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“Contras” siriani riuniti a Tunisi… ma anche a Istanbul

Nena news. I media tunisini hanno confermato l’apertura del primo congresso ufficiale delle forze di opposizione siriane, venerdì 16 dicembre nella capitale tunisina. Tre giorni di incontri tra circa 200 membri del Consiglio Nazionale Siriano (SNC), riconosciuto da Francia, Spagna, Bulgaria, Stati Uniti e ultimamente dal consiglio di transizione libico come interlocutore ufficiale. Oltre al leader Burhan Ghaliun, sono presenti anche ambasciatori di Paesi arabi e attivisti per i diritti umani per trovare una soluzione alla crisi siriana. Che per tutti presuppone l’invitabile caduta del regime di Bashar al Assad.

“Raggiungere gli obiettivi della nostra gente, che includono rovesciare il regime e il suo capo per costruire un sistema democratico multi-partitico in uno Stato civile che assicuri l’uguaglianza di tutti i suoi cittadini, senza alcun tipo di discriminazione”. Questo l’obiettivo annunciato da Burhan Ghaliun agli albori del consiglio nazionale, nato lo scorso settembre in esilio ad Istanbul. Il loro piano politico era stato reso pubblico a fine novembre, quando fu ribadito che un cambio democratico dopo 41 di regime della famiglia Assad avrebbe implicato il rovesciamento del “regime e di tutti i suoi simboli”, seguito da un processo di riconciliazione nazionale coadiuvato dall’esercito.

Diversi gli Stati occidentali che riconoscono il SNC come legittimo rappresentante del popolo siriano nonché governo d’opposizione in esilio. Intimando però al suo leader la necessità di ampliare la base del movimento e limitare l’influenza dei Fratelli Musulmani al suo interno. Tanto che dopo la formazione ad Istanbul di un altro gruppo d’opposizione solo un giorno prima dell’inizio del congresso tunisino, Ghaliun ha dichiarato alla rivista Al Sharq Al Awsat l’assoluta priorità di “unificare l’opposizione e raggiungere una capacità organizzativa maggiore, con obiettivi chiari”.

Da parte sua, Ghaliun chiarezza l’aveva fatta in un’intervista con il quotidiano americano Wall Street Journal nella sua casa parigina: il SCN è finanziato da donazioni di uomini d’affari siriani ed arabi e chiede sanzioni economiche coordinate tra la Lega araba, la UE; la Turchia e gli Stati Uniti, che dovrebbero esercitare maggiore pressione su Cina e Russia per “assumere ogni tipo di misure per proteggere i civili”, via risoluzione ONU. In cambio dell’aiuto degli ”amici in Europa e in Occidente”, il SNC annuncia esplicitamente che il dopo-Assad vedrà una Siria senza relazioni speciali con l’Iran né con Hezbollah, né tantomeno con Hamas “che ha adottato una nuova politica di cooperazione con il PLO”. In quanto ad Israele, “useremo i nostri rapporti speciali con gli Europei e gli Stati occidentali perché ci aiutino a reclamare le Alture del Golan (occupato da Israele dal 1967, ndr) il più presto possibile” ha continuato Ghaliun. 

Un inno alla subordinazione, se si pensa anche solo al grado di indipendenza politica che uomini d’affari legati da interessi economici con l’estero possono avere. E la rassicurazione che di fatto, la Siria del post-Assad smetterebbe di essere l’asse portante della resistenza ad Israele e, in senso più lato, alle politiche occidentali in Medio Oriente. Meglio di così non si può, per Europa e Stati Uniti.

La Russia però non ci sta. E lo ribadisce nella proposta per risolvere la crisi siriana presentata al Consiglio di Sicurezza ONU lo scorso giovedi. Secondo quanto riportato dall’agenzia francese AFP, il testo condanna fortemente la violenza “di tutte le parti, compreso l’uso sproporzionato della forza da parte delle autorità siriane”. Ma come affermato dal quotidiano The Moscow News, la Russia continua a ritenere “inaccettabile ogni interfernza esterna”, insistendo nel condannare “il fornimento illegale di armi ai diversi gruppi in Siria”, che fa sì che il regime di Assad si trovi ad affrontare non solo le masse pacifiche messe in risalto dai media occidentali, “ma gruppi armati a tutti gli effetti”.

Mentre le proteste in Siria continuano a portare in piazza manifestanti – secondo il quotidiano Al Akhbar erano 200 000 venerdì 16 nella città di Homs a gridare “la Lega araba ci sta uccidendo”, dopo che il meeting della Lega previsto per accordare ulteriori sanzioni era stato cancellato a tempo indeterminato – il Consiglio Nazionale Siriano non è il leader indiscusso dell’opposizione.

 “Forse il Consiglio Nazionale Siriano rappresentava l’opposizione reale tempo fa, ma la rivoluzione (siriana, ndr) è cresciuta in fretta” riporta il quotidiano turco Today’s Zaman l’ex ambasciatore siriano in Svezia Mohammed Bessam Imadi al momento della proclamazione del nuovo movimento di opposizione Alleanza Nazionale a Istanbul. Ora sarebbe necessario un accordo tra il gruppo da lui capeggiato e il Consiglio nazionale per poter unificare il piano d’azione, dopo che il SNC avrebbe “perso il contatto con la realtà dei movimenti rivoluzionari locali in Siria”.

* Nena News

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