Menu

Il Cnt alla Nato: «Restate ancora»

Martedì c’era stata l’anticipazione di Ali Thourani, «ministro del petrolio e delle finanze» (e dico poco) della «nuova Libia» e uno dei candidati forti al ruolo di primo ministro del prossimo governo provvisorio (al posto del malamato Mahmoud Jibril), che aveva chiesto la proroga di «almeno un mese». Ieri da Doha, nel Qatar (il vero quartier generale dell’Operazione Libia), c’è stata l’ufficializzazione, per bocca del «presidente» Mustafa Abdul Jalil, della richiesta del Cnt: «Ora che abbiamo ottenuto la vittoria, il popolo libico si augura che la Nato continui la sua campagna almeno fino alla fine dell’anno per aiutare noi e i paesi vicini». Notare quell’ «almeno»; notare la richiesta rivolta non all’Onu ma alla Nato, la giustiziera di Gheddafi; notare l’accenno all’utilità della sua presenza prolungata non solo per la «nuova Libia», che in tutta evidenza è ancora terrorizzata dai fantasmi gheddafiani, ma anche «per i paesi vicini». A conferma che la «liberazione della Libia» è davvero quel «modello degli interventi del XXI secolo» annunciato da Obama per difendere i diritti umani e sbarazzarsi dei satrapi caduti in disgrazia (modello quasi perfetto: a scannarsi sul terreno gli ascari delle diverse «primavere arabe», «i buoni» – noi – a sganciare missili, bombe e droni al sicuro da 10 mila metri d’altezza e dai centri di comando high-tech del Nevada o della Florida). Obama – quello che ha pronunciato l’indecente discorso all’Onu contro la richiesta di riconoscimento dello Stato di Palestina – l’ha ribadito anche ieri: la fine di Gheddafi non è stata il massimo, ma la sua morte «manda un forte messaggio a tutti i dittatori del mondo».
Il Cnt, ora che ha vinto, ha il terrore di rimanere solo, nonostante a vincere la guerra sia stata la Nato. E non solo il Cnt: anche le petro-monarchie del Golfo hanno il terrore che l’ondata della primavera araba (che non è quella della Libia e che in Libia, anzi, sono riusciti a femare) arrivi fino al Qatar, al Bahrein, agli Emirati e, alla fine, fino all’Arabia saudita. Il ruolo del Qatar (e della sua troppo elogiata tv al Jazeera) nella vicenda libica è noto, e ieri Abdul Jalil ha voluto rendere di persona il doveroso omaggio al «partner essenziale in tutte le battaglie che abbiamo condotto». Ma sempre ieri, nella riunione a Doha dei capi di stati maggiore dei paesi che hanno partecipato all’operazione, il capo delle forze armate qatariote, generale Hamad bel Ali al Attiya, ha voluto precisare le cose ricordando che le truppe del Qatar «sul terreno» (espressamente probite dalle risoluzioni Onu) durante i 7-8 mesi di guerra sono state (e probabilmente sono ancora) «centinaia» e in «ogni regione del paese» (lo sapevano tutti ma questa è l’ufficializzazione), e rivendicando poi per il Qatar la guida dell’eventuale prolungamento della cordata Nato – magari truccata da cordata Onu – se il grido di dolore del Cnt verrà raccolto.
La Nato è in imbarazzo. Con il linciaggio di Gheddafi (giovedì scorso) e la proclamazione della «liberazione» del paese (domenica scorsa), ha annunciato il «missione compita» e il rompete le righe per il 31 ottobre. Ma adesso? La riunione prevista per ieri a Bruxelles è stata rinviata a domani. L’ipotesi più probabile sembrerebbe un cambio di uniforme: da quella Nato a quella Onu. Ma al Palazzo di vetro tira un’aria un po’ tesa. Il capo della missione Onu in Libia, Ian Martin ha qualche perplessità sulla fine riservata a Muammar e Mutassim Gheddafi, sulla selvaggia punizione collettiva inferta alla «gheddafiana» Sirte, sugli abusi, eccidi e violenze ai danni degli ex lealisti che continuano a venire fuori con cadenza ormai quotidiana. Dopo Amnesty e Human Rights Watch, ieri è stata al Croce rossa a rivelare di aver scoperto a Sirte i cadaveri di 267 persone che ritiene siano state «sommariamente giustiziate» dagli insorti.

 

da “il manifesto” del 27 ottobre 2011

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *