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Afghanistan. Continua la rivolta contro l’occupazione Usa/Nato

Due soldati statunitensi in Afghanistan sono stati uccisi da un militare afghano delle forze di sicurezza locali. Secondo la tv Cbs quanto avvenuto è apparentemente collegabile alle proteste in corso da tre giorni in Afghanistan dopo la notizia di copie del Corano bruciate in una base americana. I talebani in un comunicato diffuso oggi incoraggiano i connazionali a «uccidere, colpire e catturare» gli stranieri.

Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Pajhwok, manifestanti sono scesi in strada anche oggi nel distretto di Bagrami a Kabul, a Jalalabad e nel distretto di Khogyani della provincia orientale di Nangahar, a Mehtarlam City, in due distretti della provincia di Laghman, ed in località di almeno altre quattro province. Ieri la giornata di protesta si era conclusa con otto morti e 30 feriti. Intanto, a seguito delle forti proteste popolari antiamericane, il Parlamento afghano ha approvato una risoluzione in cui chiede una severa punizione per i responsabili dell’incidente, sottolineando che il governo afghano non dovrebbe in questo quadro firmare un accordo di cooperazione strategica con gli Stati Uniti. Proteste, stando all’agenzia di stampa Xinhua, sono in corso anche ad Assadabad, capoluogo della provincia di Kunar, a circa 185 chilometri a est di Kabul. I manifestanti stanno intonando slogan contro gli Stati Uniti. Manifestazioni anti-americane anche nella provincia orientale di Laghman. Al momento non si registrano incidenti durante le proteste. I talebani afghani con un comunicato hanno invitato gli afghani a prendere di mira le basi militari straniere, le «forze di invasione» e i loro convogli, dopo che copie del Corano sono state bruciate nella base americana di Bagram e incoraggiano i connazionali a «uccidere, colpire e catturare» gli stranieri.

Ma la vicenda del Corano rivela una situazione sotto molti di vista insopportabile nel rapporto tra le potenze occupanti e la popolazione. Secondo Enrico Piovesana di Peace Reporter questo “ennesimo atto sacrilego” è la “goccia che fa traboccare un vaso stracolmo di rabbia e frustrazione per un’occupazione militare decennale che non ha portato nessun miglioramento alle condizioni di vita della popolazione”. Anzi.

Non lontano dalla superbase Usa di Bagram (un’oasi americana trapiantata nel cuore dell’Afghanistan, con shopping center, fast-food, pizzerie, palestre e gioiellerie, dove vivono oltre 20mila soldati) c’è il campo profughi di Nasaji Bagrami vivono circa 20mila persone: donne, anziani e tantissimi bambini sfollati dai combattimenti di questa ‘missione di pace’ e completamente abbandonati a loro stessi, senza cibo, medicine e coperte nel quale sono morti recentemente di freddo alcuni bambini. Secondo alcune testimonianze raccolte dal New York Times, ci sono tanti bambini decimati dal freddo nel campo di Nasaji Bagrami dove, anche quando il gelo e la neve non peggiorano le cose, il tasso di mortalità infantile è del 144 per mille (in Italia è del 3 per mille). “Com’è possibile – si chiede l’articolista del New York Times – che i bambini afgani muoiano per una causa prevedibile come il freddo dopo dieci anni di presenza internazionale con duemila Ong, dopo almeno 3,5 miliardi di dollari di aiuti umanitari e 58 miliardi di aiuti allo sviluppo?”.
Forse perché, a fronte di queste spese ‘buone’, i soli Stati Uniti di miliardi di dollari finora ne hanno spesi ben 2 a settimana (sì, a settimana!) per condurre questa guerra. Soldi spesi per le bombe che hanno distrutto i villaggi da cui erano sfollati Ismail, Naghma, Nazia e Abdul, ma anche per il Burger King e il Pizza Hut della base di Bagram. Insomma, secondo Piovesana “I Corani bruciati sono solo benzina sul fuoco”.

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