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Spagna: nel mirino di Rajoy sanità, istruzione e dipendenti pubblici

Le autorità e i media di Madrid sono da giorni concentrati sul duro braccio di ferro in corso con Buenos Aires sulla nazionalizzazione dell’YPF, fino a pochi giorni fa una controllata della spagnola Repsol in America Latina.
Eppure ci sono altre notizie che preoccupano assai di più gli spagnoli che non le dichiarazioni roboanti dei vari esponenti politici sulla “provocazione” della Kirchner. Infatti il Premier spagnolo Mariano Rajoy ha ottenuto ieri dal Parlamento di Madrid l’approvazione di quella che i media stessi non esitano a definire “la finanziaria più pesante dal 1970 ad oggi”. Sull’onda dei dati deludenti in merito al risanamento del bilancio pubblico del primo trimestre dell’anno, i tagli annunciati in particolare a istruzione e sanità sono stati anche più draconiani di quanto inizialmente preventivato dal Partito Popolare. Con l’obiettivo di ridurre il deficit il governo ha varato una manovra da ben 27 miliardi di euro: nuove tasse e tagli che peseranno come macigni su un’economia in crisi nera ormai da anni. “Siamo all’inizio dell’inizio della soluzione della crisi economica….. Nessuno dovrebbe erroneamente pensare che non riusciremo a realizzare i nostri obiettivi di deficit” ha dichiarato nel corso del dibattito parlamentare il ministro delle Finanze Cristobal Montoro.
Ma la disoccupazione ha toccato ufficialmente quota 24%, e presto i cittadini, anche i pensionati, dovranno pagarsi parte delle cure mediche tramite il cosiddetto ‘copago’, una sorta di ticket che sta facendo imbufalire in particolare i pensionati già alle prese con l’aumento del costo della vita. A pagare i tagli nella sanità, oltre agli spagnoli che non possono permettersi di accedere alla carissima assistenza privata, anche gli immigrati ‘irregolari’, che un provvedimento approvato d’urgenza dall’esecutivo il 16 aprile esclude totalmente dal sistema sanitario pubblico. Entro il 31 agosto prossimo chi non ha la cittadinanza spagnola dovrà dimostrare di rientrare nella categoria degli “assicurati” per potere restare nel paese, il che equivale a dire che deve a posto con la burocrazia, altrimenti non avrà più diritto alla salute. Una mossa ampiamente criticata dalle associazioni dei lavoratori della sanità e dagli esperti, e non solo per motivi etici o umanitari: se gli immigrati irregolari non potranno curarsi nelle strutture pubbliche, lo faranno attraverso un sistema clandestino gestito da imprenditori senza scrupoli, senza alcun controllo, gettando decine di migliaia di persone si stima che saranno 150 mila almeno – in balia della criminalità organizzata. Secondo la nuova legge gli stranieri “non registrati, né autorizzati come residenti” riceveranno solo le cure d’urgenza e l’assistenza alla gravidanza e al parto, tranne i minorenni che continueranno ad essere trattati come gli autoctoni.

Come detto i tagli più drastici colpiscono, oltre che la sanità anche l’istruzione: dieci miliardi in tutto, sette alla prima e tre alla seconda.
Gli studenti, che già nei mesi scorsi hanno manifestato contro le sforbiciate dei governi regionali ai finanziamenti alle scuole che hanno lasciato molti istituti al gelo durante l’inverno, ora si apprestano a scendere in piazza contro un aumento delle tasse scolastiche e universitarie che potrebbe espellere dal sistema educativo migliaia di giovani delle classi meno abbienti. Per non parlare del fatto che la ‘riforma’ prevede un aumento drastico degli alunni per aula.
La politica attuata dal governo statale ricade a cascata sugli enti locali, anche perché in molte comunità autonome il PP e i suoi alleati locali si apprestano a tagliare a loro volta la spesa pubblica, sempre in nome della riduzione del deficit. A fare da battistrada è stata la Generalitat Valenciana – il governo della regione di Valencia – che nei giorni scorsi ha dichiarato guerra al settore pubblico e ha annunciato il licenziamento di ben 5000 dipendenti delle amministrazioni locali. Una riduzione addirittura del cinquanta per cento dei lavoratori degli enti pubblici e la privatizzazione, la chiusura e la fusione delle aziende municipalizzate controllate dall’amministrazione regionale.


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