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Cile. Ancora assalti e incendi contro i Mapuche in Araucania

Dopo il consueto protocollo di lacrimogeni, distruzione e furti (hanno portato via persino i cellulari, una motosega ed altri attrezzi di lavoro), alle 7 hanno arrestato Luis Marileo, che già due anni fa, ancora minorenne, era stato incarcerato ed era ora ai domiciliari. Accusato, sembra,  di aver rubato in casa di un testimone protetto che risiede a 200 metri da casa sua. La sorella di Luis, Carola, non si spiega questa accusa vistosamente improbabile, dal momento che suo fratello era permanentemente vigilato dalla polizia proprio perché agli arresti domiciliari. Il ragazzo è il marito della giovane, Teresa Miracheo, che l’8 gennaio scorso, incinta, ha rischiato di morire asfissiata dai lacrimogeni lanciati dai carabinieri durante uno scontro durato circa 10 ore.
Quasi ogni giorno dall’Araucania ci pervengono informazioni di perquisizioni di intere comunità, di soprusi e violenze anche contro donne e bambini, spesso vittime di vere e proprie torture, che, neanche a dirlo, rimangono quasi sempre impunite. Saranno così pericolosi questi bambini da sottoporli alla Legge Antiterrorismo? Ci riesce difficile da credere. In realtà li si vuole ferire, stroncare prima che crescano e diventino uomini fieri e degni che, rivendicando i diritti e le terre che sono state loro sottratte con leggi infami o con inganni, possano mettersi di traverso rovinando gli affari milionari delle imprese forestali e delle cartiere di proprietà delle più potenti famiglie cilene che dominano la zona dell’Araucania.
Già dal golpe del ’73 l’Araucania è stata particolarmente vessata dalla dittatura, che, come tutti sanno, non era tenera neanche con il resto del paese, ma lì aveva dei motivi in più. Si è accanita pesantemente contro il popolo Mapuche per lavare “l’onta” subita con la riforma agraria, fatta dal Presidente Allende, che stava restituendo ai Mapuche le loro terre, riconoscendone il furto illegittimo. Durante quei tremendi giorni, dopo l’11 settembre 1973, in quella regione si è assistito a un esibizione di sadismo gratuito non solo contro gli oppositori politici, ma anche contro coloro che appoggiavano la riappropriazione delle terre da parte dei Mapuche e contro gli stessi contadini Mapuche, che venivano caricati sui camion, portati nelle caserme e poi, spesso, non facevano più ritorno a casa, come anche i loro sostenitori cileni.
Oggi queste sparizioni di massa non sarebbero più così facilmente giustificabili, e perciò il governo agisce in modo diverso. Pur mantenendo la “tradizione” della violenza gratuita (perquisizioni delle comunità, arresti, interventi con lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo, ecc.) cerca di costruire consenso intorno a questi abusi accusando i Mapuche delle peggiori nefandezze. I testimoni protetti (che, in barba a qualsiasi criterio di giusto processo, rendono testimonianza incappucciati per non essere riconosciuti, e che, spesso, sono anche loro costretti con minacce ad accusare altri Mapuche) possono fare qualsiasi tipo di affermazione, che, mediante “processo orale” porta poi a condanne pesantissime (anche 20/25 anni di carcere) per fatti mai realmente appurati.

È questo il caso dei prigionieri politici del Coordinamento Arauco Malleco (CAM), che danno più fastidio di tanti altri perché hanno un’altissima coscienza politica che fa loro vedere con chiarezza la realtà del paese e dei suoi governi post dittatura. In uno dei loro ultimi comunicati, infatti, allertano anche gli studenti ed i movimenti sociali ad allertarsi davanti a questa frenesia di leggi speciali e specialissime, che, oggi, sono usate in maniera preponderante contro i Mapuche e la CAM in particolare, ma delle quali le prossime vittime saranno tutti quelli che si qualificano in maniera antagonista al potere economico (supportato da quello politico). La coscienza politica, la capacità organizzativa, la partecipazione di massa alle rivendicazioni, fanno dei Mapuche della CAM il nemico numero uno del Ministro degli interni Hinzpeter, che, servendosi persino di un falso comunicato di rivendicazione, ha cercato di imputare loro anche gli incendi di alcune zone dell’Araucania scoppiati nei primi giorni del mese di gennaio ed invoca severissime pene ad hoc per gli “incendi intenzionali”.

Le pene però, guarda caso, non si prevedono proprio “uguali uguali” per tutti gli incendiari, presunti ed effettivi. Infatti, il 9 gennaio scorso, due ragazzi di 15 e 17 anni sono stati sorpresi ad appiccare più fuochi nella zona di Traiguèn, zona vicina a quella degli incendi di cui si accusa la CAM e per cui è stata varata apposita Legge di Sicurezza Interna dello Stato. Messi a disposizione della Procura, i due giovani sono stati accusati di “incendio in luogo non abitato” e non sottoposti alla legislazione speciale creata ed applicata ai Mapuche. Perché? Forse è una malizia, ma, i loro genitori, oltre a non essere indigeni, hanno anche il “pregio” di essere votanti di Renovacion Nacional y Alianza Por Chile. E tanto basta.
Altro esempio che mette in evidenza come sia stata assolutamente immotivata e totalmente pretestuosa e politica la criminalizzazione della CAM nel caso dell’incendio di Casa de Piedra (a seguito del quale sono morti i 7 lavoratori dell’impresa Forestale che tentavano di spegnere il fuoco) è la decisione del procuratore dell’Araucania Luis Torres, di arrestare due persone, non Mapuche.  I due producevano carbone in maniera non sicura proprio lì vicino e, a seguito di cattiva utilizzazione degli strumenti primitivi di cui si servivano, hanno causato l’incendio cui poi è seguita anche la strage dei lavoratori. Nessuno dei due accusati è stato giudicato con la Legge Antiterrorista, malgrado gli esiti tragici dell’imprudenza e malgrado il Ministro Hinzpeter fosse andato a Carahue appositamente per dire che la si applicasse con le aggravanti. Invece, sono entrambi in libertà, soggetti a misure cautelari con il solo divieto di avvicinarsi al terreno sinistrato… Due pesi e due misure.  

Ma la faccenda non finisce qua. Infatti, i Mapuche della CAM, avevano presentato un ricorso di protezione preventiva contro le accuse fatte loro dal Ministro. Ebbene, venerdì 20, la Corte d’Appello di Santiago, con verdetto unanime, ha respinto il ricorso della CAM perché: “non ci sono minacce da parte dell’autorità nelle sue dichiarazioni che collegano gruppi mapuche con attentati incendiari nella regione dell’Araucania” e “che siano o no effettive le dichiarazioni attribuite al Siglor Ministro degli Interni, è certo che sono carenti di rilevanza e serietà per comportare alcun tipo di minaccia”. Insomma: Abbiamo scherzato o qualcosa di simile!
Ma Hinzpeter, e gli altri che lo hanno preceduto e/o che lo affiancano in quest’opera di persecuzione anti Mapuche, forse scherzano con le parole, ma a fatti parlano chiaro e gli assalti dei corpi speciali alle comunità continuano imperterriti.
Ci sembra però che gli eredi di Lautaro, Galvarino e Fresia, che hanno saputo fermare l’invasione spagnola, non abbiano alcuna intenzione di cedere né alle minacce, né ai fatti, anzi, lungi dal vittimizzarsi, lottano quotidianamente dentro e fuori dalle carceri dando al famelico capitale cileno pane per i suoi denti.

Fonti:
Comunicato di Héctor LLaitul Carrillanca Portavoce Politico – CAM dal Carcere di Angol, 9 gennaio 2012
Comunicato della Commissione Politica della CAM, 15 gennaio 2012
http://www.cambio21.cl/cambio21/site/artic/20120112/pags/20120112174028.html
http://www.azkintuwe.org/20120119_004.htm
http://www.biobiochile.cl/2012/01/21/justicia-rechaza-recurso-de-amparo-presentado-por-mapuche-contra-ministro-hinzpeter.shtml
http://www.poderjudicial.cl/modulos/Home/Noticias/PRE_txtnews.php?cod=3601&;opc_menu=&opc_item

a cura della Commissione internazionale della Rete dei Comunisti

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