Menu

La Grecia non si arrende: manifestazioni e scontri

Duri scontri si sono registrati intorno alle 12 nel centro di Atene tra un gruppo di dimostranti e polizia nelle strade adiacenti la centralissima piazza Syntagma dove è in corso una manifestazione di protesta popolare contro le nuove misure lacrime e sangue – ancora insufficienti comunque secondo la troika – concordate fra il governo greco e l’UE e il Fmi. Un gruppo di manifestanti con il volto coperto ha lanciato pietre e bottiglie incendiarie contro un cordone di poliziotti in assetto antisommossa nei pressi del Parlamento. I poliziotti hanno risposto lanciando candelotti lacrimogeni e realizzando delle violente cariche contro i manifestanti che hanno cercato di difendersi erigendo delle barricate con degli arredi urbani dati alle fiamme. In una città spettrale, senza autobus e metropolitane, la enorme Piazza antistante il parlamento si è riempita di decine di migliaia di lavoratori e giovani chiamati a raccolta dai sindacati e dalle organizzazioni di sinistra nel primo dei due giorni di sciopero generale convocati ieri per oggi e per domani contro il massacro sociale appena approvato dal premier Papademos. Lo sciopero dei lavoratori del settore pubblico e privato indetto dai sindacati Adedy, Gsee e Pame sta paralizzando ancora una volta il paese, con lo stop dei treni e dei traghetti, delle scuole, degli uffici pubblici, dei musei, dei tribunali, degli ospedali e dei siti archeologici. Si astengono dal lavoro anche molti lavoratori autonomi: liberi professionisti, medici ospedalieri, avvocati. 

La mobilitazione e le manifestazioni continueranno fino a domenica quando è previsto il voto in Parlamento del nuovo pacchetto. Per domenica è prevista una mobilitazione molto ampia in tutte le città della Grecia e una grande enorme manifestazione ad Atene. Potrebbe essere una giornata campale quella che inizierà alle 17 di domenica davanti ad un Parlamento all’interno del quale Papademos cercherà di far approvare la capitolazione della Grecia alla Germania e alle banche. 
Oggi pomeriggio la polizia è intervenuta in forze e attraverso un ampio utilizzo dei micidiali gas lacrimogeni è riuscita, almeno per ora, a svuotare piazza Syntagma dai circa 40 mila manifestanti che da questa mattina erano arrivati davanti ad un parlamento blindatissimo. 

Stamattina invece gruppi di attivisti del sindacato comunista Pame, mentre il suo corteo sfilava da Piazza Omonia nel centro della città, hanno simbolicamente occupato le sedi dei Ministeri della Salute e del Lavoro, come già avevano fatto in altre iniziative di lotte nei mesi scorsi.

Dalle finestre di molti uffici chiusi per lo sciopero, e anche dai balconi di molte case, sventolano bandiere nere, esposte in segno di lutto per la perdita della sovranità popolare e per quella che viene a ragione definita ‘la morte della democrazia’.

Da segnalare la presa di posizione di un sindacato di polizia, che oggi ha lanciato una provocazione che la dice lunga sullo stato d’animo dei greci. Il sindacato delle forze dell’ordine ha chiesto oggi in una lettera pubblicata su alcuni media ellenici, “un mandato d’arresto nei confronti dei rappresentanti della Bce, del Fondo Monetario Internazionale e dell’Unione Europea”. «State mettendo in pericolo la democrazia della Grecia e la sopravvivenza del suo popolo» è scritto nella richiesta, inoltrata anche al Procuratore generale greco. Inoltre, sono stati distribuiti migliaia di volantini con la scritta «Ricercato», che offrono 1 euro di taglia a chiunque arresti i membri della troika ai quali il messaggio è stato recapitato personalmente. I tre sono accusati tra l’altro di “estorsione”, “istigazione occulta all’eliminazione o alla riduzione delle politiche democratiche e della sovranità
nazionali”, “interferenza indebita in procedure legali fondamentali”. Nel testo si precisa che la richiesta é stata decisa nell’ambito di un consiglio generale allargato del sindacato, e che essa riflette lo stato d’animo delle forze dell’ordine rispetto alle pressioni internazionali sul loro Paese. Si ammonisce poi che in nessun caso gli iscritti, cioé agenti e ufficiali, si lasceranno manipolare contro il proprio stesso popolo: “In nessuna circostanza accetteremo di essere mandati a uccidere i nostri fratelli”. Da capire se si tratta di una mera provocazione da parte di una categoria di lavoratori in prima fila dall’inizio della crisi – ma dalla parte sbagliata della barricata – oppure di un segnale genuino di sofferenza da parte di settori consistenti degli apparati repressivi in vista di un inasprimento del conflitto sociale.

La rabbia popolare in Grecia potrebbe esplodere da un momento all’altro, e se nei movimenti di protesta l’attività della sinistra e dell’estrema sinistra è preponderante, l’estrema destra che pure appoggia il governo imposto dalla Bce e dal Fmi tenta ora di cavalcare il malcontento. Il segretario del partito fascistoide Laos (‘Popolo’), Giorgio Karatzaferis, ha affermato oggi con grande enfasi che i suoi deputati voteranno contro l’accordo tra Papademos e troika. Secondo vari osservatori politici, il leader di estrema destra cerca così di recuperare consensi in gran parte persi da quando il Laos ha cominciato a sostenere il governo dei banchieri. Durante la giornata i quattro ministri del partito di estrema destra hanno presentato le loro dimissioni.
Ma anche dentro il partito socialista c’è maretta: la deputata socialista e sottosegretaria agli Esteri Mariliza Xenogiannakopoulou si è dimessa oggi dal suo incarico in polemica con il ‘memorandum’. In mattinata aveva già presentato le sue dimissioni il  vice ministro del lavoro socialista.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *