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Tunisia: muore il disoccupato che si era immolato a Gafsa

Ben Alì non è più al potere, nel paese si sono tenute libere elezioni – che però hanno consegnato il governo agli islamici di Ennadah, conservatori socialmente e liberisti economicamente. Eppure la gioventù tunisina ha ancora di fronte una situazione disperata fatta di povertà, disoccupazione ed emigrazione.  

Ieri sera è morto l’uomo che si era dato fuoco a Gafsa, dopo alcune ore di tremende sofferenze. Il gesto disperato dell’uomo, 48 anni e padre di tre bambini, è avvenuto proprio nel giorno della visita di tre ministri a Gafsa, regione centro-occidentale della Tunisia, una delle più colpite dalla disoccupazione. L’uomo faceva parte di un gruppo di disoccupati che da giorni realizzavano inascoltati un sit-in davanti al governatorato di Gafsa. «Aveva chiesto di incontrare la delegazione di ministri ma non aveva avuto risposto» ha detto alla stampa un testimone locale. «Si è cosparso di benzina e si è dato fuoco senza dire nulla», ha raccontato. I ministri degli Affari Sociali, Khalil Zaouia, dell’Industria, Mohamed Lamine Chakhari e dell’Occupazione, Abdelwahab Maatar, erano in visita a Gafsa per attestare la situazione nella regione mineraria tunisina teatro di forti scontri politici  e colpita dalla disoccupazione.

Non sembra essersi accorto di nulla il ministro degli Esteri italiano oggi in visita nel paese. «Il successo degli sforzi del popolo tunisino potrà contribuire alla stabilità dell’intera regione e rappresentare un modello da seguire per gli altri paesi della primavera araba» ha affermato Giulio Terzi, in un’intervista a La Presse, il principale quotidiano francofono della Tunisia. «La nostra attenzione si rivolge in particolare al rilancio dell’economia tunisina, duramente colpita dalla crisi, con un’attenzione particolare alla promozione dell’occupazione. A questo scopo – ha spiegato Terzi – siamo pronti a lanciare una collaborazione vigorosa in tutti i settori strategici del Paese, come l’energia, i trasporti, il turismo e lo sviluppo delle piccole e medie imprese». The show must go on e non ci si può certo far rallentare per simili piccolo contrattempi.

Ma a poco più di un anno da quel 17 dicembre del 2010 quando il giovane Mohamed Bouazizi si diede fuoco a Sidi Bouzid, nella stessa località ieri alcuni operai dei cantieri ed altri impiegati in attività il cui contratto di lavoro scadeva proprio ieri, hanno bloccato la principale strada di Sidi Bouzid rivendicando il rispetto delle promesse da parte delle autorità di salvare il proprio posto di lavoro. Secondo l’agenzia di stampa Tap, durante il blocco si sarebbero verificati scontri tra lavoratori e  automobilisti, mentre le forze dell’ordine sarebbero rimaste alla larga. Da parte loro invece i funzionari e i dirigenti del governatorato e delle delegazioni di Sidi Bouzid dall’altro ieri hanno interrotto il loro lavoro per protestare contro i continui attacchi di lavoratori e disoccupati nei loro confronti. Evidentemente non tutti i disoccupati scelgono la strada del suicidio, e una parte della società tunisina ha ancora in mente la lotta di classe come mezzo per riscattare la propria condizione. Scrive Infoaut:

“Dallo scoppio della rivolta di Sidi Bouzid lo scorso 17 dicembre, la regione di Gafsa era stata tra le più attive nella mobilitazione contro la disoccupazione e il regime subendo la repressione più efferata da parte della polizia del paese magrebino. Nelle settimane scorse, non appena iniziati i lavori della neoeletta assemblea costituente, il governatorato di Gafsa aveva dovuto subire il coprifuoco imposto dalle autorità a seguito della mobilitazione dei disoccupati determinati a contestare le liste dell’impiego pubblicate dall’azienda estrattrici di fosfati, importante risorsa e indotto economico del territorio. Edifici sia pubblici che privati erano stati dati alle fiamme dai manifestanti in segno di protesta e diversi sit-in erano stati organizzati per dare continuità alla lotta che anche in questa occasione stava ricevendo la solidarietà della stragande maggioranza della popolazione locale”.

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