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La sfida dei Brics all’Occidente

a testimonianza dei cambiamenti intervenuti nei rapporti di forza a livello mondiale e nella competizione globale con gli Usa e l’Europa; ma incoraggerebbe anche gli investimenti in modo più sostenibile e produttivo per il finanziamento delle infrastrutture.

Già in occasione del III Vertice svoltosi a Sanya nell’isola cinese di Hainan nel 2011, i 5 paesi Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica -che “insieme rappresentano il 40% della popolazione mondiale, il 18% del PIL e che nel 2010 avevano riserve di valuta estera per 3.930 miliardi di dollari”- avevano lanciato una sfida all’Occidente, ponendosi come contrappeso all’impostazione economica mondiale e in particolare al sistema di gestione degli scambi monetari entrato in vigore alla fine della Seconda guerra mondiale.

Nella dichiarazione congiunta finale avevano infatti ribadito concetti come una redistribuzione del potere nella Banca Mondiale e nel Fondo Monetario Internazionale, con l’eliminazione della sistematica rotazione tra Stati Uniti ed Europa in accordo con il nuovo assetto dell’economia mondiale; un’ampia riforma dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, in modo da renderle più efficaci, efficienti e rappresentative; una riforma del sistema finanziario internazionale; una riforma del sistema valutario internazionale con l’individuazione di una nuova valuta alternativa al dollaro per regolamentare gli scambi internazionali, dando vita a un paniere di valute, con una valuta di riserva internazionale stabile, affidabile e completa; meccanismi per controllare l’andamento mondiale dei prezzi delle merci, in particolare per alimenti ed energia, la cui eccessiva volatilità può pregiudicare la ripresa dell’economia globale.

Nel frattempo, nell’ottica di accrescere i rapporti bilaterali, le banche dei cinque Stati hanno raggiunto un accordo per accendere crediti reciproci nelle rispettive valute, per cui ogni paese appartenente al blocco potrà acquistare merci da un altro paese membro pagandole nella propria moneta, aggirando così di fatto la mediazione del dollaro.

Sempre in occasione del vertice avevano rilanciato il ruolo di contrappeso all’Occidente anche sul piano politico, perché in relazione ai problemi del Nord Africa e del Medio Oriente, i BRICS si sono espressi all’unanimità contro l’uso della forza, ribadendo il primato delle relazioni diplomatiche sulla guerra.

Ma è durante i lavori del IV Vertice dei BRICS, svoltosi a New Delhi lo scorso 29 Marzo, che la Presidente del Brasile, Dilma Rousseff, quello della Russia Dimitri Medvedev, il cinese Hu Jintao, il sudafricano Jacob Zuma e il Primo Ministro indiano Manmohan Singh, riconoscendo la necessità urgente di migliorare il flusso del finanziamento dello sviluppo, hanno deciso la creazione di una Banca di Sviluppo del blocco, allo scopo di finanziare progetti di infrastruttura eco sostenibile sia per i paesi membri del gruppo, sia per altri paesi emergenti o in via di sviluppo.

Per contrastare l’egemonia della Banca Mondiale e della Banca Asiatica di Sviluppo, le cinque potenze – che quest’anno rappresentano un quarto del PIL mondiale – hanno dato mandato ai loro ministri delle finanze di esaminare la fattibilità e la sostenibilità di una simile iniziativa.

Una banca di sviluppo guidata dai BRICS non solo rappresenterebbe una conferma del peso del blocco dei paesi della periferia produttiva nello scenario del mercato globale, a testimonianza dei cambiamenti intervenuti nei rapporti di forza a livello mondiale e nella competizione globale con gli Usa e l’Europa, ma allo stesso tempo incoraggerebbe anche gli investimenti in modo più sostenibile e produttivo per il finanziamento delle infrastrutture.

Nella dichiarazione finale i cinque Capi di Stato -dopo un’attenta analisi della crisi in cui versa l’economia mondiale contraddistinta da un alto debito privato (delle banche) ma anche pubblico (degli Stati), dalla disoccupazione, dall’aumento del prezzo del petrolio e degli alimenti- invitano le economie ad adottare responsabili politiche macroeconomiche e finanziarie e a intraprendere riforme strutturali per favorire la crescita che a sua volta porta nuova occupazione.

“Chiediamo quindi –si legge nella dichiarazione congiunta- un’architettura finanziaria internazionale più rappresentativa, con un aumento della voce e rappresentanza dei paesi in via di sviluppo e la creazione e il miglioramento di un giusto sistema monetario internazionale che possa servire gli interessi di tutti i paesi e sostenere lo sviluppo delle economie emergenti e in via di sviluppo.”

Anche in questo IV Vertice le cinque potenze hanno espresso la loro posizione politica, sottolineando che “il momento di trasformazione in atto nel Medio Oriente e Nord Africa non deve essere usato come pretesto per ritardare la soluzione dei conflitti duraturi, ma piuttosto dovrebbe servire da incentivo per risolverli, in particolare il conflitto arabo-israeliano. ” Hanno ribadito poi, per quanto riguarda la Siria, la necessità di affrontare la crisi con mezzi pacifici che, nel rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale del paese, favoriscano il dialogo tra tutte le componenti della società siriana.

Per quanto riguarda l’Iran, oltre ad esprimere grande preoccupazione per i pericoli di degenerazione in conflitto, hanno riaffermato il diritto dell’Iran ad un uso pacifico dell’energia nucleare, coerente con i suoi obblighi internazionali.

Il progetto secondo la Sud-Africana Maite Nkoana-Mashabane, Ministro degli Esteri e della Cooperazione, dovrebbe essere lanciato nel primo trimestre del 2013.

Partendo dalla stessa necessità espressa dai BRICS di un’architettura finanziaria internazionale più rappresentativa, in Sud America dal 03 di aprile 2012 è entrato in vigore l’Accordo Costitutivo della Banca del Sud, ratificato da cinque dei suoi paesi membri fondatori: Argentina, Bolivia, Ecuador, Uruguay e Venezuela. Accordo che probabilmente verrà presto ratificato anche dagli altri due paesi fondatori, cioè il Brasile e il Paraguay.

Questo progetto finanziario mira a promuovere misure volte a rafforzare l’integrazione economica dell’Unione delle Nazioni del Sud America e propone anche la creazione entro cinque anni di una moneta comune sudamericana, il cui valore dipenderà da un paniere di valute costituito dalle monete locali dei paesi membri. Il suo scopo è quello di funzionare come una banca di sviluppo per finanziare le infrastrutture e sostegno alle aziende pubbliche e private dei paesi firmatari.

La Banca del Sud, che avrà la sede principale a Caracas e altre due filiali a Buenos Aires e a La Paz, permetterà, infatti, di promuovere progetti di sviluppo di carattere sociale, per il superamento della povertà e la costruzione dell’uguaglianza, dando impulso a settori chiave dell’economia sud americana come lo sviluppo tecnologico, l’ampliamento delle infrastrutture e la complementarità produttiva infra-regionale.

L’istituto finanziario disporrà di un capitale iniziale di 7 miliardi di dollari, ma secondo gli esperti potrebbe arrivare a un fondo di 20 miliardi, tenendo conto della potenzialità dei partecipanti e della forza del Brasile le cui riserve internazionali di valuta estera ammontano a circa 350 miliardi di dollari.

Nell’ambito della banca ogni paese avrà diritto a un voto, indipendentemente dalle dimensioni del contributo, invece, nella Banca Mondiale gli Stati Uniti dispongono del 16,3 % del totale dei voti, mentre 24 nazioni africane dispongono appena del 2,85 % dei voti.

Tutto ciò avviene nel quadro di una crisi economica, finanziaria, istituzionale, energetica e ambientale sempre più di carattere sistemico, che vede le economie reali sottomesse alla speculazione finanziaria e alla rendita che non solo stanno portando alla rovina i paesi, in spregio totale delle sovranità nazionali (e noi europei ne sappiamo qualcosa!), ma che rendono sempre più disuguale l’accesso al finanziamento da parte dei paesi del sud del mondo.

L’America Latina è oggi all’avanguardia nella costruzione di una difesa dalle politiche di rapina imposte dal Fondo Monetario Internazionale: la Banca dell’Alba, fondata il 26 Gennaio 2008 da Bolivia, Nicaragua, Cuba, Venezuela, San Vicente e Granadine, è uno strumento di finanziamento per lo sviluppo delle nazioni membri dell’ALBA-Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra America, ma anche di qualsiasi altro paese latino americano che presenti un progetto di sviluppo economico, scientifico, sociale e di protezione delle risorse naturali.

Per comprendere concretamente il grande valore di questa esperienza, basta paragonare quanto avviene in Europa dove la BCE fornisce prestiti alle banche al tasso dell’1%, che utilizzano speculando sulla compravendita di titoli del debito pubblico realizzando all’istante rendite superiori di 5, 6 volte, con le misure adottate dalla Banca dell’Alba. Anche lì vengono forniti prestiti ai paesi membri dell’alleanza al tasso dell’1% e rimborsabili in 30 o 40 anni, a condizione che siano effettuate, realizzazioni di carattere sociale, come ad esempio, scuole, ospedali, impianti sportivi ecc.

La Banca dell’Alba ha una sua moneta virtuale il “sucre”;si tratta di una moneta di conto che è utilizzata nella contabilità, ma che non ha una sua esistenza fisica, essendo utilizzata come semplice misura del valore degli scambi commerciali tra i paesi della regione e come mezzo di pagamento tra le banche centrali degli Stati contraenti.

Con l’utilizzo di questa banca e della sua moneta virtuale le nazioni si sganceranno progressivamente dall’uso del dollaro americano nel commercio intra regionale, cosa che le proteggerà anche dall’instabilità di questa moneta, realizzando più speditamente la necessaria indipendenza regionale finanziaria e la complementarietà delle economie dei paesi Latino Americani. Questa quindi è l’essenza della Banca dell’Alba, essere cioè il motore dell’integrazione dei popoli di Nuestra America.

Se pensiamo, invece, al ruolo svolto dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, che per più di 50 anni hanno erogato prestiti in cambio dell’adozione di politiche liberiste e a tassi di interesse che hanno strangolato economicamente i paesi debitori, ci rendiamo subito conto dell’abisso che li separa dal ruolo svolto dalla Banca dell’Alba, e dalle nascenti Banca del Sud e Banca di Sviluppo dei BRICS.

Questi importanti strumenti e l’incedere progressivo della crisi globale stanno determinando la fine di un ciclo nel quale gli Stati Uniti hanno esercitato una egemonia assoluta per quasi cinquant’anni e l’inizio di una fase nella quale sempre più dovranno fare i conti con altri blocchi politico-economici come i BRICS e l’UE, dentro una competizione globale che diventa ancora più dura,che ricadrà sempre più pesantemente in primo luogo sulle classi lavoratrici di tutto il pianeta.

In Europa la Troika, cioè l’FMI, la BCE e la UE, con i suoi piani di austerity sta soffocando le economie, imponendo i costi della crisi generata dalla finanza e dalle banche alla classe lavoratrice; nei paesi più deboli come Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda e Italia -che hanno sofferto nell’ultimo decennio di una pesante deindustrializzazione, imposta in primo luogo da Germania e Francia per rafforzare le proprie esportazioni- è stata attuata una vera e propria lotta di classe “dall’alto” con tagli ai salari, al welfare e ai diritti sindacali e con l’adozione di controriforme sulle pensioni e sulla legislazione del lavoro.

Ma la stessa Troika sta anche realizzando una comune regia sovranazionale che travalica i canali istituzionali: abbiamo visto infatti come sia in Grecia che in Italia i primi ministri, o perché poco funzionali ai potentati economico-finanziari o perché poco credibili siano stati sostituiti con loro uomini d’apparato che non faranno nessuna resistenza ad applicare i loro diktat in campo economico e sociale. Si è trattato di una vera e propria cessione di sovranità ad una organizzazione finanziaria.

Il Sud America, invece, ha scelto la strada dell’emancipazione politica e dell’indipendenza dalle politiche di Washington, concretizzando nella Celac-Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici la formazione di un nuovo organismo continentale che realizza l’integrazione senza la tutela degli Stati Uniti in un contesto di solidarietà, cooperazione, complementarietà e concertazione politica; ma anche dell’emancipazione finanziaria dal dominio della BM e del FMI, creando, con la fondazione di loro banche, uno strumento di finanziamento per uno sviluppo sociale, libero dal giogo di imposizioni di politiche neoliberiste.

 

http://www.vocedalbasso.com/public/news/201104/approfondimento1165.asp

http://www.alianzabolivariana.org/modules.php?name=News&;file=article&sid=8445

http://allafrica.com/stories/201203300013.html

http://www.granma.cubaweb.cu/2012/04/04/interna/artic23.html

http://www.alianzabolivariana.org/modules.php?name=News&;file=article&sid=8459

http://www.alianzabolivariana.org/modules.php?name=News&;file=article&sid=8474

http://www.engineeringnews.co.za/article/sa-says-brics-bank-to-launch-in-2013-2012-04-26

http://www.bancodelalba.org/

http://www.wallstreetitalia.com/article/1360031/esm-monti-arrenditi-e-voi-parlamentari-rappresentate-il-popolo-o-andate-a-casa.aspx

a cura della Commissione Internazionale della Rete dei Comunisti

 

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