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Germania. Si dimette il capo dei servizi segreti

Il capo dei servizi interni tedeschi, Heinz Fromm ha rassegnato le sue dimissioni al ministro dell’Interno Hans-Peter Friedrich. La sua dirigenza è infatti sotto accusa per le coperture offerte dai servizi segreti al gruppo neonazista tedesco «Clandestinità nazionalsocialista» (Nsu), accusato di aver ucciso almeno dieci persone di origini straniere in Germania dal 2000 al 2010. Gli omicidi erano rimasti “insoluti” fino al 2011 fino a quando venne scoperta la cellula neonazista e collegata agli omicidi. L’inchiesta aperta sta cercando di far luce sui numerosi punti oscuri della vicenda, tra questi il ruolo dei servizi segreti tedeschi. Secondo le accuse, i servizi segreti sapevano delle attività del gruppo che operava soprattutto in Turingia. Anche perché nel 2003 dall’Italia sarebbero arrivate informative sul gruppo che a sua volta finanziava frange neonaziste in Alto Adige. Tutti i documenti relativi alla Nsu dell’agenzia tedesca Verfassungsschutz sono stati distrutti nel momento in cui è stata avviata l’inchiesta nel novembre 2011. Il sospetto che si sta facendo largo a Berlino è che i servizi non solo sapessero, ma usassero componenti dell’organizzazione come informatori. Ma l’inchiesta non si ferma. Si cercano legami con altri gruppi neonazisti europei. Una sorta di rete nera, secondo il pm di Bolzano Guido Rispoli, attiva anche in Italia. Infatti secondo il magistrato la cellula tedesca ha finanziato gruppi sudtirolesi. Nel 2000 la procura di Bolzano avvio’ una prima inchiesta con 23 arresti sui rapporti tra neonazisti altoatesini, austriaci e tedeschi. Nell’aprile 2008 c’è stata una operazione della magistratura e della Digos di Bolzano che ha portato a 16 arresti contro una ampia rete di neonazisti. Gli arresti e le perquisizioni si sono concentrati a Merano, Scena, Tirolo, Lagundo e dintorni. In manette giovani tra i 17 e i 27 anni accusati di delitti di incitamento alla discriminazione, odio e violenza, per motivi razziali, etnici e nazionali. Nella sede principale del gruppo, una costruzione in legno nei boschi di Saltusio, in val Venosta, sono stati sequestrati simboli della ideologia hitleriana. Il gruppo era in contatto con movimenti di estrema destra attivi in Austria, Svizzera e Germania.

Gli omicidi del kebab. Nel novembre del 2011 due uomini entrano in una banca di Eisenbach e la rapinano: le forze dell’ordine li individuano grazie alle telecamere e i due si uccidono pur di non correre il rischio di doversi consegnare nelle mani delle autorità. In una sorta di suicidio rituale, i due si sparano a vicenda; nella loro roulotte carbonizzata a Zwickau vengono ritrovate la pistola e le manette di una agente assassinata anni prima dal gruppo neonazista nella città di Heillbron. A quel punto una donna si consegna alla polizia: è Beate Z., terza componente del gruppo responsabile di quelli che vengono definiti i delitti del kebab e si sente, ormai, alle strette temendo di essere arrestata per la rapina. Prima, però, ha dato fuoco al nascondiglio di Zwickau, in cui vivevano anche i due uomini e in cui tutte le prove dei delitti commessi, assieme ad un arsenale, dovevano essere fatti sparire: e proprio tra le macerie del nascondiglio il ritrovamento della pistola che ha ucciso per tutti questi anni, assieme a materiale propagandistico neonazista. Si scopre così il filo conduttore degli omicidi di otto immigrati di origine turca ed uno di origine greca, tutti piccoli commercianti, venditori di cibo arabo o di fiori, assassinati da killer spariti, poi, nel nulla, senza lasciare tracce di alcun tipo, senza essere visti da testimoni in nessuna occasione. Nell’inchiesta avviene poi una svolta inquietante e decisiva sugli omicidi irrisolti quando gli inquirenti avrebbero finalmente collegato all’azione di alcuni gruppi neonazisti scoprendo la vicinanza di questi con i servizi segreti. I sospetti sul coinvolgimento dell’agenzia di sicurezza sono diventati sempre più insistenti quando si è scoperto che gli agenti avevano provveduto a distruggere tutti i documenti inerenti il rapporto con i neonazi al momento dell’avvio delle indagini su di loro. Per gli inquirenti i servizi erano a conoscenza della pericolosità di questi gruppi e delle loro azioni criminali e omicide, ma non avrebbero fatto niente, coprendoli in cambio di informazioni.

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1 Commento


  • maria luisa canè

    la situazione è molto grave e preoccupante! Il nazismo non è stato mai del tutto eliminato, i capi si sono nascosti in Argentina ed altri stati con il beneplacito del vaticano e di uomini di stato. Basta leggere e con molta attenzione il libro ” Operazione Odessa” di Uki Goni, edizione Garzanti. Ciò che preoccupa è l’indifferenza dei media e l’ignoranza della gente

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