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Stasera il Papa atterra a Cuba

L’ultima volta di un pontefice a Cuba risale alla visita di Giovanni Paolo II 14 anni fa. A ricevere Papa Ratzinger a Santiago de Cuba, sarà il presidente Raul Castro ma in molti ritengono possibile anche un incontro, poco prima della fine della visita, con Fidel Castro. Papa Ratzinger a Cuba si è fatto precedere da una dichiarazione che non è piaciuta molto alle autorità rivoluzionarie dell’isola. “E’ evidente che al giorno d’oggi l’ideologia marxista come era concepita non corrisponde piu’ alla realta’ e cosi’ non puo’ costituire una società: devono trovarsi nuovi modelli con pazienza e in modo costruttivo” aveva detto il Papa due giorni fa in Messico.

Una dichiarazione che molti hanno ritenuto inopportuna. Tra questi anche la Chiesa Cattolica cubana –segnalano alcuni corrispondenti – la quale teme che possa pregiudicare il filo del dialogo che dalla visita di Wojtila nel 1998, la Chiesa cubana sta tessendo con le autorità cubane. Ma anche alcuni settori della Chiesa Cattolica italiana, non hanno condiviso l’opportunità di quelle dichiarazioni alla vigilia dell’arrivo a Cuba. Diversa invece la posizione della Cei, esternata dal suo giornale “L’Avvenire”.

Il quotidiano cubano Granma scrive che il ministro degli Esteri Bruno Rodríguez (nella foto) ha assicurato che “qualsiasi tentativo di manipolare il viaggio apostolico di Sua Santità, che giungerà nell’Isola a Santiago di Cuba proveniente dal Messico, fallirà miseramente. L’Avana ha denunciato alcuni giorni fa la messa in moto d’una campagna organizzata da gruppi controrivoluzionari radicati negli Stati Uniti, per generare provocazioni ed  instabilità durante la visita del Papa”.

Un attento osservatore delle vicende latinoamericane come Gennaro Carotenuto segnalava nei giorni scorsi come “Il carattere pastorale della visita a Cuba è largamente prevalente per una chiesa che da tempo non ha alcunché da lamentare né per il proprio culto né per gli altri, in un’isola dove le libertà religiose sono garantite, consolidate e indiscusse. Il cardinale Jaime Ortega è da tempo non solo un interlocutore principale del governo ma (insieme ad altri ecclesiastici) figura pubblica con grande accesso ai media controllati dal governo e i cattolici hanno voce in capitolo anche nelle riforme economiche che Cuba sta affrontando in pace a dispetto di quanti da tempo cercano di fomentare rivoluzioni colorate magari violente”. Insomma un viaggio sul quale si nutrono parecchie aspettative, alcune andranno deluse, altre potrebbero invece far sperare come la recente presa di posizione del Vaticano contro il blocco statunitense verso Cuba.

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Sulle “divergenze di interessi” tra il Papa e gli Stati Uniti pubblichiamo qui di seguito una interessante analisi di Gennaro Carotenuto.

Non arriva ai media italiani la fitta polemica tra Stati Uniti e Vaticano rispetto all’imminente arrivo del Papa a Cuba, previsto per oggi e che ha portato ad almeno un incidente aperto con il Cardinale Ortega che ha chiesto aiuto alla Polizia per far sgomberare una chiesa dell’Avana. In particolare le organizzazioni cubano-statunitensi di Miami hanno stigmatizzato un viaggio che “solo conviene alla dittatura castrista”. Da Miami e da Washington non si perdona al Vaticano la presunta linea morbida nei confronti di Cuba Rivoluzionaria e in particolare il fatto che la Chiesa cattolica condanni l’embargo statunitense contro l’isola fin da prima dello storico viaggio di Giovanni Paolo II nel 1998.

La denuncia dell’embargo come illegittimo, peraltro condivisa dal Vaticano con tutti i paesi del mondo salvo Israele, è sicuramente il punto più algido del conflitto tra Vaticano e Stati Uniti su Cuba e ripetutamente il cardinale Jaime Ortega è stato di fatto accusato di collaborazionismo per impedire di usare il tema della presunta assenza di “libertà religiose” nell’isola per attaccare il governo. Vari esponenti politici statunitensi come Ileana Ros-Lehtinen, parlamentare repubblicana come il senatore Marco Rubio, denunciano apertamente “l’inciucio tra Chiesa cattolica e Cuba”.

Negli ultimi mesi anche l’opposizione interna ha alzato il tiro contro la chiesa e in almeno un caso si è aperto un conflitto al termine del quale esponenti anticastristi sarebbero stati allontanati da una chiesa cattolica dell’Avana. Lo scorso 14 marzo sarebbe stato lo stesso Cardinal Ortega a chiamare la Polizia per far sgomberare la chiesa di Nuestra Señora de la Caridad all’Avana da una dozzina di oppositori, prontamente stigmatizzato sulle pagine del Miami Herald da Andrés Oppenheimer, una delle penne più in voga contro tutti i governi di centro-sinistra latinoamericani.

Di fronte alle proteste dagli Stati Uniti, dove varie figure pubbliche hanno ricordato che la Chiesa cattolica ha spesso ospitato riunioni di dissidenti in Cile, in Salvador e in altri paesi dove esistevano dittature di destra, lo stesso Cardinal Jaime Ortega, in un comunicato stampa, è stato fermissimo nell’affermare che la chiesa accoglie tutti ma non è possibile strumentalizzarla per convertire un tempio in barricata e rompere lo spirito di armonia e di speranza per la visita di Benedetto XVI.

Secondo l’ex-incaricato d’affari statunitense a Cuba Wayne Smith, “le relazioni armoniose tra Vaticano e Cuba sono viste molto negativamente da Washington e ci sono stati passi ufficiali perché la Chiesa cattolica contribuisca ad alzare il livello dello scontro. Ma la Chiesa cattolica non si è mai prestata a tali piani”.

Lo stesso Smith, intervistato dal messicano La Jornada, ha ricordato come sia perfettamente pubblico che negli ultimi due anni almeno 35 milioni di dollari sono stati versati, in particolare da USAID, per finanziare oppositori del governo cubano con lo scopo di destabilizzare il governo. Tali finanziamenti sono illegali a Cuba e sarebbero illegali nella maggior parte dei paesi del mondo e sono all’origine della maggior parte degli arresti di oppositori nell’isola dove, secondo Amnesty International, vi sarebbero almeno undici prigionieri politici. Lo stesso Dipartimento di Stato di Washington è accusato di avere investito fondi pubblici statunitensi nella creazione e nel costruire l’immagine internazionale di associazioni anti-cubane come le “Damas en Blanco”.

di Gennaro Carotenuto

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