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La nuova Legge Organica del Lavoro in Venezuela

Il 1° maggio il Presidente del Venezuela Hugo Chavez Frías promulgherà la nuova Legge Organica del Lavoro. Il PCV Partito Comunista del Venezuela e il sindacato UNETE Unione Nazionale dei Lavoratori nutrono dubbi e incertezze sul testo che la Commissione Presidenziale presenterà a Chavez, perché della suddetta commissione fanno parte persone che non sono state molto chiare nelle loro prese di posizione pubbliche e non hanno difeso e sostenuto con convinzione i lavoratori, per i quali, invece, la Legge Organica del Lavoro (LOT) rappresenta lo strumento giuridico più importante dopo la Costituzione.

Cerchiamo di delineare il contesto storico, economico e politico in cui è nata la legge del lavoro attualmente in vigore e che verrà sostituita dalla nuova LOT: essa è stata il frutto del ciclo egemonico del neo liberismo consolidato, non solo in Venezuela ma in tutta l’America Latina, negli anni ottanta e novanta con governi piegati agli interessi e ai mandati del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale.

Questi governi, sostenuti dai settori più reazionari e autoritari del potere economico, delle forze armate, della chiesa e dalla tradizionale ideologia dell’economia di mercato dei gruppi politici che esprimevano gli interessi delle oligarchie locali, hanno dato vita in quegli anni a leggi e politiche del lavoro orientate alle necessità del mercato, che hanno prodotto deregolamentazione del lavoro, disuguaglianza, disoccupazione, dipendenza tecnologica ed indebitamento con organismi finanziari internazionali.

Nell’anno 1989 in Venezuela la crisi economica, prodotta dalle stesse misure neoliberali del FMI, fece esplodere il conflitto economico e sociale. Il popolo stanco reagì con forti proteste e tumulti a Caracas e nelle città più importanti. Più di mille persone furono assassinate dalle forze di Polizia e dalle forze armate.

Nel 1998 finalmente il popolo è riuscito a dire basta, eleggendo Hugo Chavez Frías Presidente della Repubblica. La sua politica interna era basata sul progetto di una nuova Carta Costituzionale, un nuovo ordinamento giuridico e un rinnovamento dei poteri dello Stato per permettere una rifondazione del paese. Chávez ha chiamato questa fase Rivoluzione Bolívariana Pacifica.

Tra tutte le leggi promulgate fino ai primi mesi del 2002, le leggi in assoluto più contrastate dall’opposizione sono state la riforma agraria e la nazionalizzazione delle risorse petrolifere con la conseguente redistribuzione del gettito alla popolazione, tramite nuove forme di Stato sociale come salute, istruzione, servizi. Per di più la nuova politica estera di collaborazione, cooperazione e solidarietà con alcuni stati del Sud America attuata con l’integrazione nell’Unasur e nell’Alba, in netta contrapposizione alla storica subordinazione economica e politica agli USA, sono stati i presupposti per il golpe del 2002.

Il tentativo di colpo di stato -portato avanti da un esiguo numero di militari, sostenuto dalle forze politiche più reazionarie e con il beneplacito degli Stati Uniti- è però fallito miseramente, perché i golpisti non avevano calcolato la reazione di vastissimi strati delle popolazione e anche della maggior parte delle forze armate che ben presto hanno riportato il Presidente arrestato dai golpisti nel Palazzo di Miraflores, sede della Presidenza.

L’opposizione non si è data per vinta e, utilizzando questa volta metodi legali, ha indetto nel 2004 un referendum revocatorio; ma anche questo tentativo di destituzione è andato male, perché Il risultato elettorale è stato di 59,06% dei voti per il NO, mentre il 40,64% per il SI, confermando il Governo del Presidente Chávez.

Contro il risultato del referendum ci sono state violente manifestazioni da parte della destra che voleva delegittimare le istituzioni venezuelane e i risultati del voto, per far credere che vi fosse una situazione di “caos” e giustificare così un intervento internazionale guidato dagli Stati Uniti, volto a rovesciare i risultati del voto popolare. Nonostante le accuse dell’opposizione di brogli elettorali, Jimmy Carter ha definito il voto un “esempio di democrazia” e ha invitato la cittadinanza ad accettarne il risultato.

Dobbiamo tenere presente questo quadro politico quando parliamo di Venezuela, non quindi di un paese socialista, ma di un paese che sta incamminandosi nella strada della transizione al socialismo nel XXI secolo, ma in cui il modello economico è ancora capitalista e neoliberale, così come la politica e legge del lavoro è una legge frutto dell’egemonia capitalista e neoliberale e che favorisce, dunque, il datore di lavoro.

Per il PCV e i movimenti di sinistra è rilevante, nel processo di transizione, il ruolo che giocherà la nuova Legge Organica del Lavoro, con la quale si chiede di cambiare le relazioni lavorative, la divisione sociale del lavoro e di ottenere la partecipazione de “la classe” in maniera diretta attraverso i Consigli dei Lavoratori. Questa legge non deve essere un semplice contratto collettivo, ma una nuova forma di concepire i rapporti di produzione.

Spinti da queste ragioni il PCV, l’Unione Nazionale dei Lavoratori (UNETE) e diverse organizzazioni e collettivi “classisti” venezuelani, nei mesi scorsi hanno fatto consultazioni di base, raccogliendo le proposte rivendicative e politiche avanzate dai lavoratori delle varie realtà nazionali.

Il 25 febbraio si è tenuto a Caracas l’”Incontro Nazionale del Movimento Operaio e Sindacale Classista per la Nuova e Rivoluzionaria Legge Organica del Lavoro”, in cui si sono discusse le relazioni che riassumevano le proposte nate dalla base dei lavoratori. Nella consapevolezza che la legge dovrà essere uno strumento rivoluzionario per l’edificazione di una società diversa da quella capitalista, i relatori hanno focalizzato le rivendicazioni non soltanto sugli aspetti di carattere economico, ma anche di tipo politico che permettano ai lavoratori di emanciparsi.

Infatti al di là delle pur importanti rivendicazioni per la riduzione a 6 ore della giornata lavorativa, creando così nuove possibilità di lavoro, per il ripristino della retroattività per il calcolo delle prestazioni sociali, per i diritti della donna lavoratrice – proibire la discriminazione di genere nella selezione del personale, definire e punire le molestie sessuali, prolungare l’aspettativa per maternità -, si è dato grande risalto alle rivendicazioni politiche.

Per Pedro Eusse, Segretario Nazionale per il Movimento Operaio e Sindacale del PCV, sono le rivendicazioni politiche che danno un carattere rivoluzionario alla nuova LOT, “rivendicazioni come la stabilità lavorativa generale e assoluta quale diritto umano fondamentale; i diritti politici per la partecipazione da protagonisti dei lavoratori nella Direzione dello Stato, delle imprese e dell’economia attraverso lo strumento dei Consigli Socialisti dei Lavoratori; il rafforzamento delle organizzazioni sindacali come strumenti per la lotta di classe contro il capitale e l’esercizio reale ed effettivo del diritto di sciopero. Quello a cui aspiriamo è costruire dalla base dei lavoratori un poderoso movimento operaio e sindacale capace di dare battaglia di classe per sconfiggere il capitalismo ancora vigente in Venezuela.”

Pertanto il proposito e l’obiettivo fondamentale di questa legge non è solo quello di migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori, ma, soprattutto, di servire come strumento giuridico, affinché la classe lavoratrice tutta avanzi vittoriosamente nella sua lotta contro il sistema capitalista. Questa legge non costruisce il socialismo, però deve accompagnare la transizione al socialismo.

Tra le risoluzioni dell’incontro, c’è stata la ratifica della Commissione di Sistematizzazione che processerà l’insieme delle proposte raccolte; la richiesta alla Commissione Presidenziale della LOT di presentare in un dibattito pubblico la sua proposta di legge; la ratifica della convocazione della Gran Marcia Nazionale del 22 di Marzo, per consegnare al Presidente Chávez la proposta classista della nuova e rivoluzionaria LOT.

Per il PCV e la UNETE è stata fondamentale e imprescindibile la mobilitazione del 22 marzo per compiere una delle più alte responsabilità storiche con la consegna della proposta della Nuova e Rivoluzionaria Legge Organica del Lavoro: per ottenere che il progetto che dovrà redigere la Commissione Presidenziale rispecchi le proposte dei lavoratori e per esprimere al Presidente Chavez il totale appoggio dei lavoratori venezuelani alla sua rielezione come Capo di Stato il prossimo 7 ottobre.

Il 22 marzo fin dalle prime ore del mattino una folla oceanica di lavoratori provenienti da tutto il paese ha attraversato le strade di Caracas fino al Palazzo del Governo. Per Tribuna Popular organo del PCV la mobilitazione è stata importante “per il carattere unitario e combattivo, per l’alta coscienza dei partecipanti che questa marcia avrebbe significato un salto qualitativo nell’evidente rafforzamento della classe operaia venezuelana ed è evidente che a tutto ciò bisogna sommare la grande partecipazione di persone di tutto il paese che, a dispetto di molte difficoltà nei trasporti, hanno sfilato per le strade di Caracas richiedendo al processo bolivariano una nuova e rivoluzionaria Legge Organica del Lavoro, richiesta propositiva perché è stata accompagnata da un documento comprendente le proposte rivendicative e politiche dei lavoratori e lavoratrici per questo strumento legale.”

Ci sembra che dall’altro lato dell’oceano, in paesi in cui, dopo decenni di dittature militari o comunque di governi neoliberisti di capitalismo selvaggio, con le elezioni hanno vinto forze democratiche e socialiste che hanno intrapreso una strada per l’uscita dal capitalismo e la costruzione del socialismo possibile nel XXI secolo, scelta ancora fortemente contrastata non solo dalle forze reazionare nazionali, ma dagli stessi Stati Uniti che non demordono nella loro politica di controllo economico e politico dell’area.

Come ci insegnano i paesi dell’Alba in America Latina, l ’unica risposta possibile alla protervia capitalista nella crisi sistemica attuale è quella dell’organizzazione e del rafforzamento politico del conflitto sociale e di classe e la strategia politica non può che essere quella del superamento del capitalismo.

 

a cura della Commissione internazionale della Rete dei Comunisti

 

http://www.aporrea.org/trabajadores/a139576.htmluna

http://www.tribuna-popular.org/index.php?option=com_content&;view=article&id=1152:colectivos-socialistas-marchan-en-caracas-por-nueva-y-revolucionaria-lot-este-jueves-22-de-marzo&catid=7:trabajadores&Itemid=10

http://www.tribuna-popular.org/index.php?option=com_content&;view=article&id=1057:encuentro-nacional-movimiento-obrero-y-sindical-realizara-gran-marcha-nacional-el-22-m&catid=7:trabajadores&Itemid=10

http://www.pcv-venezuela.org/index.php?option=com_content&;view=article&id=1058:fundamentacion-teorica-y-politica-para-una-nueva-y-revolucionaria-lot&catid=17:documentos-pcv&Itemid=8

http://www.tribuna-popular.org/index.php?option=com_content&;view=article&id=1189:imision-cumplida&catid=7:trabajadores&Itemid=10

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