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Spagna: disoccupazione al galoppo. Cannabis contro la crisi?

La Spagna precipita. Gli Istituti di Statistica di Madrid calcolano che a fine anno il tasso di disoccupazione toccherà quota 24,3%, mentre il Pil registrerà una contrazione dell’1,7%, sette decimi in più rispetto a quell’1% annunciato dalla Commissione Europea. Si calcola che l’aumento della disoccupazione distruggerà altri 630.000 posti di lavoro, portando i senza lavoro vicini all’incredibile numero di sei milioni. Il Ministro dell’Economia e della Competitività (!) De Guindos ha promesso che la riforma del lavoro approvata dal governo poche settimane fa, che rende più facili e meno costosi i licenziamenti e condanna alla precarietà totale milioni di lavoratori, avrà effetti positivi il prossimo anno. Quando si fanno promesse bisogna evitare che vengano smentite immediatamente, e quindi ora lo slogan è ‘tenete duro, che l’anno prossimo andrà meglio”.

Nel frattempo le strade delle città dello Stato si sono riempite di studenti in lotta contro i tagli, e i sindacati non concertativi e quelli baschi e galiziani hanno convocato uno sciopero generale per il 29 marzo.

C’è però qualcuno che sta cercando di inventare un metodo per non morire di tagli e di crisi.

Il sindaco di un piccolo comune della Catalogna, ad esempio, sta tentando di ricavare un po’ di risorse destinando dei terreni alla…coltivazione della cannabis.  Un tentativo che ha naturalmente scatenato la rabbia delle autorità di Madrid, oltre che quella del governo regionale catalano.La Generalitatdi Barcellona ha avvertito che i Mossos, la polizia regionale, interverrà contro il Comune di Rasquera (in provincia di Tarragona) se quest’ultimo procederà alla cessione di terreni demaniali alla “Associazione barcellonese di consumatori di cannabis” (Abcda) che intende impiantare una piantagione di marijuana “a fini ludico-terapeutici”. Lo ha minacciato il Ministro degli Interni del governo autonomo catalano, Felip Puig, spiegando: «Se l’iniziativa si concretizzerà la polizia dovrà intervenire e portarla davanti al giudice e saràla Procuraa decidere se configura o no un reato in base al codice penale».

Il 29 febbraio il Consiglio comunale della piccola località di 900 abitanti ha votato a favore della concessione dei terreni, per una piantagione di cannabis, in cambio di una quarantina di posti di lavoro e di 1,336 milioni di euro in due anni, che serviranno a fronteggiare la disoccupazione e a coprire il deficit della casse comunali. La decisione è stata approvata col voto favorevole dei quattro consiglieri di maggioranza di Esquerra Republicana de Catalunya (sinistra repubblicana e nazionalista catalana) e quello contrario dei 3 consiglieri di Convergenca i Uniò. L’ordine del giorno approvato prevede la creazione dell’impresa pubblica locale Rasquerana di ricerca sulla varietà vegetale della cannabis (Rrica) e la firma di un contratto conla Abcda. Ilsindaco Bernat Pellida ha annunciato la convocazione, per la prossima settimana, di un’assemblea con la partecipazione di scienziati, avvocati e medici che spiegheranno il progetto alla popolazione e illustreranno «i rapporti giuridici e tecnici» alla base dell’iniziativa. La coltivazione di cannabis a Rasquera, comune agricolo abitato in maggioranza da allevatori e produttori di olio, ha suscitato i dubbi dei giuristi. «Non è una misura completamente illegale, ma è al limite, trattandosi di una piantagione di cannabis diretta al consumo individuale», ha spiegato il presidente della commissione tossicodipendenze dell’Ordine degli Avvocati di Barcellona, Francisco Velazquez. In teoria la piantagione di cannabis violerebbe l’articolo 368 del Codice Penale, che vieta la coltivazione, la lavorazione e il traffico di droghe; anche se, secondo alcuni giuristi, lascia una porta aperta alla coltivazione per consumo individuale. Il sindaco Pellida ha sottolineato che la coltivazione e la vendita di marijuana verrà effettuata solo a scopi terapeutici o palliativi per i malati di cancro.

E ha previsto un incontro con un’altra associazione per il consumo di cannabis che si è detta interessata al progetto:la Airam, che conta ben 7.000 soci.

Nello Stato Spagnolo esistono circa 150 club di fumatori per consumo individuale di cannabis e alcuni governi regionali, come quello dei Paesi Baschi, hanno già annunciato l’intenzione di regolare i «consumi responsabili» con leggi ad hoc.


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