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Gran Bretagna: sciopero storico a difesa delle pensioni

Ospedali, scuole e uffici pubblici sono rimasti chiusi tutto il giorno o hanno funzionato al minimo, ritardi e cancellazioni hanno bloccato porti ed aeroporti a causa dell’astensione dal lavoro degli addetti doganali e degli incaricati del controllo passaporti. Bloccati anche la nettezza urbana, il fisco, alcuni servizi pubblici di gestione statale. Si calcola che circa il 60% delle 21.700 scuole pubbliche della Gran Bretagna non abbia affatto aperto le sue porte stamattina a causa del primo massiccio sciopero di tutti i lavoratori del settore pubblico da 32 anni a questa parte. Anche le rappresentanze diplomatiche britanniche all’estero e addirittura le basi militari di Londra sparse in giro per il mondo soffriranno gli effetti dello sciopero, il che ha irritato non poco il premier David Cameron preoccupato per l’inevitabile danno di immagine.

I sindacati che hanno proclamato lo sciopero generale di oggi denunciano l’ingiustizia della controriforma del sistema pensionistico decisa dal governo di Londra per ‘risanare’ il bilancio statale. Così come in Italia anche in Inghilterra il refrain recita: “siccome l’aspettativa di vita è aumentata, bisogna aumentare anche l’età pensionabile”. E così l’esecutivo ha deciso che i lavoratori britannici debbano andare in pensione a 67 anni a partire dal 2026, ben 8 anni prima di quanto preventivato solo pochi mesi fa nell’ultimo intervento governativo in merito. La cosiddetta ‘riforma’, oltre a portare a 67 anni l’età minima per potersi ritirare dal lavoro, contempla l’aumento dell’importo dei contributi e la riduzione degli assegni mensili, visto che l’importo della pensione non sarà più calcolato come media del salario ricevuto negli ultimi anni ma su quello di tutta la vita lavorativa. Se l’intervento di Cameron dovesse andare in porto, la contribuzione alla propria pensione salirà da qui a due anni del 50%, passando dal 6,4 al 9,6% su base mensile.
Inoltre il ministro delle Finanze George Osborne ha fatto infuriare i lavoratori congelando i salari fino al 2013 e prevedendo per quell’anno un aumento pari soltanto all’1%. Si prevede che nei prossimi anni a causa della cosiddetta ‘austerity’ nel settore pubblico e nell’indotto saranno addirittura 700 mila i posti di lavoro tagliati. Un vero e proprio massacro sociale in un paese che non se la passa certo bene.

Nel tardivo e goffo tentativo di evitare lo sciopero – proclamato da una trentina di sigle sindacali in rappresentanza di circa due milioni di lavoratori del settore pubblico – il governo di centrodestra ha presentato nei giorni scorsi una versione leggermente edulcorata della controriforma, prevedendo che l’aumento dell’età pensionabile non sia applicato ai funzionari pubblici il cui pensionamento sia previsto nei prossimi dieci anni. Londra ha anche previsto di aumentare i contributi statali e di adeguare il meccanismo di rivalutazione delle pensioni ad un costo della vita sempre più elevato.

Ma i sindacati hanno comunque confermato quella che viene descritta come una mobilitazione storica  dei lavoratori pubblici britannici. I media di Londra la equiparano, oltre che al duro braccio di ferro con la ‘lady di ferro’ Margaret Thatcher del 1979, che coinvolse un milione e mezzo di lavoratori, addirittura allo sciopero generale contro il governo conservatore nel 1926. Centinaia tra presidi e cortei si sono svolti in tutto lo Stato, mentre già all’alba sono partiti i picchetti davanti a vari edifici pubblici e alle stazioni dei treni e delle metropolitane. I lavoratori si sono anche schierati davanti agli ingressi del parlamento scozzese a Edimburgo nel tentativo di bloccare o almeno ritardare l’ingresso degli eletti. 
Picchetti e presidi anche intorno agli uffici del governo a Whitehall, nel centro di Londra. I sindacati parlano di una adesione intorno al 70% con punte del 90 in alcuni comparti del settore pubblico. Invece nel pomeriggio il primo ministro ha dichiarato ai comuni che lo sciopero «ha fatto cilecca». Cameron ha ringraziato gli statali che si sono presentati comunque al lavoro ed ha fornito cifre in contrasto con quelle dichiarate dai sindacati: solo il 60% di adesione nelle scuole, 18 uffici di collocamento chiusi contro più di 800 aperti, disagi contenuti anche nei porti e negli aeroporti (ma in questo caso soprattutto grazie alla mobilitazione, da parte del governo, di crumiri e funzionari delle forze di sicurezza). In realtà tutti i media riferiscono che in Galles l’80% delle scuole sono rimaste chiuse, il 50% in Irlanda del Nord dove però autobus e treni sono rimasti completamenti fermi. In Scozia solamente 33 scuole pubbliche su 2.700 risultavano aperte e pienamente operative a metà giornata.

Sul fronte delle mobilitazioni, nel tardo pomeriggio è giunta la notizia che un folto gruppo di manifestanti di ‘Occupy London’, il movimento contro le banche e la crisi che ha occupato il sagrato di St Paul’s per diverse settimane, ha invaso un edificio nel centro di Londra, nei pressi di Piccadilly Circus. Circa 200 persone sono entrate nell’edificio srotolando uno striscione, ma poi sono state disperse dalla polizia che poi ha circondato i manifestanti con due cordoni di agenti per evitare altre iniziative. Un comunicato di Occupy London afferma che il suo obiettivo era di prendere di mira la sede della società mineraria Xstrata per denunciare che il suo ceo Mick Davies è stato il dirigente più retribuito di tutte le aziende quotate nel Ftse 100. Lo scorso anno Davies sarebbe stato pagato 18.426.105 sterline, nonostante le sue società avessero risentito della crisi economica. Circa 60 manifestanti accompagnati da un gruppo di samba si sono introdotti nella sede di Xstrata cantando slogan contro Mick e altri dirigenti e srotolando dal tetto uno striscione con su scritto «Il potere all’altro 99%». Karen Lincoln, una delle portavoce di Occupy London, ha dichiarato: «Mick Davies è il primo esempio di dirigente che si mette i soldi in tasca mentre ai lavoratori vengono negate le pensioni. In questo periodo in cui il governo impone l’austerità sul 99%, questi dirigenti si riempiono le tasche. Il resto di noi invece si trova con le pensioni tagliate, un sistema sanitario ridotto e i centri per i giovani chiusi».

L’iniziativa di Occupy London è avvenuta mentre decine di migliaia di lavoratori e giovani stavano sfilando a poca distanza contro il governo e i suoi piani di risanamento lacrime e sangue.

Da segnalare che quattro persone erano state arrestate dalla polizia come ‘misura’ preventiva. Due giovani sono stati arrestati con l’accusa di aver aggredito un un poliziotto e altri due per “possesso di armi”.

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1 Commento


  • franceco

    In nessun altro paese chi paga le pensioni degli altri avrebbe sopportato di veder portare le propria sempre più in là e di vederla tagliare a livello di meso assegnno sociale di mantenimento.
    Per chi paga i contributo oggi e, specie, per i 40-50 enni, non c’è alcuna contropartita. Il popolo del contributivo continuerà a pagare solo per gli altri senza contribuire minimamente per se stesso

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