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Siria: si vota tra combattimenti e provocazioni straniere

Mentre in tutto il paese la guerra civile continua a provocare morti, si sono aperti questa mattina in Siria le urne per il rinnovo dei consigli comunali e regionali. Sono 43 mila i candidati che proveranno ad aggiudicarsi gli oltre 17 mila seggi in palio. Il governo di Damasco prova così a dare un segnale di normalità e di dimostrare che ha la situazione sotto controllo, ma in alcune parti del paese sicuramente il voto sarà poco più che formale visto il boicottaggio dichiarato dalle opposizioni e i continui combattimenti tra milizie ed esercito. Nelle ultime ore sono andati avanti gli scontri tra soldati governativi e i disertori sia a Busar al Harir, nella regione meridionale di Dara, sia nella località montagnosa di Luja, roccaforte del cosiddetto Esercito Siriano Libero. Ieri l’agenzia ufficiale “Sana” aveva riferito dei funerali di 13 tra soldati e poliziotti morti negli scontri dei giorni scorsi e dell’assassinio di un ingegnere di Homs responsabile di una centrale a gas. Invece i Comitati di coordinamento locali, una delle principali reti dell’opposizione interna, hanno riferito di oltre 60 persone uccise dalle forze armate governative. Le opposizioni hanno invitato la popolazione a disobbedire e a non andare alle urne, dopo che ieri alcune parti del paese sono state segnate da uno sciopero proclamato contro Assad, sulla cui riuscita governo e opposizione danno giudizi opposti.

Le provocazioni controla Siriacontinuano anche dall’esterno. Ieri l’ambasciata siriana ad Amman, in Giordania, è stata attaccata da un gruppo di persone che indossava mantelli con la bandiera siriana al tempo del mandato francese (le analogie con la strategia adottata per buttare giù il regime libico sono sempre più numerose). «Una decina di persone si sono introdotte in ambasciata e quando le guardie di sicurezza hanno tentato di farle uscire, sono state attaccate» ha comunicato l’ambasciata in un comunicato.

Ad aumentare la tensione ci pensala Francia. Ilministro degli Esteri di Parigi Alain Juppè ha accusato ierila Siriadi essere coinvolta nell’attentato contro i caschi blu francesi dell’Unifil che venerdì ha causato il ferimento di cinque militari vicino a Tiro, al confine tra Libano e Israele. «Abbiamo dei forti motivi per ritenere che l’attentato viene dalla Siria», ha detto Juppè n un intervento alla radio francese RFI, sottolineando che “la Siriautilizza gli hezbollah libanesi per questo genere d’attacco”.

Da parte sua Israele non ha peli sulla lingua: “La caduta del presidente siriano Bashar al Assad sarebbe una benedizione per il Medio Oriente e un colpo per l’asse Iran-Hezbollah”, ha dichiarato sempre ieri il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak. Il ministro ha ammesso, implicitamente, che in Siria è in atto una vera e propria guerra civile: «Abbiamo assistito in questi ultimi giorni a battaglie tra le forze leali agli Assad e le forze ribelli. Prosegue il declino della famiglia Assad che porterà alla fine del suo potere. Non possiamo dire cosa succederà dopo, ma in ogni caso sarà un colpo all’asse Iran-Hezbollah».
Che in gioco a Damasco non ci siano la democrazia e la libertà per il popolo siriano ma il ridisegno dei rapporti di forza tra le varie potenze è sempre più evidente.

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