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Rajoy rivela: “Lettera della Bce anche a Zapatero”

“Alla lettera che la BCE ha inviato ad agosto all’allora presidente del governo Zapatero (…) seguirà più che una ricevuta di ritorno”. Lo scrive il quotidiano spagnolo ’El pais’, a proposito di una vicenda che sta già avendo enormi ripercussioni a Madrid. Ma che non ha avuto finora alcuna menzione sui media italiani, nonostante le analogie con quanto è avvenuto nel caso dell’analoga lettera inviata dalla BCE a Silvio Berlusconi. Una concomitanza che evidenzia un vero e proprio copione, un modello standard dell’azione forzosa delle istituzioni europee nei confronti dei governi dei Piigs. Da agosto in poi i leader dei governi di Grecia, Italia e Spagna sono stati sostituiti da uomini che possono essere considerati espressione diretta del sistema finanziario e bancario europeo – Mario Monti e Lukas Papademos – o da esponenti politici che si sono impegnati esplicitamente a seguire alla lettera i diktat di Bruxelles – Mariano Rajoy.

A svelare alcuni dei contenuti della missiva inviata agli inizi di agosto da Trichet all’allora premier socialista, è stato nei giorni scorsi proprio il nuovo capo dell’esecutivo di Madrid, che ha naturalmente affermato che i ‘suggerimenti’ dell’istituzione finanziaria dell’UE saranno alla base della sua azione di governo in tema di riforma del mercato del lavoro. Rajoy ha affermato, davanti ad una platea di imprenditori e leader sindacati, che è entrato in possesso della lettera e che ha intenzione di applicarla “fino alle ultime conseguenze”.

Al contrario di quanto avvenne in Italia, la lettera inviata a Zapatero – di cui i media e le forze politiche sospettavano l’invio, e sulla quale avevano chiesto spiegazioni – non è stata interamente resa nota da Rajoy, che ha solo citate alcune delle raccomandazioni della BCE: abbassamento del monte salari e (contro)riforma del mercato del lavoro con l’introduzione di contratti iperprecari per i giovani. Misure raccomandate da Trichet e soci a Zapatero in cambio di un sostegno al debito pubblico di Madrid nei giorni in cui lo spread dei Bonos rispetto ai Bund tedeschi galoppava ben oltre quota 400.

Il presidente della Confindustria locale – Juan Rosell, CEOE – e i presidenti dei sindacati  – dell’UGT Candido Mendez e delle CC.OO Ignacio Fernández Toxo – non hanno potuto avere maggiori dettagli sul testo del messaggio, ma hanno ricevuto la richiesta da parte di Rajoy di predisporsi a misure applicative della lettera della BCE prima del 6 gennaio. In caso contrario, ha detto il leader del PP, ‘governerò’. Senza concertazione, per intendersi. Rispetto alla riforma del mercato del lavoro, Rajoy ha anche chiarito l’intenzione di legare i salari alla produttività, implementare la flessibilità e concedere priorità ai contratti aziendali su quelli di settore.

Da parte sua Zapatero non ha mai ammesso le pressioni esplicite della BCE, ma ad agosto chiese ai sindacati la proroga del ‘patto di moderazione salariale’ e la possibilità di introdurre dei cosiddetti ‘minicontratti’ che prevedano una retribuzione inferiore al ‘Salario Minimo Interprofessionale’ (641 euro mensili). Esattamente, stando alle parziali informazioni fornite pochi giorni fa dal suo successore Rajoy, quello che chiedeva la lettera di Trichet: “una svalutazione competitiva” dei salari e un tipo di contratto in grado di fomentare l’occupazione giovanile. Di fatto Francoforte impone alla Spagna l’introduzione di quei ‘minijobs’ già creati in Germania nel 2003 con la scusa di combattere la disoccupazione giovanile e contrastare il lavoro nero. Salari di appena 400 euro al mese per impieghi ‘di scarsa qualità’ sui quali il lavoratore non paga imposte e sui quali l’imprenditore non versa i contributi per la previdenza sociale. Stando alle indiscrezioni filtrate finora, anche l’inserimento del pareggio di bilancio nella Costituzione, introdotto da Zapatero con il consenso trasversale di socialisti e popolari, era un ‘suggerimento’ della BCE.

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