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Afghanistan, i Signori della Guerra attaccano l’opposizione parlamentare

Il 30 aprile militanti e centinaia di cittadini avevano sfilato per le strade di Kabul bruciando immagini dei capi delle fazioni che dal 1992 si sono spartite il Paese, e contro i quali nulla ha fatto né può fare la missione Isaf se non patteggiare accordi e vederli ministri del governo Karzai. L’iniziativa di Hambasteghi protestava contro le date storiche del conflitto infinito: il 27 aprile 1978 che segnò il colpo di Stato delle forze filosovietiche e il 28 aprile 1992 inizio dell’intervento jihadista che ampliò la guerra interetnica sfociata con la presa del potere talebano. Gli slogan gridati “abbasso i criminali” e i falò delle foto hanno scatenato la dura reazione dei soggetti additati che hanno minacciato militanti e deputati di Hambasteghi. Alcuni parlamentari della Camera Bassa che fungono da collegamento coi warlords hanno proposto la messa fuorilegge del partito impegnato nel progetto di una democrazia perlomeno istituzionale. Sulla vicenda le molte emittenti del network Killid non hanno proferito parola.

Un comunicato di Hambasteghi lanciato sul web, pur non elencando esplicitamente i responsabili, usa la metafora dei “mafiosi che si fingono democratici e continuano a perseguire fini criminosi con la complicità statunitense”. “Hanno abbandonato barbe e abbigliamento jihadi, si sono tagliati i capelli alla moda, indossano giacca e cravatta ma continuano a perpetrare violenza”. Gli attivisti del partito rispediscono agli avversari l’accusa di aver insultato chi ha lottato contro l’invasione sovietica, dicono che i partiti Khalqis e Parchamis, che pure s’erano opposti a quell’invasione, hanno poi intrapreso la via del sopruso, dell’oppressione e delle stragi di civili come mercenari di altre nazioni (Pakistan, Iran) che vogliono un Afghanistan diviso e debole. Questi politici accettano la presenza imperialista statunitense e occidentale che ha trasformato il Paese in un’immensa base militare. Gli attivisti di Hambasteghi credono in una possibile “primavera” afghana, scrivono “la nostra sfortunata nazione ha bisogno anche di persone che hanno il coraggio di accettare tutti i rischi e proteggono la libertà contro i traditori”. Sfidando dunque la minaccia delle misure “legali” nei loro confronti.

Proprio un anno fa alcuni membri del partito della Solidarietà erano stati bloccati e imprigionati dalla polizia di Karzai, quegli uomini che la missione Isaf contribuisce a “formare”. L’accusa era la diffusione in alcuni mercati di Kabul di volantini che anche allora accusavano i crimini passati e presenti dei Signori della Guerra seduti nei luoghi istituzionali del Paese: Wolesi Jirga e governo. Personaggi che hanno più dimestichezza coi kalashnikov che con le parole, come hanno dimostrato impugnando le armi, durante l’attacco che i taliban hanno portato il mese scorso sin nel cuore della capitale. In più Hambasteghi denuncia la prosecuzione della carneficina di civili; l’ultimo massacro, come sempre di tanti bambini, è avvenuto nei giorni scorsi con un’incursione aerea statunitense a Bala Murghab la zona controllata dall’italiana Task Force North. Una delle decine di stragi periodiche cui i nostri media non dedicano attenzione perché non coivolge militari italiani che ultimamente richiedono ai deputati di Montecitorio di usufruire anche di un appoggio di caccia tricolori. A li chiamano ancora peacekeepers.

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