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Egitto. Tra “normalizzazione” e resistenza

Sedici persone sono state arrestate nel Nord del Sinai perchè sospettate di aver partecipato alle ultime azioni di sabotaggio al gasdotto che rifornisce Israele e Giordania. Lo ha riferito il capo della sicurezza locale, Saleh al-Masri. La pipeline è finita per sette volte nel mirino da quando è finito il regime di Hosni Mubarak lo scorso febbraio. Gli arrestati sono accusati anche di aver ucciso un agente che era di guardia davanti ad una banca e di aver preso d’ assalto una stazione di polizia nella cittadina di al-Arish.

La procura militare ha intanto prorogato di quindici giorni la custodia cautelare del blogger e attivista Alaa Abdel Fattah. Lo riferiscono fonti giudiziarie spiegando che è caduta l’accusa di essersi impossessato di un’arma, ma rimane in piedi quella di avere incitato alla violenza durante gli scontri fra copti e esercito alla sede della tv pubblica al cairo il 9 ottobre scorso. Negli scontri hanno perso al vita 26 persone.

Ci sono stati invece due morti, secondo il quotidiano online Al Ahram, e solo uno secondo l’agenzia di stampa Mena, negli scontri di questa mattina fra manifestanti e polizia durante una protesta contro una fabbrica chimica a Damietta, porto egiziano sul Mediterraneo a circa duecento chilometri a nord del Cairo. Gli scontri, che hanno provocato anche il ferimento di tre persone, sono scoppiati questa mattina quando i manifestanti hanno nuovamente chiuso il porto, che l’esercito aveva appena riaperto dopo un blocco di vari giorni. La protesta è scoppiata quattro giorni fa quando gruppi di abitanti hanno organizzato proteste e sit in anche sulle strade di accesso alla città per protestare contro la presenza della fabbrica di fertilizzanti Agrium-Mopco, di proprietà canadese. Secondo i manifestanti non è stata mantenuta la promessa del governo di spostare la fabbrica che ritengono altamente inquinante. Ieri il premier Essam Sharaf ha dato istruzioni alle imprese della zona di rispettare gli standard ambientali contenuti in un rapporto scientifico adottato dal governo egiziano, dando assicurazioni agli abitanti della città che l’esecutivo non risparmierà gli sforzi per obbligare le compagnie a farlo.

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