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Portogallo, Patrimonio dell’austerità

Per costatare il contenuto classista e demagogico di questo riconoscimento basta scendere in piazza per rendersi conto di “quanti” sono quei portoghesi che fanno sempre più fatica a permettersi ogni giorno un “pastel de nata”. (tipico dolce lisboneta).
E’ stato possibile comprovare questa realtà questo sabato 21 di Gennaio nella manifestazione organizzata dal movimento socialdemocratico ‘15 ottobre’, al quale aderiscono movimenti di diversa natura: dal Movimento Zeitgeist, dal Movimento dei Professori ed Educatori,  passando per la Piattaforma Anti-Nato, per ‘Socialismo Rivoluzionario’, fino al movimento Opus Gay.
La manifestazione è stata marcata dalla calda giornata di sole e da un evento di non poca rilevanza storica.
I membri di una delle fazioni contro rivoluzionarie popolari – i reazionari di estrema destra del MON (Movimento di Opposizione Nazionale) –  hanno tentato di confondere il pacifico svolgimento della medesima lanciando un bengala “very light” fra i manifestanti.
Questo gesto ha scaturito un scontro fisico immediatamente sedato dalle “forze dell’ordine”.
La tensione scaturita da questo evento non ha fatto altro che aumentare il senso d’appartenenza fra i manifestanti che uniti hanno cantato verso i “provocatori”: Fascismo nunca mais! O povo unido, jamais sera vencido!
Di fronte l’entusiasmo, gli applausi e l’euforia dei manifestanti e la rabbia mista ad umiliazione dei militanti del MON, un manifestante dopo essere salito sul tettino di una fermata dei pullman ha dato fuoco ad una bandiera del MON. Dopo questo gesto la manifestazione ha seguito il suo corso per le vie di Lisbona.
Alla risposta popolare contro le privatizzazioni, contro gli interessi colonialisti della “troika”, contro il pagamento del debito, contro l’aumento del prezzo dell’elettricità, dei trasporti, contro l’aumento accelerato della disoccupazione, contro la democrazia rappresentativa… si sono aggiunti altri due elementi di profonda importanza: la contestazione contro “l’invito del governo per emigrare in Capo Verde, Angola o in Brasile” e “l’accordo di concertazione”.
Questo invito denota non solo la violenza psicologica che si esercita contro il “diritto a vivere dove uno è nato” ma anche denota la complicità dei governi fantocci europei con la Troica per debilitare ancora maggiormente le periferie attraverso l’emigrazione del capitale umano qualificato.
L’altro elemento, la lotta contro la “concertazione”, mira a contestare l’attacco contro l’impiego e il salario fatto dal tradimento dei dirigenti sindacalisti della UGT che hanno concordato la precarizzazione del lavoro con il governo e i padroni.
E’ un accordo che va contro l’impiego perché lo si rende più precario e insicuro e conferisce più poteri ai padroni per licenziare d’accordo all’introduzione di cause relazionate alla “produttività” e alla “qualità” del lavoratore. E’ un accordo che va contro il salario perché ruba tre giorni di ferie, finisce con il pagamento delle ore straordinarie e penalizza le assenze lavorative con riduzioni salariali superiori al periodo di assenza. Importante è stata la presenza dei giovani “indignados” portoghesi.
Molti sono stati gli sguardi intensi e profondi a transitare per la capitale, veri predatori di conoscenza, alla ricerca di letture critiche, coscienti dello studio che si necessita per focalizzare il mondo nella sua complessità e per agire di conseguenza in un presente prossimo.
Una gioventù che dovrà fare grandi sacrifici materiali e cognitivi per fare fronte e trasformare questa multiforme, spinosa e contorta realtà.
Concludo parafrasando la pertinenza storica di uno striscione che fece tutto il percorso della manifestazione: “Jovens portugueses, Jovens Europeis, Na misma Luta”.

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