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Egitto. La “primavera” islamista

Le mani degli islamisti sulla Costituente Poi forse il presidente

 

Michele Giorgio
Chi in Egitto sognava una Assemblea Costituente rappresentativa di tutti i cittadini, estranea agli interessi dei partiti, è rimasto a dir poco deluso. La fame, si sa, vien mangiando e le formazioni islamiste, legittime vincitrici delle elezioni legislative, non hanno saputo, o meglio non hanno voluto, resistere alla tentazione di garantirsi il controllo dell’organo che dovrà scrivere la nuova Costituzione. Ieri Saad al-Katatni, speaker del parlamento e segretario generale di Giustizia e Libertà, il partito dei Fratelli musulmani, è stato eletto presidente della Costituente. Nei giorni scorsi gli islamisti – Fratelli musulmani e salafiti – si erano assicurati la maggioranza anche dell’assemblea incaricata di scrivere la carta costituzionale, composta da 50 membri fra deputati e senatori e da altre 50 personalità del mondo culturale, economico e sindacale.
Nel mirino dei Fratelli musulmani ora c’è la presidenza della repubblica. La confraternita che un anno fa aveva comunicato di non voler presentare un proprio candidato, qualche giorno fa ha fatto sapere che «sta prendendo in considerazione» la possibilità di partecipare con uno dei suoi esponenti alla corsa, prevista a maggio, per la carica più alta dello Stato. La decisione finale dipenderà dall’orientamento prevalente nella Costituente riguardo i poteri del presidente. Se al capo dello stato verranno assegnate prerogative meno importanti rispetto a quelle attuali, allora gli islamisti potrebbero passare la mano. Se, al contrario, il futuro presidente avrà poteri reali, in grado di bilanciare quelli del parlamento e del governo, i Fratelli musulmani, sostenuti dai salafiti, sceglieranno di partecipare al voto. Per impedire che un presidente laico possa poi ostacolare la reislamizzazione della società e delle leggi.
Un progetto fin troppo chiaro e non sorprende l’assenza ieri alla prima riunione della Costituente di circa un quarto dei componenti per protesta sulla predominanza islamista. Centinaia di egiziani, tra i quali avvocati e giudici, hanno partecipato ieri a una marcia di protesta fino alla sede del Parlamento. «Tutti i nostri deputati si sono ritirati», ha annunciato il noto imprenditore copto Naguib Sawiris, fondatore del Partito degli Egiziani liberi, il partito liberale più rappresentato in Parlamento, esprimendosi a nome di una coalizione di partiti della sinistra e laici.
A poco sono servite la rassicurazioni di Katatni che ha fatto riferimento a «saggezza e senso di responsabilità» descrivendo il compito che attende i membri della Costituente. Per il deputato Ahmed Said i lavori dell’assemblea sono fondati su di un «orientamento errato». «Stiamo parlando della Costituzione per tutto l’Egitto, non per il partito di maggioranza – spiega Said -, a queste condizioni le leggi fondamentali saranno decise dall’Islam politico e questo tradisce il mandato che abbiamo ricevuto dal popolo egiziano». Da parte sua Ziad Bahaa Eldin del Partito socialdemocratico, aggiunge che «è diritto di tutti gli egiziani scrivere una Costituzione lontana dagli interessi delle forze politiche, di qualsiasi colore e orientamento». I Fratelli musulmani e i salafiti del partito al Nour sostengono invece di rappresentare proprio ciò che vuole la maggioranza del paese. Adesso gli islamisti spingono per le dimissioni del governo Ganzouri, nominato dai militari al potere, e per la formazione di un nuovo esecutivo con i rappresentanti di Giustizia e Libertà.
Tornano nel frattempo sulla scena politica e si candidano a presidente due personaggi protagonisti, in modi ben diversi, dell’era dell’ex raìs Hosni Mubarak. Ayman Nour che aveva sfidato Mubarak alle presidenziali del 2005, ha annunciato l’intenzione di candidarsi dopo l’amnistia concessa oggi dal capo della giunta militare Hasan Tantawi che gli ha riconosciuto i diritti politici e civili. Nour è stato detenuto per falsificazione di documenti pubblici. È pronto a candidarsi anche l’ex vice presidente e capo dei servizi segreti Omar Suleiman, vicino a Mubarak fino all’ultimo e uno degli uomini più compromessi con il passato regime.
da “il manifesto”

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