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Grecia. La mobilitazione popolare non conosce soste

In quello che i greci conoscono come ‘Giorno del No’ – il 28 ottobre 1940 l’allora primo ministro greco Metaxas rifiutò di lasciar entrare in Grecia le truppe di Mussolini – decine di migliaia di persone sono scese in piazza nelle principali città del paese per protestare contro le durissime misure adottate dal governo di Papandreou, sotto dettatura dell’Unione Europea, lo scorso 20 ottobre.
I manifestanti hanno di fatto costretto le autorità militari e civili del paese ad abbandonare le tradizionali parate organizzate per la ricorrenza. La vittima più illustre della contestazione è stato il Presidente della Repubblica Karolos Papoulias, che stava partecipando a una commemorazione a Salonicco, stato costretto a lasciare il luogo della cerimonia dopo che i manifestanti hanno interrotto il corso della parata subissando le autorità di fischi e slogan. Migliaia di dimostranti hanno bloccato il percorso della parata, lanciando anche bottigliette d’acqua e uova contro gli agenti.
“Mi dispiace. Dovrebbero vergognarsi. Non voglio andarmene, ma alcuni hanno davvero voglia che questo evento sia annullato”, ha dichiarato indispettito alla stampa l’82enne Papoulias che ha riproposto la ormai trita e poco credibile metafora del ‘siamo tutti sulla stessa barca’. “Dobbiamo stringerci i gomiti, superare questa crisi e pulire la nostra casa per lasciarla in buono stato ai nostri figli” ha affermato il Presidente ellenico alludendo all’accordo di annullamento della metà del debito privato greco concluso all’alba a Bruxelles in cambio di nuovi sacrifici imposti ai lavoratori e ai giovani greci.
Anche ad Atene una parata di studenti, una tradizione ogni 28 ottobre, è sfociata in piazza Syntagma in un corpo a corpo con le forze dell’ordine a pochi passi dal Parlamento. Alla protesta hanno partecipato anche alcuni musicisti dell’orchestra comunale che, in segno di lutto per la morte della democrazia, avevano decorato i loro strumenti con nastri neri. Molti dei partecipanti alla sfilata, passando davanti al palco delle autorità hanno girato la testa dalla parte opposta per non salutare il ministro della Pubblica Istruzione, la socialista Anna Diamantopoulou, inviata dal governo.
Nel paese gli effetti delle misure e dei tagli imposti dall’Unione Europea e realizzati dal governo socialista sono sempre più gravi, i dati diffusi nelle ultime ore parlano chiaro. Uno studio appena condotto dalla Confederazione ellenica dei professionisti, artigiani e commercianti (Gsevee) prevede che almeno 183.000 tra imprese e attività commerciali chiuderanno entro la prossima estate, con una perdita di almeno 250.000 posti di lavoro, che si aggiungeranno così ai circa 100 – 150 mila posti di lavoro tagliati dal governo nella pubblica amministrazione. Secondo le stesse stime, i posti di lavoro che andranno perduti tra lo scorso luglio e il luglio dell’anno prossimo saranno 305.000, a fronte dei 300.000 già persi tra il luglio 2010 ed il luglio del 2011. Una cifra enorme se si pensa che la Grecia ha solo 11 milioni di abitanti.
Non stupisce quindi che anche il fenomeno della fame si stia manifestando sempre più spesso nelle sempre più numerose famiglie greche che vivono al di sotto della soglia di povertà. A lanciare l’allarme e’ la succursale ellenica dell’organizzazione umanitaria e di assistenza sociale Doctors of the World (DoW) che durante una conferenza stampa ad Atene, ha reso noto i preoccupanti risultati di un suo studio.
Dall’indagine, riferiscono i medici volontari della Dow, è emerso che sempre più greci chiedono assistenza ai centri che l’associazione gestisce ad Atene, Perama, Salonicco e Chania (a Creta). In particolare, sono aumentati coloro che chiedono di avere cibo. ”Il numero dei cittadini greci che ci ha chiesto assistenza medica é balzato dal 6-7% dell’anno scorso al 30% quest’anno su un totale di 30.000 persone assistite l’anno scorso” denuncia il rapporto. ”Fra di loro anziani, persone con pensioni esigue, giovani disoccupati, ammalati cronici che si rivolgono a noi disperati, spesso con una prescrizione ospedaliera in mano, perché non sono in grado di pagare il ticket sanitario. Ma ciò che ci ha maggiormente scioccati, comunque, é che adesso tantissimi ci chiedono da mangiare”.

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