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Le petromonarchie impazienti: “via gli osservatori dalla Siria”

La delegazione inviata in Siria alcune settimane fa dalla Lega Araba dava troppo fastidio alle potenze regionali che hanno messo gli occhi sulla Siria. Alcuni osservatori avevano ampiamente testimoniato e documentato che nel paese è in atto una guerra civile su vasta scala: alla repressione delle truppe governative si accompagnano le azioni armate di milizie ben armate e organizzate in mano all’opposizione interna ed esterna. I combattimenti infuriano da mesi ormai in quasi tutto il territorio siriano, e la missione degli osservatori arabi aveva facilmente smontato lo schema ‘repressione vs popolo inerme’ che i nostri media continuano a ripetere a pappagallo nonostante documenti e testimonianze. E così le petromonarchie del mondo arabo hanno detto basta alla commissione di osservatori, e ne hanno decretato il ritorno a casa, in modo da lasciare campo libero alla guerra e al blocco economico contro la Siria. 

Ecco cosa scriveva questa mattina Il Manifesto nell’articolo “Arabia Saudita e Qatar scatenati”:

Le petro-monarchie riunite nel Consiglio di cooperazione del Golfo, con alla testa Arabia saudita e Qatar, si provano a dare la spallata finale al regime siriano del presidente Bashar al Assad e ad aprire la strada a un intervento – per ora diplomatico attraverso l’Onu, poi si vedrà (la Libia insegna) – delle potenze occidentali. Ieri il segretario della Lega araba Nabil al-Arabi ha annunciato la decisione di «sospendere» l’attività della controversa missione di monitoraggio condotta in Siria a causa dell’aumento incessante della violenza (pur se i 165 «monitors» arabi resteranno per il momento in Siria). L’annuncio della Lega araba segue di fatto la posizione dei 6 paesi del Ccg che una settimana fa avevano deciso di ritirarsi dalla missione, molto criticata dall’opposizione siriana e vista come un modo per far guadagnare tempo ad Assad. Ma non solo. Secondo il giornale al Akhbar di Beirut Arabia saudita e Qatar si apprestano a riconoscere il Consiglio nazionale siriano (Cns, l’opposizione dell’esterno, basata a Istanbul, nessuno sa bene quanto rappresentativa) come «unico rappresentante legittimo del popolo siriano». Un altro giornale, il Times di Londra, scrive a sua volta che Arabia saudita e Qatar cominceranno a finanziare il Cns e i gruppi armati d’opposizione interni. Ciò che ha provocato qualche pateme all’opposizione antiAssad interna alla Siria (i Comitati di coordinamento nazionali, Ccn) che temono che le mosse spregiudicate dei paesi del Golfo porteranno la Siria a divenire un campo di battaglia con l’Iran, alleato strategico di Assad. Ieri sera il premier del Qatar Hamad al Thani doveva presentare al Consiglio di sicurezza dell’Onu il piano messo a punto con l’appoggio dell’occidente. Piano che prevede la rinuncia di Assad in favore del suo vice e la formazione di un governo di unità nazionale per la transizione. Ma la Russia ha già fatto sapere – l’ha ribadito anche ieri che quel piano è «incettabile» e che metterà il veto (come in ottobre insieme alla Cina contro una risoluzione europea) a ogni risoluzione Onu che preveda sanzioni e apra la via a un intervento militare «umanitario» tipo Libia.

Governo della Russia ha condannato oggi la decisione della Lega araba di sospendere la missione degli osservatori in Siria. «Vorremmo sapere perchè si comportano così nei confronti di uno strumento così utile» ha chiesto il ministro degli esteri Serghiei Lavrov in visita in Brunei, aggiungendo poi: «Piuttosto io avrei appoggiato un aumento del numero degli osservatori». Sempre oggi il cosiddetto Osservatorio siriano dei diritti umani e l’agenzia di stampa siriana Sana hanno riferito di due diversi attentati contro l’esercito di Damasco. Nel primo attentato, dieci militari sarebbero morti nell’esplosione di una bomba al passaggio del loro convoglio a Kansafra, nella regione di Jebel al Zuia. Nel secondo, sei soldati sarebbero stati uccisi a Sahnaya, vicino a Damasco, nell’imboscata di un gruppo armato. Forse è per questo che non devono esserci osservatori?

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