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Siria. Manipolazioni mediatiche, terrorismo reale

Sono numerose, diversificate e insospettabili le fonti che riferiscono sulla grave situazione in Siria. Molte documentano una realtà completamente diversa dai bollettini quotidiani diffusi dalle agenzie della Nato e delle petromonarchie del Golfo e ripetuti a pappagallo da telegiornali, agenzie stampa e programmi di intrattenimento. Qui di seguito una raccolta di informazioni alternative agli apparati mediatici della guerra.

Secondo il principale quotidiano tedesco, il Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ) del 9 giugno, il massacro di Hula è stato commesso da miliziani ssunniti anti-Assad, e la maggior parte delle vittime erano membri delle minoranze alawita e sciita, che sostengono Assad. Nella ricostruzione del massacro rapporto della Faz cita alcuni oppositori di Assad, che, tuttavia, hanno rifiutato far pubblicare i loro nomi sulla stampa appaiono fuori per paura di rappresaglie da parte di gruppi armati di opposizione.
“Secondo testimoni oculari” scrive il Faz coloro che sono stati uccisi appartengono quasi esclusivamente a famiglie della minoranza sciita di Hula e Alawi”. Oltre il 90% della popolazione di Hula è sunnita. I membri della famiglia alawita Shomaliya sono stati uccisi, così come la famiglia di un membro sunnita del parlamento siriano, che viene considerato un collaboratore del governo di Assad. Il rapporto della FAZ cita testimonianze dai rifugiati raccolti dall’area di Hula da parte dei membri del Monastero di San Giacomo in Qara, Siria. L’agenzia cattolica Fides del 9 giugno, la
popolazione cristiana ha lasciato la cittadina di Qusayr, nei pressi di Homs, in seguito a un ultimatum lanciato dal capo militare dell’opposizione armata, Abdel Salam Harba. E’ quanto riferiscono fonti locali di Fides segnalando che, in seguito allo scoppiare del conflitto, dei diecimila fedeli che abitavano la cittadina, ne erano rimasti solo mille, che ora sono stati costretti a fuggire
in fretta a furia. Alcune moschee della città hanno rilanciato il messaggio, annunciando dai minareti: “I cristiani devono lasciare Qusayr entro sei giorni, che scadono questo venerdì”. L’ultimatum, dunque, è scaduto l’ 8 giugno. Le ragioni di questo ultimatum restano oscure. Secondo alcuni, esso serve a evitare ai fedeli nuove sofferenze; altre fonti rilevano “una continuità nelle discriminazioni e nella repressione mirata”. Altri ancora sostengono che i cristiani hanno manifestato apertamente la loro fedeltà allo stato e per questo l’esercito dell’opposizione li scaccia. Ora le famiglie cristiane di Qusayr hanno iniziato il loro esodo di sfollati verso le valli e le campagne circostanti. Alcuni si sono rifugiati da parenti e amici a Damasco. Alcune famiglie, pochissime, hanno voluto coraggiosamente restare nella loro città natale, ma non si sa a qual sorte potranno andare incontro. Fonti di Fides
ribadiscono che gruppi di estremisti islamici salafiti, che sono nelle file dell’opposizione armata, considerano i cristiani “infedeli”, ne confisco i beni, compiono esecuzioni sommarie e sono pronti ad avviare un “guerra confessionale”. (PA) (Agenzia Fides 9/6/2012)
Secondo il quotidiano kuwaitiano Al Qabas, ci sarebbero decine e decine di kuwaitiani, sauditi, algerini e pachistani che attraverso la Turchia hanno raggiunto il territorio siriano e si sono arruolati fra i miliziani armati che combattono contro il governo siriano. I jihadisti provenienti da diversi arabi vengono accolti in prossimità del confine da elementi dell’Esercito libero siriano, i quali forniscono ai volontari armi e carte d’identità siriane da presentare in caso di arresto da parte delle forze di sicurezza.

Una fonte informativa “di parte” come la televisione di stato siriana ieri ha mandato in onda una telefonata tra due persone, la prima intestataria di una SIM turca e la seconda a Ghaith Mohammad Sadeq Kilieh, che si preparano a commettere una strage di civili nelle località di Al Haffeh e del villaggio Tfil, nella periferia di Latakia. Uno dei due dice all’altro: “Sgozzate gli ostaggi e i prigionieri a Tfil e poi filmateli e mettete i video su Internet, dicendo che il regime ha commesso un massacro e lascia che i ragazzi mettano in giro notizie false”. E incitandolo gli dice:” Metteteli in fila e filmateli, ma spogliateli prima, poi gridate al massacro, e fate girare le foto ai mass media, affinché nei due giorni successivi qualcosa si muova a livello internazionale”. Se questa registrazione è autentica confermerebbe le testimonianze raccolte dal Frankfurther Allgemeine Zeitung che non è proprio un “giornaletto”.

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