia, per puro calcolo politico, deciso accettare un accordo minimo con Israele rinunciando ad insistere sulla liberazione di Marwan Barghouti, il più stimato e popolare dei dirigenti del partito guidato dal presidente dell’Anp Abu Mazen. Il Fronte popolare non commenta in pubblico ma nei suoi ranghi regano delusione e malumore per la mancata scarcerazione di Saadat. Hamas respinge le accuse. L’agenzia di stampa palestinese “Maan” sostiene che la lista dei detenuti che Israele si è impegnato a scarcerare in cambio di Shalit avrebbe compreso fino a poche ore dalla firma anche i nomi di Barghouti e Saadat. All’ultimo momento però i negoziatori israeliani li avrebbero cancellati e Hamas pur di non far saltare l’accordo ha deciso ugualmente di firmarlo.

Qualcuno però nota che questa improvvisa scelta «pragmatica» di Hamas è avvenuta sui nomi di leader di altre fazioni. Altri aggiungono che la lista dei detenuti che verranno scarcerati è stata resa nota dal movimento islamico solo dopo l’annuncio dell’accordo raggiunto con Israele, una mossa, dicono, volta proprio a prevenire le polemiche per la mancata liberazione di detenuti politici di primo piano. Non è sfuggito peraltro il fatto che Hamas abbia rinunciato anche alla scarcezione di alcuni dei suoi capi militari e accettato l’esilio per decine di detenuti  imposto da Netanyahu. Da parte loro i leader del movimento islamico spiegano di non aver diffuso la lista dei detenuti in anticipo soltanto per «ragioni tecniche». Nena News

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