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“Pulizia etnica in Siria”. Ma i media se ne infischiano

Nella città siriana di Homs è «in corso una pulizia etnica dei cristiani», ad opera di membri della «Brigata Faruq», vicina ad al Qaeda e composta da mercenari provenienti da Libia e Iraq. Lo affermava ieri l’agenzia cattolica Fides, che ha così rilanciato la denuncia proveniente dalla chiesa ortodossa siriana (che riunisce il 60% del milione e mezzo di cristiani residenti nel paese). Militanti jihadisti – affermava la nota – hanno già espulso il 90% dei cristiani di Homs. Secondo fonti del metropolita ortodosso, i militanti delle milizie jihadiste andavano casa per casa, nei quartieri di Hamidiya e Bustan al-Diwan, costringendo i cristiani alla fuga, senza permettergli di portare nulla con sé. «Non abbiamo fonti per confermare direttamente queste notizie – ha correttamente spiegato il vicario apostolico di Aleppo, mons. Giuseppe Nazzaro -, ma si può dire che tali rapporti cominciano a far crollare il muro di omertà fino ad oggi costruito dalla stampa in tutto il mondo. In questa situazione si stanno facendo strada i movimenti islamisti e terroristi».

Pensavamo di trovare oggi su tutte le prime pagine la denuncia lanciata ieri dall’agenzia Fides sulla pulizia etnica contro i cristiani siriani. L’Italia è un paese ‘cristiano’, e in questi anni i media e la classe politica ci hanno abituati a campagna assai virulente a difesa dei cristiani perseguitati dall’islam radicale in Asia e in Africa: titoli sparati sulle prime pagine e nei titoli dei Tg, manifestazioni, convegni, veementi denunce. Dall’Egitto all’Indonesia, dal Sudan all’Afghanistan il mondo è stato descritto in questi anni come sconvolto dalla caccia al cristiano.

Ma la caccia al cristiano in Siria non sembra interessare granché ai quotidiani italiani, tant’è che la notizia compare oggi solo su Manifesto e Stampa, e senza particolare rilievo. Eppure nelle poche righe diffuse ieri dall’agenzia vicina al Vaticano si affermano cose gravissime: che in Siria agiscono bande di mercenari provenienti da Libia e Iraq; che in Siria ci sono bande armate dirette da Al Qaeda; che è in atto una ‘pulizia etnica’ che sta costringendo decine di migliaia di abitanti di Homs e dei dintorni ad abbandonare la città e a rifugiarsi nei paesi vicini. La Turchia sta sfruttando la questione dei profughi siriani che varcano la sua frontiera – una “emergenza” che ancora è tale solo nelle dichiarazioni roboanti di Ankara – per poter giustificare un intervento in territorio siriano con la creazione di una ‘zona cuscinetto’. Per non parlare del ruolo che ebbe la ‘pulizia etnica’ ai tempi dell’intervento militare della Nato contro la Yugoslavia prima e il Kosovo a difesa delle popolazioni presuntamente perseguitate. Salvo poi girarsi dall’altra parte quando era in atto la pulizia etnica contro lo popolazioni ‘non albanesi’ e gli stessi albanofoni invisi alle bande dell’Uck.

Che si dia credito o meno a quanto denunciato dall’arcivescovo di Aleppo le sue denunce valgono o no un po’ di attenzione? Sui media italiani mainstream solo Alberto Stabile, dalle pagine di Repubblica, ha cominciato a lanciare l’allarme su quanto sta accadendo in Siria. Forse qualche apprendista stregone si sta rendendo conto che il gioco della destabilizzazione del Paese lo stanno cominciando a gestire altri attori, non propriamente collaborativi con gli interessi delle cancellerie occidentali…

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