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Storia di soldi e cianuro per la moglie di Bo Xilai

PECHINO – La moglie di Bo Xilai trasferiva all’estero ingenti somme di denaro, aiutata da Neil Heywood. Ma l’«uomo d’affari» britannico aveva chiesto per i suoi servigi una percentuale giudicata esosa dalla signora e aveva minacciato di svelare il compromettente segreto di Gu Kailai. Per questo la consorte di uno dei leader maggiormente in ascesa del Partito comunista cinese (Pcc) il 15 novembre scorso avrebbe fatto assassinare Heywood, stroncato da una bevanda al cianuro nella sua stanza d’albergo di Chongqing.
È questo il succo delle rivelazioni passate ieri all’agenzia di stampa Reuters da un paio di fonti molto vicine alle indagini in corso sull’ex segretario del Pcc della megalopoli sul fiume Yangtze – destituito da tutti gli incarichi la settimana scorsa – e sulla sua famiglia. Si tratta di conferme alle informazioni raccolte da Wang Lijun, l’ex capo della polizia di Chongqing – la cui posizione si starebbe alleggerendo – che il 6 febbraio scorso, dopo una rocambolesca fuga nel consolato Usa di Chengdu, venne consegnato alle autorità di Pechino e diede il via all’inchiesta.
Gu è agli arresti e rischia la pena di morte: l’esportazione illegale di capitali è un reato gravissimo. Del marito non si hanno notizie da circa un mese.
Ma chi era veramente il 41enne Heywood? Ufficialmente un «uomo d’affari» ma anche consulente di Hakluyt, un’agenzia d’intelligence fondata da ex funzionari dell’MI6, il servizio di spionaggio estero di Londra. E poco chiari restano tanti particolari sulla sua fine. Anzitutto non si capisce perché il suo corpo sia stato cremato, senza prima procedere a un’autopsia. Tre giorni dopo la tragica fine di Heywood – quando il consolato britannico già dubitava del referto ufficiale: «eccesso di alcool» – il vice ministro degli esteri britannico, Jeremy Browne, incontrò a Chongqing Bo Xilai, ma non sollevò la questione.
Assieme alle indagini prende corpo giorno dopo giorno la narrazione che il Partito sta costruendo attorno a questa vicenda e cioè che il siluramento di Bo è la conseguenza di un clamoroso caso di corruzione e di un omicidio in cui è coinvolta la sua famiglia e non un episodio di uno scontro interno al Partito (semplificando, i liberal rappresentati dal premier Wen e dal presidente Hu contro la sinistra) alla vigilia del 18° Congresso che l’autunno prossimo dovrà scegliere la quinta generazione di leader della Repubblica popolare.
Ed è la corruzione secondo Wen Jiabao a rappresentare la minaccia più grave per il Pcc. Il premier ha voluto ripeterlo proprio ieri, con un articolo su Qiushi – il giornale teorico del Pcc – nel quale ha riproposto una parte dell’intervento pronunciato recentemente davanti al Consiglio di Stato: la Repubblica popolare ha bisogno di norme più efficaci per combatterla. E il Quotidiano del popolo mette in guardia: «Funzionari corrotti utilizzano spesso mogli, figli, amici e amanti per trasferire capitali all’estero». Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.

 
da “il manifesto”

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