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Il Cile in movimento

Il 5 aprile scorso Camila Vallejo, vice presidente della FECh (Federazione degli Studenti del Cile), protagonista in primo piano delle manifestazioni animate dal movimento degli studenti in Cile lo scorso 2011, è stata ricevuta da Fidel Castro.

Naturalmente è molto orgogliosa di questa attenzione che è sicuramente dovuta alle grandi mobilitazioni di massa che i giovani cileni hanno saputo sostenere, insieme alle loro famiglie, per oltre sette mesi durante lo scorso 2011 reclamando senza mezzi termini l’educazione gratuita e di qualità, ma anche la fine del regime economico neoliberista che porta alla mercificazione di tutto, istruzione inclusa.

La nuova direzione delle Federazioni universitarie degli studenti, eletta lo scorso dicembre, sta proseguendo il lavoro iniziato lo scorso anno e, fin dai primi giorni del 2012, ha lavorato per integrare e unificare le varie lotte che, insieme a quelle studentesche, si sono susseguite e continuano ad oggi pur nel silenzio dei nostri media occidentali. La Confech (Confederazione degli Studenti del Cile che comprende le varie Federazioni degli studenti delle università cilene) intende utilizzare come collante delle varie lotte l’aggregazione che può venire dalla spinta, sentita indiscriminatamente da tutti i cileni (classi al potere escluse) che l’istruzione è un diritto imprescindibile e non può essere venduto né mediato in alcun modo.

Già in gennaio, infatti, i dirigenti della Confech, insieme a José Ancalao, (dirigente della Femae, Federazione Mapuche degli studenti, che era stata un po’ tenuta ai margini nella gestione precedente della Confech) si sono recati nelle comunità Mapuche di Wente Winkul Mapu e José Guiñón, del comune di Ercilla permanente oggetto di perquisizioni ed assalti da parte delle forze speciali dei “carabineros”, con l’intento di stringere legami e organizzare reti di solidarietà. Il prossimo 21 aprile uscirà un documento della Confech con il programma del nuovo anno di mobilitazione che, sembra, vedrà meno manifestazioni in strada, ma più lavoro nei settori sociali e cittadini.  

Anche gli studenti medi ed i loro professori hanno già iniziato a muoversi e, conseguentemente, ad essere brutalmente repressi, come è di costume in Cile (ma non solo lì…..). Centinaia di ragazzi non hanno più potuto iscriversi agli studi e professori sono stati licenziati per aver partecipato alle lotte della scorsa stagione. Oggetto di repressione è tutto quello che si muove e che non è contenibile in contesti di una mediazione pilotata che garantisca il buon fine delle operazioni di “pompieraggio”.

Ma persino chi fa richieste assolutamente e semplicemente rivendicative e locali, oggi in Cile rischia letteralmente la pelle. È il caso di quanto sta accadendo ad Aysen. Si tratta di una regione all’estremo sud del paese che ha subito una vera e propria colonizzazione agli inizi del ‘900 da parte dello Stato cileno, che ha espulso i coloni e i nativi che lì abitavano in precedenza incendiandone le proprietà e installandovi latifondisti protetti dalla legge e dai carabineros.

La Guerra del Cile Piccolo  (Il Cile Chico)ha instaurato così la cosiddetta “sovranità delle pecore” sulle persone.

Ma questa zona di frontiera molto lontana da Santiago richiede un’attenzione particolare e, nel tempo, alcuni governi, hanno concesso delle esenzioni fiscali e delle facilitazioni per rendere più vivibili le condizioni dei nuovi abitanti di quei difficili territori. Il governo attuale, invece, pur avendo ricevuto una larga maggioranza di voti da quelle parti, ha risposto ai movimenti di rivendicazione fatti negli ultimi mesi della cittadinanza a colpi di fucile e gas lacrimogeni (ad altezza d’uomo naturalmente) anche nella città di Coihayque che si è unita alle proteste di Aysen.

Se questo è il trattamento riservato ai propri elettori, ci si può immaginare cosa sia riservato agli altri….

Gli “altri” che sono in rotta di collisione con l’attuale governo ormai cominciano ad essere parecchi:

 

  • i Mapuche, che difendono i loro territori dall’invasione dello Stato cileno che pretende di sfruttarne le risorse arboree per mezzo delle imprese multinazionali e dei potentati nazionali (Matte e Angelini); Mapuche che non esitano a definire classista e capitalista lo Stato, che subordina gli interessi della popolazione a quelli dei governi e dei consorzi finanziari, che non si fanno scrupolo ad usare falsità, astuzie e violenza per accedere alle risorse dei popoli nel mondo; Mapuche sempre più coscienti che con la repressione lo Stato manifesta la sua paura che le comunità diano risposte alle richieste della maggioranza, che lì ha la possibilità di esprimersi, condividere e determinare collettivamente le soluzioni ai problemi (prassi sempre meno di moda nelle “democrazie” DOC e praticata, invece, nei “regimi” messi al bando, come ad esempio Cuba…).
  • il grande movimento contro il megaprogetto di Hidroaysen (delle imprese ENDESA, ENEL e Colbún), che sta per distruggere tutto il sud del paese, e non solo, per portare quantità abnormi di energia elettrica utili all’ulteriore sfruttamento delle miniere gestite dalle multinazionali nel Nord del paese. L’11 aprile è prevista la prossima manifestazione, organizzata a seguito del rifiuto da parte del giudice di sottoporre a perizia il progetto (N.B. Il giudice, Pedro Pierry, che ha respinto la possibilità di perizie neutre sul progetto, possiede ben 109.840 azioni del progetto. Quando si parla di giudizio disinteressato…);
  • chi occupa le case, ricevendo come unica risposta la repressione violenta e i processi (la stesso tipo di risposta ricevuta anche durante i governi della Concertaciòn) mentre le occupazioni illegali di terreni da parte delle imprese idroelettriche multinazionali non hanno il benché minimo problema;
  • i familiari dei detenuti scomparsi o uccisi negli anni della dittatura che, ad oggi, non hanno avuto giustizia, spesso neanche riconoscimento o che, addirittura, ancora sono vittime di un esilio deciso dai tribunali di Pinochet (Hugo Marchant Moya è un esempio per tutti);
  • coloro che sanno quanto sforzo sia costato creare spazi per la gestione della memoria storica, per far conoscere a chi, per la giovane età, ignora quello che è realmente accaduto in Cile dal 1973 al 1990 (varie Case della Memoria: a Santiago Villa Grimaldi celebra i suoi 15 anni, ma Valdivia è riuscita a strappare uno spazio solo due anni fa);
  • i “Marinos Constitucionalistas” (ufficiali di Marina che in una nave di fronte al porto di Valparaiso, per essere rimasti fedeli al Presidente costituzionalmente eletto e non aver condiviso i preparativi del golpe dell’11 settembre, erano stati sequestrati e torturati già in agosto del 1973) che ancora non vedono riconosciuto il ruolo da loro giocato e subito in quelle tragiche circostanze;
  • i familiari dei compagni antagonisti nei territori metropolitani, ingiustamente incarcerati grazie alle montature di rito (caso “bombas”);
  • gli agricoltori costretti a sottostare al cappio dell’oligopolio delle sementi transgeniche (fondamentalmente Monsanto, ma anche Pioneer e Syngenta);
  • i minatori in rivolta da tempo contro le inumane condizioni di sfruttamento che vivono quotidianamente, mentre il Presidente Piñera si fa bello per aver presenziato all’estrazione di alcuni di loro da un crollo e il padrone della miniera li usa come fenomeni da baraccone in penosissimi show televisivi affinché si sappia come è buono e generoso il loro datore di lavoro, mentre nel frattempo si lasciano in balia della fame gli altri (e le loro famiglie) che hanno avuto la “sfortuna” di non essere rimasti seppelliti;
  • tutti coloro che sono convinti che le miniere di rame appartengano al popolo cileno e che a questo andrebbero restituite, come fece Salvador Allende nel breve periodo del suo governo;
  • i pescatori artigianali che ormai non dispongono più di spazi per la loro attività lavorativa regalati alle grandi imprese dalla Legge che privatizza e praticamente regala le coste alle grandi imprese salmoniere che, assurdamente, possono pagare i loro eventuali debiti vendendosi pezzi di costa;
  • le donne senza sufficienti risorse economiche che possono morire di aborto clandestino perché questo governo vuole cancellare l’aborto terapeutico, mentre le madri mapuche devono piangere i loro figli uccisi dallo Stato che difende “la vita” e tortura i loro bambini;
  • i movimenti che ostinatamente rifiutano la privatizzazione dell’acqua che il Chile, col governo di Sebastián Piñera, ha definitivamente venduto ai privati, mentre al resto già ci avevano pensato i governi di Eduardo Frei e Ricardo Lagos;
  • Gli abitanti di Caimanes, che l’acqua, invece, non ce l’hanno più e, quella poca rimasta, è contaminata dalla multinazionale Antofagasta Minerals che gestisce la Miniera Los Pelambres;
  • gli storici e gli intellettuali di sinistra, che ritengono di non voler vivere in una democrazia tenuta sotto tutela da una Costituzione redatta in tempo di dittatura e hanno dato vita ad un movimento per l’Assemblea Costituente che faccia piazza pulita delle pastoie del regime del Generale Pinochet;
  • tutti quelli che cominciano a capire che tutte le leggi speciali e superspeciali repressive non sono “solo” contro i Mapuche o “solo” contro quelli che hanno rubato un televisore durante i giorni del terremoto;
  • tutti quelli che, a oltre due anni dal terremoto, e tutte le zone da loro abitate, aspettano ancora che qualcuno porti via le macerie e ricostruisca ambienti vivibili (questa cosa ci fa venire in mente qualche analogia con situazioni nostrane…);
  • la popolazione di Magallanes che, nell’ultima compagine sud del territorio cileno, si è ribellata, nel gennaio del 2011, contro gli aumenti del gas, che produce ottenendo qualche contentino;
  • I cattolici di base che nella via crucis di questo venerdì santo, celebrata a Villa Grimaldi, hanno ricordato il ventiquattrenne Daniel Zamudio impunemente torturato, e morto lo scorso 27 marzo, solo per essere omosessuale, con il placet della cultura fondamentalista diffusa dalla destra governativa;

 

Insomma, oltre agli studenti ed alle popolazioni di Aysen e Coihayque, di gente che non ne può più e che lo dice chiaramente, sembra essercene abbastanza da creare qualche problema serio a questo governo, ma anche a tutti quegli altri che credono di poter cavalcare i movimenti sociali che si sono sviluppati da questi malcontenti regionali e generali.

Visti i trascorsi dei governi degli ultimi 20 anni, c’è una certa cautela, da parte di molti, nel credere che basti togliere di mezzo il governo di Piñera e affidarsi ai vecchi partiti della Concertaciòn (magari ampliando la compagine al Partito Comunista, il quale già per le prossime amministrative sta facendo accordi elettorali in 70 comuni). Alcuni dei leader uscenti del movimento studentesco del 2011 si stanno inserendo nell’agone politico, alcuni fondando nuovi partiti (Revolución Democrática).

Anche Camila sembrava dovesse essere candidata sindaco di Viña del Mar, ma forse lo sarà solo a consigliere. Certo che il carisma personale e le capacità acquisite durante le splendide lotte dello scorso anno dai rappresentati della JJCC (Camila in primis) potrebbero essere degni di miglior causa, come ad esempio collaborare con la nuova direzione della Confech per portare avanti lotte sociali autonome e non elettorali…

Ma dal momento che Karol Cariola (Segretaria della Gioventù Comunista Cilena JJCC), che ha accompagnato Camila a Cuba, ha dichiarato: “Per noi Cuba è un’ispirazione, una speranza e rappresenta il bastione di resistenza della società che anche noi vogliamo costruire, una società socialista, comunista, che garantisca l’uguaglianza, che garantisca le opportunità e che non discrimini il popolo per le sue condizioni economiche” e Camila ha detto anche che per loro quello che dice Fidel indica la rotta da seguire.

C’è da sperare che questa visita nell’Isola porti consiglio?

 

 

Fonti:

http://www.causes.com/causes/26511-patagonia-sin-represas/actions/1640032

http://www.cubadebate.cu/noticias/2012/04/05/delegacion-chilena-y-estudiantes-villaclarenos-dialogan-sobre-realidades-de-america-fotos/

http://www.elmostrador.cl/noticias/pais/2012/04/05/camila-vallejo-tras-reunion-con-fidel-castro-para-nosotros-lo-que-diga-reflexione-lo-que-nos-senale-es-como-una-carta-de-ruta/

http://villagrimaldi.cl/noticias/testimonios-y-pasacalles-para-un-15-aniversario-1997-2012/

Comunicato N° 43 dell’Organizzazione Territoriale AYÜN MAPU all’opinione pubblica Territorio di Pülalko-Kepe, 01 aprile 2012

http://www.piensachile.com/secciones/noticias/9829-juez-que-rechazo-recursos-de-proteccion-contra-hidroaysen-es-accionista-de-endesa

http://www.ciudadglobal.cl/informacion/373/la-privatizacion-del-agua-en-chile.html

https://www.contropiano.org/it/esteri/item/5061-cile-i-corpi-speciali-all%E2%80%99assalto-della-comunit%C3%A0-mapuche-di-temucuicui

http://www.radiocittaperta.it/index.php?option=com_content&;task=view&id=7534&Itemid=9

http://www.radiocittaperta.it/index.php?option=com_content&;task=view&id=7535&Itemid=9

http://meli.mapuches.org/

http://www.ecoceanos.cl/index.php?option=com_content&;task=view&id=9449

http://www.rebelion.org/noticia.php?id=147401

* Commissione internazionale della Rete dei Comunisti

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