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Grecia: poi dice che uno si butta a sinistra (o a destra)…

Mentre la campagna elettorale procede abbastanza placidamente – tranne per il fatto che i fascisti di ‘Alba dorata’ alcuni giorni fa hanno aggredito per strada un esponente del Partito Socialista, i sondaggi danno per concluso il bipolarismo che dagli anni ’70 domina la scena politica ellenica. Il 6 maggio sancirà la fine dell’alternanza tra il Partito Socialista Pasok e il centrodestra di Nuova Democrazia, che si erano spartiti il potere negli ultimi decenni. Un risultato della distanza tra questi partiti e il proprio stesso elettorato, dopo anni di misure lacrime e sangue implementate prima dagli uni e poi dagli altri sull’onda dei diktat delle istituzioni internazionali che hanno fatto della Grecia un paese-laboratorio di un modello di gestione della crisi che è stato poi applicato negli altri ‘Pigs’ anche se a ritmi e con sfumature non identiche a quelle imposte ad Atene.

Di oggi la notizia che saranno in tutto 32 – un record assoluto perla Grecia- i partiti politici che prenderanno parte alle elezioni legislative anticipate. Tanti ne sono stati ammessi dalla Corte Suprema ellenica che ne ha esclusi quattro. Nell’ottobre del 2009 erano state 23 le forze politiche concorrenti, di cui solo una manciata – 5- avevano avuto accesso al Parlamento in virtù di una legge che non sempre garantisce una equa rappresentanza dei voti. Stavolta nella – svuotata di poteri – assemblea legislativa dovrebbero arrivare almeno una decina di partiti: dai comunisti alla sinistra radicale di Syriza passando per alcune forze socialdemocratiche per poi arrivare alla nuova destra ‘antieuropea’ degli Indipendenti fino ai reazionari ortodossi del Laos e ai fascisti di ‘Alba Dorata’. Secondo tutti gli analisti e i sondaggi le cosiddette ‘ali estreme’ saranno le più premiate dagli elettori sia a destra sia a sinistra, in rappresentanza di una domanda di rappresentanza, democrazia e distanziamento da un’Europa che viene giustamente vissuta come matrigna se non come potere coloniale e avverso. Le inchieste sull’orientamento degli elettori rivelano che se il 75% degli intervistati vorrebbe un governo di coalizione tra Pasok e Nea Dimokratia per tenere il paese all’interno dell’euro e della UE, altrettanti dichiarano che voteranno per altri partiti o che avendo votato in passato le due forze politiche alla base del duopolio di potere stavolta si asterranno.

La Troikaha annunciato oggi che i propri commissari saranno di nuovo ad Atene appena dopo le elezioni. Il che non ha fatto piacere ai partiti intermedi che continuano a dichiararsi ‘europeisti’ e fiduciosi nell’aiuto di Bruxelles e Francoforte. L’anticipazione pubblica sulla prevista missione della troika rappresenta un tetro monito a chi le vincerà – ammesso che possa nascere una coalizione parlamentare in grado di governare – affinché tenga conto delle ‘necessità’ dei poteri finanziari, economici e politici dell’UE, della BCE e del FMI. Che hanno già avvertito che servono nuovi tagli, nuove tasse, nuovi licenziamenti. Per un totale di circa 11.5 miliardi di euro. Già domani il previsto consiglio dei ministri dovrebbe prendere in esame la ricapitalizzazione delle banche – a spese dei contribuenti, naturalmente – che nelle ultime settimane hanno dichiarato di essere in forte crisi e a rischio insolvenza.
L’economia va male. In Grecia ormai non si produce più niente – il piano era che i greci dovessero comprare sempre più prodotti tedeschi – e ora anche gli introiti derivanti dal turismo, che rappresenta il 15% del Pil del paese, stanno crollando. A febbraio sono crollati addirittura del 35,3%  per cento. A pesare è soprattutto il calo degli arrivi dalla Germania (61% in meno di prenotazioni) e dalla Gran Bretagna (meno 42,6%).
Sempre di oggi la notizia che nel 2011 i redditi in Grecia sono diminuiti di ben il 25,3% rispetto all’anno precedente, quando erano già in calo. Lo afferma un insospettabile rapporto redatto dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) sulla base di dati comunicati dal ministero delle Finanze ellenico. L’economista dell’OCSE Maurice Nettley ha detto al quotidiano Kathimerini che lo stipendio medio lordo nel 2011 é sceso da 20,457 euro a 15,729 euro.
E questo senza contare che dopo il voto è prevista una nuova ondata di tagli agli stipendi nel settore privato. Già alcune banche ed imprese che operano nel turismo e nel commercio hanno cominciato a ridurre gli stipendi con la firma di nuovi contratti aziendali. Nel settore pubblico non va meglio, visto che l’UE preme affinché Atene attui subito tre “importanti riforme”: chiusura o fusione di numerosi enti statali, riorganizzazione dei servizi di tutti i ministeri con l’abolizione del 40% delle strutture esistenti, licenziamento dei dipendenti statali in eccesso. Il governo dovrà abolire almeno 120 enti in cui lavorano circa 8.000 persone tramite la procedura della valutazione del personale. Per non parlare di tutto ciò che è rimasto in sospeso come la riforma del sistema fiscale, le privatizzazioni delle imprese a partecipazione statale e la liberalizzazione delle professioni chiuse. Fino a oggi sono stati licenziati circa 10.000 lavoratori pubblici, e entro la fine del 2012 ne dovranno essere licenziati in tutto 15.000,  150.000 entro la fine del 2015.
Fa ancora più rabbia quindi che politici e paperoni in questi anni di crisi si siano arricchiti anche più che in passato, spesso sulle spalle dei lavoratori e dei pensionati. Ad Atene l’argomento del giorno è che Areti Tsochatzopoulou, figlia dell’ex ministro socialista greco della Difesa Akis Tsochatzopoulos,  è stata messa in stato di «fermo temporaneo» dopo aver presentato una deposizione scritta a un magistrato che sta indagando sulle accuse mosse al padre il quale avrebbe accettato tangenti da lui poi nascoste attraverso una serie di società off-shore. Areti Tsochatzopoulou è accusata di aver approfittato delle attività illecite del padre e di essere coinvolta in una falsa transazione immobiliare per l’acquisto di un appartamento di 400 metri quadrati a Kolonaki, uno dei quartieri più chic del centro di Atene.
Non stupisce che comunisti e sinistra radicale siano dati in ascesa nei sondaggi, così come un’estrema destra che cavalca la paura e la frustrazione dei greci. 

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