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Madrid come Roma e Atene. In arrivo altri tagli, tasse e licenziamenti

 

La nazionale spagnola di calcio avrà pure vinto gli Europei di calcio, ma i cittadini hanno ben poco da festeggiare. Infatti il loro governo non è soddisfatto delle misure draconiane già imposte a dicembre e in primavera – aumento dell’età pensionabile, estensione della precarietà, tagli agli enti locali, licenziamenti facili, condono fiscale, aumento dell’Irpef – ed ora si appresta, sotto lo sguardo attento della troika, a implementare un nuovo massacro sociale. Da quanto è stato eletto, il 20 novembre dello scorso anno, l’incarognito leader della destra spagnola ha già fatto manovre per 48 miliardi di euro di tagli: 27 allo Stato, 18 alle regioni e 3 ai municipi. Ma era solo un assaggio.

Anche se i ministri di Rajoy e qualche giornale compiacente parlano di ‘riforme’ cercando di addolcire la pillola, da quelle parti l’eufemismo montiano della ‘spending review’ non è ancora in uso e le cose hanno ancora il loro nome: tagli, tasse, licenziamenti…

L’esecutivo del Partito Popolare in queste ore è impegnato nella definizione degli ultimi dettagli di un pacchetto di tagli alla spesa e aumenti fiscali. Il tutto per circa 30 miliardi di euro di tagli e nuove tasse, il 3% del valore del Pil del paese – per altro in caduta libera – nel tentativo di per cercare di raggiungere gli obiettivi di deficit per il 2012, fissato da Bruxelles al 5,3%.

Per quello che se ne sa, spalmato su diversi anni, il pacchetto dovrebbe comportare l’aumento della principale imposta sui consumi, una nuova tassa sull’energia, una riforma del sistema pensionistico che aumenti l’età pensionabile e l’entità dei contributi, ingenti tagli salariali per i dipendenti pubblici, un ulteriore aumento dei pedaggi autostradali e un’altra drastica riduzione nelle spese per la pubblica amministrazione centrale e soprattutto degli stanziamenti alle comunità autonome, le regioni. Si parla anche di un’ennesima riduzione dei sussidi di disoccupazione, misura tragica in un paese che ha il poco invidiabile record del desempleo che ormai ha raggiunto quota 25%. Destinato ad aumentare, visto che il governo dovrebbe anche decidere un forte colpo di scure alla pubblica amministrazione, con il licenziamento – più o meno mascherato – di decine di migliaia di dirigenti e impiegati.

Alcune misure potrebbero essere annunciate la prossima settimana, quando l’Ue dovrebbe concedere al governo un anno in più per ridurre il deficit sotto il 3% del Pil, e altre potrebbero essere presentate nel corso dell’estate in un piano di bilancio pluriennale che dovrebbe essere preparato ad agosto.

La nuova ondata di tagli metterà letteralmente in ginocchio i governi regionali, per la maggior parte guidati dallo stesso PP, che già da mesi non riescono a gestire scuole, ospedali e trasporti ed hanno già provveduto a chiudere numerosi servizi, scatenando le proteste dei cittadini. Non è neanche immaginabile in che condizioni verseranno le regioni nei prossimi mesi.

A fare le spese della politica di ‘austerity’ ci sono, scrivono i quotidiani iberici tra il serio e il faceto, anche i detenuti nelle carceri di sua Maestà. Messi a dieta forzata, visto che i pasti garantiti passeranno dai cinque attuali a quattro. Niente più merenda, da subito in Catalogna, presto nelle altre comunità autonome. Per risparmiare i servizi penitenziari di Barcellona ridurranno anche i menù speciali dei giorni festivi, che saranno distribuiti solo il giorno di Natale e Capodanno, e non più anche a Pasqua e nelle feste patronali. Anche i secondini dovranno fare qualche sacrificio, pagando i loro pasti nelle mense delle carceri non più 3 ma 6 euro.

Per ora l’unica categoria sociale mobilitata seriamente contro il governo è quella dei minatori e dell’indotto dell’industria estrattiva: anche ieri centinaia di minatori hanno realizzato blocchi stradali e si sono scontrati con la Guardia Civil che tentava di rimuovere le barricate in diversi punti delle Asturie e del Leon. Mentre prosegue la ‘marcia nera’ del carbone che dovrebbe portare a Madrid, il prossimo 11 luglio, migliaia di mineros, familiari e attivisti dei sindacali e delle organizzazioni di sinistra. Proprio il giorno in cui, dicono alcune fonti, il torvo Rajoy consegnerà il paese nelle mani della troika come già hanno fatto i suoi colleghi ellenici, in cambio di ‘aiuti’ amari ad un sistema bancario che fa acqua da tutte le parti e che sta causando ai cittadini e ai lavoratori iberici il maggiore salasso sociale dai tempi del franchismo.


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