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Bolivia. Si tratta tra poliziotti e governo

I poliziotti ammutinati in Bolivia hanno chiesto una riunione con il  Presidente dello Stato, alla quale dovranno assistere anche il Comandante Generale della Polizia Boliviana e i delegati dei nove dipartimenti che per questo si recheranno nella città di La Paz. “Arriveranno qui dai nove dipartimenti rappresentanti per concordare le riunioni che faranno con il Presidente, con il Comandante Generale della Polizia”, ha detto il sergente Quispe in una breve conferenza stampa realizzata ieri sera nella sede della Utop (Union Tactica de Operaciones Policiales).

In un comunicato arrivato in queste ore, il capo della polizia, Victor Maldonado, afferma che la situazione si va normalizzando e che “il lavoro dela polizia nelle strade è completamente normale”.Giravano alcune voci che la Polizia aveva chiuso alcune unità, non è così, la Polizia sta lavorando in maniera assolutamente normale. Ci sono alcune unità che potremmo definire con una normalità controllata a causa di alcuni problemi che sono sorti, ma stiamo avviandoci ormai verso la normalità completa del loro lavoro a beneficio della cittadinanza”, ha detto Maldonado.  Quello che sappiamo –ha proseguito il comandante della polizia – è che c’è gente senza scrupoli, gente che non appartiene alla Polizia, gente che molto tempo fa è stata esonerata dall’istituzione della Polizia e che sta in queste faccende; per questo voglio convocare i miei compagni affinchè non si facciano trasportare da quei personaggi che hanno altri fini. Noi abbiamo altro genere d’istruzione, altro genere di preparazione, di servizio alla società.

Rispetto alle denunce di pianificazione di un colpo di Stato, ha risposto che “su questo si sta indagando, su questo si deve indagare. A questo interrogativo devono rispondere le corrispondenti istanze.”

Negli ultimi giorni, in Sud America, si sta mostrando una strategia contro-rivoluzionaria disegnata da Washington che ha ottenuto la caduta del governo del Presidente Lugo in Paraguay, mediante un giudizio politico dell’oligarchia che domina il Congresso di quel paese con i partiti Colorado (di estrema destra) e Liberale (destra moderata). Questa strategia si sta applicando anche in Bolivia, con un ammutinamento della polizia, che è il più esteso a livello nazionale nei 30 anni di regime democratico, dopo la fine dell’ultima dittatura militare nell’ottobre del 1982.

L’ammutinamento della polizia in Bolivia, gestito e organizzato da vari mesi da ufficiali di alto grado che non perdonano al Governo di Evo Morales di aver implementato una serie di riforme in questa istituzione, la più importante delle quali è stata il passaggio dei servizi di identificazione personale e delle patenti di guida in mano a istituzioni civili. È esplosa in forma violenta lo scorso mercoledì 20 giugno e rapidamente si è estesa a differenti unità, ottenendo l’appoggio di un settore della truppa di polizia. Questo ammutinamento è stato favorito da alcuni errori che sono stati commessi nello stesso governo, come le accuse contro il precedente Alto Comando di polizia capeggiato dal Generale Santiesteban, che ha portato al ricambio di questo comando di generali con un altro comando formato di colonnelli, la qual cosa ha indebolito la struttura di controllo della forza di polizia, permettendo che gli operatori della cospirazione raggiungano i loro obiettivi di attaccare il governo di Evo Morales.

Nelle ultime ore, dopo difficili negoziati tra Governo (4 ministri e ministre), l’Alto Comando di Polizia e i rappresentanti dell’Associazione dei Sergenti, Classi e Sotto Ufficiali e le mogli dei poliziotti, si è arrivati ad un accordo (alle 5:30 del mattino di domenica 24), che rischia di essere misconosciuto da quelli che stanno spingendo verso la cospirazione antidemocratica all’interno della Polizia Nazionale. E se questo succedesse, il conflitto poliziesco tornerebbe a radicalizzarsi e ad essere violento da domani lunedì 25, cercando scenari di scontro con la popolazione civile, o con le Forze Armate. Come si può vedere, il rischio per il processo di cambiamento è grande.

La Scuola nazionale di Formazione Politica del Mas chiama tutte le forze rivoluzionarie e di sinistra a contribuire e partecipare alle mobilitazioni popolari convocate dalle Organizzazioni Sociali, sindacali, di quartiere e dello stesso Movimento al Socialismo (MAS-IPSP). Queste mobilitazioni inizialmente devono avere l’obiettivo di garantire la sicurezza cittadina nei quartieri, nei distretti, nei mercati popolari, da parte degli stessi abitanti dei quartieri organizzati. Questa sarà la migliore risposta al ritiro della polizia e la migliore forma di controllo contro il fiorire della delinquenza.

Però questa mobilitazione per la sicurezza cittadina deve convertirsi immediatamente in una mobilitazione nazionale in difesa della democrazia e del processo di cambiamento e dello stesso presidente Evo Morales. Sarà la migliore forma di avvisare i sediziosi che siamo disposti a difendere fino all’ultimo sforzo questo processo di trasformazione che è costato tante lotte al popolo boliviano.

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