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L’Italia al rimorchio nel “patio trasero”

In un recente intervento sul quotidiano La Stampa, il Sottosegretario agli Affari Esteri Marta Dassù, parlando delle nuove opportunità in America Latina per le imprese italiane, sentenzia con granitica certezza la fine del ciclo espansivo della crescita economica dei BRICS (Brasile, Russia, Cina e Sud Africa) e la rapida ascesa, invece, delle economie “pre-Brics” (che annoverano paesi come la Colombia e il Messico, il Vietnam o l’Indonesia).

Dopo un esagerato elogio delle potenzialità economiche della Colombia e dell’attuale élite politica colombiana “formata in America e coltivata in Europa”, la cui più apprezzata ed encomiabile capacità sembra sia quella di essere aperta agli investimenti diretti esteri, la Dassù ci riporta la notizia che la Colombia ha firmato un trattato di libero scambio sia con gli USA che con l’UE e che il 6 giugno ha costituito l’”Alianza del Pacifico” insieme al Perù, al Messico e al Cile, creando un’area andina di libero scambio con gli USA e l’Asia, e divenendo così un grande mercato potenziale (aperto alla conquista da parte di nuove imprese).

Il sottosegretario del MAE liquida, invece, con poche parole le altre realtà regionali come il Mercosur, perché con tendenze neo-protezionistiche che non aiutano (chi? I paesi membri? o gli USA e l’UE, che hanno sempre sfruttato e depredato la regione?) o come l’ ALBA – Alleanza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra America, perché “preoccupa gli investitori esterni anziché attirarli” (certamente le nazionalizzazioni delle risorse, che come in Bolivia hanno rovesciato la percentuale dei profitti, assegnando un utile del 82% allo stato e del 18% alle multinazionali, hanno arrecato parecchi danni a queste ultime, inclusa l’italiana Telecom).

Pertanto la Dassù invita la politica e le imprese italiane ad avere più coraggio per un aggiornamento della visione Pan-atlantica che si sviluppi non solo dal nord al sud del continente, ma anche dall’est atlantico sudamericano all’ovest pacifico, cosa che consentirà di avere nuovi sbocchi anche nei mercati orientali. Determinante in questa visione è il ruolo dell’Alianza del Pacifico che rappresenta, sempre per la Dassù, l’alternativa economicamente liberale più incoraggiante nella regione.

Forse sfugge al sottosegretario che qualcosa è cambiato in America Latina negli ultimi anni: da quando gli USA tentarono di costruire verso la fine degli anni ’90, in piena egemonia neoliberale, l’ALCA, una zona per il Libero Commercio in America, i movimenti sociali e i lavoratori organizzati sud americani hanno cominciato a ribellarsi ai dettami statunitensi di imposizione di politiche neoliberiste e di sfruttamento delle risorse e materie prime, attuate con la complicità delle oligarchie locali che si sono arricchite in modo illecito, precipitando le popolazioni nella indigenza e nella povertà.

In alcuni paesi come Argentina, Uruguay e Brasile, governi democratici e progressisti hanno sostituito i governi neoliberisti; in altri come Venezuela, Bolivia ed Ecuador, governi di transizione al socialismo sono stati democraticamente eletti e hanno fondato nel 2004 -con Cuba, Nicaragua, Dominica, San Vicente e Granadine e Antigua e Barbuda- l’ALBA, “l’alleanza politica strategica che ha il proposito storico fondamentale di unire le capacità e le forze dei paesi che la costituiscono, nella prospettiva di produrre le trasformazioni strutturali e il sistema di relazioni necessarie per raggiungere lo sviluppo integrale richiesto per la continuità della nostra esistenza come nazioni sovrane e giuste”.

Proprio con la lotta all’Alca e al progetto neoliberale, in Sud America si è iniziato a pensare ad una integrazione alternativa. Dopo il Mercosur e l’ALBA, nel 2008 è nata l’UNASUR Unione delle Nazioni Sudamericane (12 stati membri), che ha come obiettivo l’unificazione e la crescita delle economie dell’America Latina, crescita sempre coniugata con l’uguaglianza e la giustizia per avanzare nell’integrazione economica, e per realizzare la piena ed effettiva integrazione politica, sociale e culturale.

Nel 2011 poi è nata la CELAC Comunità degli Stati Latino Americani e Caraibici che riunisce tutti i paesi membri dell’OEA (organizzazione degli Stati Americani) meno U.S.A. e Canada, un nuovo organismo continentale per realizzare l’integrazione senza la tutela degli Stati Uniti in un contesto di solidarietà, cooperazione, complementarietà e concertazione politica e nel rispetto delle diversità.

L’Unasur, la Celac, l’ALBA sono tutte espressioni delle nuove realtà sociali, economiche e politiche di una America Latina che vuole svincolarsi dalle ingerenze statunitensi e liberarsi da decenni di politiche neoliberiste che l’hanno privata sia di materie prime che di libertà e sovranità nazionale.

Ci dispiace per la Dassù che, nel suo cieco eurocentrismo, delle nuove realtà del continente latino americano riesca solo a cogliere quello che considera un intralcio per le opportunità imprenditoriali italiane, come le tendenze neo-protezionistiche del Mercosur o le politiche economiche dell’ALBA che “preoccupano” gli investitori. Ci viene spontaneo chiederci come possa pensare il sottosegretario che i paesi dell’America del Sud, possano far rientrare dalla finestra quello che hanno cacciato dalla porta, che l’Europa cioè possa prendere il posto degli Stati Uniti.

Ci sembra, invece, che proprio l’ALBA rappresenti l’unica alleanza oggi in grado di proporre un’alternativa antimperialista e anticapitalista e forse l’unico possibile esempio da da cui attingere ideee, programmi e prospettive politiche ed economiche per provare a costruire, anche in Europa percorsi di transizione dal capitalismo al socialismo oggi nel XXI, a partire dai paesi del Mediterraneo, definiti arrogantemente PIIGS, che oggi sono più degli altri sotto attacco della troika (BCE, FMI, Commissione UE) attraverso le politiche neoliberiste di rigore e stabilità che significano concretamente massacro sociale,proprio come precedentemente avvenuto per i paesi latino americani con i programmi di aggiustamento strutturale imposti dal FMI.

* Commissione internazionale della Rete dei Comunisti

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