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Il banchiere Draghi ai greci: “dovete rinunciare al benessere”

Suonano davvero inquietanti, oltre che insopportabili, le parole pronunciate nei giorni scorsi dal presidente della Banca Centrale Europea, l’italiano Mario Draghi, a proposito del fatto chela Grecia“deve rinunciare al benessere sociale per uscire dalla crisi”. «Sì, esattamente, e tale rinuncia coincide con la riduzione dei salari in tutti i settori» ha detto Draghi in un’intervista al quotidiano tedesco «Bild». I greci stanno già stringendo la cinghia da anni, hanno perso già fette enormi dei loro salari e delle loro pensioni, e la disoccupazione dilaga.

Lo scorso 14 febbraio molte aziende hanno cominciato ad apportare tagli del 20% agli stipendi dei loro dipendenti, dopo le varie forti sforbiciate del periodo Papandreou. I dati forniti dagli ispettori del Ministero del Lavoro mostrano ad esempio che in 45 imprese che impiegano più di 50 lavoratori sono stati applicati nuovi contratti individuali con una diminuzione media del salario del 20,1%. Altre 3.231 piccole imprese hanno invece decurtato il salario dei dipendenti del 20,63%. Stessa solfa nel settore pubblico.

Se i lavoratori perdono diritti e salario diretto, perdono in contemporanea anche i loro beni comuni e quote sempre più alte di salario indiretto. Spinto dai diktat di Bruxelles il governo Papademos sta svendendo ai privati circa un terzo del paese. Già, “un terzo del paese” scrive proprio il quotidiano turco Hurriyet, naturalmente sottolineando l’interesse degli imprenditori di Ankara per le imprese e le risorse elleniche messe all’asta. A poco prezzo i compratori stranieri potranno aggiudicarsi porti, aeroporti, centrali elettriche, autostrade e società energetiche ela Turchianon vuole farsi sfuggire la storica occasione, anche se dovrà competere con le multinazionali tedesche, inglesi e francesi. «Un terzo della terra greca è in vendita» ha ricordato Panos Protopsaltis, il capo del Programma di privatizzazioni del Fondo di sviluppo dei beni della repubblica ellenica (Hrad) in dichiarazioni alla versione in inglese dell’Hurriyet Daily News. Per l’esattezza 71 mila proprietà su 3,4 miliardi di metri quadrati di suolo greco, e sono molto a buon mercato.

I greci stanno sopportando tagli salariali, chiusura di scuole e ospedali, privatizzazioni, commissariamento del paese. E per che cosa? Per pagare gli interessi sul debito contratto dalla classe politica con le banche tedesche, francesi, britanniche… Sacrifici serviti a nulla, visto che il debito pubblico invece di scendere è aumentato e visto che il paese è fallito nei fatti, anche se manca il certificato di morte di quell’Unione Europea interessata più che altro a estorcere nuove risorse ai lavoratori greci.

Di oggi la notizia che la situazione finanziaria degli Enti previdenziali ellenici è drammatica, dopo decenni di sperperi e clientelismi. E ora la crisi economica ha peggiorato la situazione: l’evasione dei contributi, l’aumento della disoccupazione, la chiusura di molte imprese e la svalutazione dei titoli di stato (haircut) in loro possesso hanno provocato, secondo l’Istituto del Lavoro della Confederazione Generale dei Lavoratori di Grecia (Gsee), un «buco nero» di nove miliardi di euro per il 2012, con il rischio di non essere in grado di pagare le pensioni nell’ultimo trimestre del 2012. Secondo Savvas Rompolis, direttore dell’Istituto del Lavoro della Gsee, a causa della disoccupazione che a fine 2012 raggiungerà il 24% gli enti perderanno altri sei miliardi di euro. Gli enti hanno avviato una serie di controlli contro la corruzione, i falsi invalidi e l’evasione contributiva. Secondo stime del ministero della Sanità alla fine si accerterà che 70.000 persone hanno percepito per anni sussidi cui non avevano diritto. Ma fra i motivi alla base della grave situazione economica degli Enti previdenziali c’è anche l’assurda scelta di non utilizzare edifici di proprietà in centro lasciati vuoti e di affittare invece a caro prezzo altri uffici.

E intanto i greci continuano a protestare e a farsi sentire, come possono, contro la lenta eutanasia senza anestesia che sta uccidendo il paese. Oggi gli uffici di tutti i Comuni dell’Attica, la regione della capitale Atene, sono rimasti chiusi dalle 11:00 alle 15:00 in segno di protesta per i tagli dei fondi alle Autonomie Locali da parte del governo centrale. I sindaci dei Comuni protestano perché non hanno ancora ricevuto i 450 milioni di euro loro dovuti in base al bilancio del 2012 e contro la riduzione del 15% dei finanziamenti provenienti dai Fondi autonomi. IN sciopero per il secondo giorno anche gli avvocati. Domani a chi toccherà? 

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