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Siria: opposizione manovrata e rissosa. Ankara: ‘pronti a creare zona cuscinetto’

Centinaia di migliaia di persone hanno partecipato oggi a Damasco e in altre città siriane a manifestazioni ufficiali organizzate per esprimere sostegno al presidente Bashar al Assad nel primo anniversario dell’inizio delle proteste e della guerra civile nel Paese. In quella che è stata definita la ‘Marcia globale’ dei sostenitori del regime, i manifestanti nella capitale si sono incamminati versola Piazzadegli Omayyadi, vicino alla residenza di Assad, innalzando fotografie del presidente e sventolando la bandiera nazionale. La televisione di Stato ha mandato in onda immagini in diretta di analoghe manifestazioni ad Aleppo, Hassakah e Latakia. A parte gli aspetti propagandistici è il segno che una parte importante della popolazione siriana rimane dalla parte del regime, o per convinzione o perché giudica Assad il male minore rispetto alla sempre più concreta prospettiva che la guerra civile e le manovre straniere nel paese portino alla distruzione della Siria e ad uno scenario libico.

E’ ormai evidente che la cosiddetta opposizione al regime è divisa, litigiosa e da sola non ce la può fare, nonostante l’ampio sostegno che riceve dall’esterno in termini di finanziamenti, appoggi logistici, politici e diplomatici e anche rifornimenti di armi e sistemi di combattimento. Di ieri la notizia che tre importanti esponenti del cosiddetto Consiglio Nazionale Siriano, il CNT siriano che fa base a Londra e in Turchia, hanno abbandonato il coordinamento in polemica con il suo padre padrone Burhan Ghalioun che « impone le sue opinioni senza alcuna consultazione». Haytham al-Maleh, Kamal al-Labwani e Catrine al-Telli, espressione del «Gruppo di lavoro nazionale per la liberazione della Siria», hanno descritto il CNS come «incapace di rappresentare le aspirazioni del popolo siriano». Un segno di rottura che la dice lunga sullo stato di una opposizione frammentata, litigiosa ed etero diretta da potenze regionali – Turchia, Qatar, Arabia Saudita – e mondiali ansiose di mettere le mani sulla Siria. Ghalioun e molti altri leader della contra hanno ormai tolto ogni velo alla propria strategia, basata esplicitamente sulla richiesta di un intervento armato straniero e sull’imposizione nel paese di una no-fly zone sul modello di quanto già avvenuto in Yugoslavia e Iraq prima e in Libia più recentemente.

Mentre sul terreno i combattimenti infuriano e le menzogne di guerra addossano alla parte avversa crudeltà e crimini che probabilmente caratterizzano l’operato dei due schieramenti, all’estero le diplomazie si muovono rapide. Ieri il governo Monti e oggi quelli dei Paesi Bassi e del Bahrein hanno deciso di chiudere le proprie rappresentanze diplomatiche a Damasco e di ritirare il proprio personale. Oggi invece il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha informato i media di aver discusso della crisi siriana con il direttore della Cia, David Petraeus. Il governo turco ha inoltre informato di avere «in agenda» la creazione di un «zona cuscinetto» al confine conla Siria.Unlinguaggio neutro che sottintende chela Turchiaè pronta a far penetrare le proprie forze armate all’interno del territorio siriano per alcuni chilometri, ufficialmente per dare assistenza ad alcune migliaia di profughi che negli ultimi giorni starebbero varcando la frontiera tra i due paesi cercando riparo dai combattimenti. Ma anche per evitare che tra i profughi si ‘infiltrino’ membri dell’odiato PKK e delle odiatissime organizzazioni indipendentiste kurde.

Un altro attore in campo, una delle attivissime – nella destabilizzazione dell’area – petromonarchie del Golfo, ha fatto sentire oggi la sua voce. In un’intervista al quotidiano algerino ‘Ech-Chourouk’, il capo della polizia di Dubai, Dahi Khalfan Tamim, ha sostenuto che i siriani devono stare attenti a non lasciare il paese nelle mani dei Fratelli Musulmani, che l’ufficiale ha detto di considerare «un pericolo per i paesi arabi del Golfo» perché «ovunque si trovano diventano uno stato nello stato e chi lavora per loro è un agente della loro organizzazione internazionale».

Sul fatto che sia interesse comune cacciare Assad le varie forze in campo sono concordi – fatte naturalmente salve Russia e Cina – mentre sul futuro del paese la divisione è fortissima, e ciò si riflette nella divisione, nella debolezza e nella scarsa autorevolezza delle opposizioni ad Assad.

Esemplare la posizione espressa con sempre più vigore nelle ultime settimane da uno storico oppositore di Assad, Abu Khalil, secondo il quale il CNS rappresenta un pericolo enorme per il suo paese. E dire che qualche settimana fa in Italia alcune organizzazioni della galassia ‘pacifista’ contigua a PD-Sel ha scelto di manifestare a Roma rispondendo all’appello proprio dei tagliagole del Consiglio Nazionale Siriano.

 

Perché bisogna opporsi al Consiglio nazionale siriano

Asad Abu Khalil

 

Siamo subito chiari: il popolo siriano ha tutto il diritto di protestare, pacificamente o violentemente, contro il brutale regime di Assad. Di più: il regime siriano non ha alcun diritto di restare al potere. Ancora di più: il regime siriano è incapace di auto-riformarsi.

Detto questo è imperativo che l’opposizione al Consiglio nazionale siriano cominci fin d’ora, prima che abbia l’opportunità di governare. Questo movimento appoggiato dalla Nato non si differenza in nulla dall’altro movimento appoggiato dalla Nato e che della Nato fu lo strumento in Libia.

L’opposizione al Consiglio nazionale siriano può poggiare su diversi fattori, prima di tutto rispetto alla sua credibilità, alla sua consistenza e alla sua onestà.

Il Cns ha mentito ripetutamente al popolo siriano. Vediamo alcuni casi eclatanti.

1) Il Cns ha cominciato come un movimento che difendeva strenuamente la lotta non violenta. Ora il Cns chiede che la violenza sia esercitata dai siriani ma anche da chiunque (israeliani compresi?) sia interessato a farla finita con il regime.

2) Il Cns ha proclamato solennemente di opporsi a qualsiasi tipo di intervento straniero, ma ora lo implora, venga da chi venga, ma meglio se da paesi alleati degli Usa e Israele.

3) La leadership del Cns ha detto in varie occasioni che i Fratelli musulmani (Ikhwan) al suo interno non rappresentavano più del 20%. Però Burhan Ghalioun, il suo leader, si è più volte lamentato chela Fratellanzacontrolla di fatto il Cns e che lui non vuole finire come Mahmud Jibril, il primo ministro della Libia e della Nato, che ha dovuto dimettersi sotto la spinta dei Fratelli.

4) Rispetto al conflitto arabo-israeliano e alle alture del Golan, il Cns ha adottato la stessa posizione del governo del Baath ancor prima di arrivare al potere. Peggio: si è spinto oltre e ha avviato un flirt senza precedenti (almeno per quanto riguardala Siria) con Israele.

5) Il Cns afferma che non sarà uno strumento in mano straniere, però si è convertito in una marionetta delle dinastie regnanti in Arabia saudita, Qatar e altri.

6) Il Cns ha criticato con ragione la corruzione del regime siriano, però si è rifiutato di rivelare all’opinione pubblica siriana le sue fonti di finanziamento. Ghalioun parla di donazione «di siriani ricchi», ma qualcun altro riconosce che ci sono stati trasferimenti di fondi dai paesi del Golfo.

7) Il Cns proclama che il suo obiettivo è una Siria democratica, ma i suoi sponsor di Doha e Riyadh sono tutto fuorché democratici.

8) Il Cns sostiene di offrire al popolo siriano la visione di uno «Stato civile» (termine peraltro vacuo, buono per laici e islamisti senza il minor significato politico). Però i suoi alleati sauditi e ikhwanis non è che diano molte garanzie in questo senso.

9) Il Cns prima ha chiesto l’invio di mediatori della Lega araba per poi screditarli una volta che i loro rapporti non si confacevano ai suoi interessi o a quelli dei suoi sponsor.

10) Il Cns ha promesso una transizione alla democrazia ma è stato incapace di usare metodi democratici al momento di eleggere la sua leadership.

11) Il Cns è stato incapace o complice rispetto agli assasinii infra-religiosi nelle zone sotto il controllo dei suoi alleati.

12) Il Cns parla di democrazia però ha usato metodi anti-democratici e potenzialmente pericolosi nel caso prenda il potere a Damasco: i sicari del Cns (e il Cns ha i suoi sicari al pari del regime di Assad) hanno attaccato diversi esponenti dell’opposizione. Il Cns ha usato gli stessi metodi di calunnia e demonizzazione settaria del regime affermando che tutti quelli che non lo appoggiano sono traditori (takhwin). Il Cns non è riuscito neppure ad arrivare a un accordo con il Coordinamento dei comitati per il cambio democraticom che è l’autentica espressione dell’opposizione interna in Siria. Ghalioun ha firmato un accordo con Haytham al Manna, il leader del Coordinamento, salvo poi ritirare il suo nome dal documento dopo le proteste dei Fratelli musulmani.

Il Cns non rappresenta tutta l’opposizione siriana. Però esige di essere riconosciuto ufficialmente e internazionalmente come «l’unico rappresentante legittimo del popolo siriano»

*Membro del comitato editoriale dell’Arab Studies Journal del Dipartimento di studi arabi contemporanei dell’università Georgetown di Washington.

** Da Sinpermiso (Fonte: Il Manifesto)

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