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Palestina. Visita ai prigionieri dopo sei anni

Un dato che dovrebbe dire molto sul grado di “civiltà” con cui Isarele tratta i prigionieri palestinesi, sepsso catturati e tenuti rinchiusi senza alcuna accusa spevifica e senza processo. Peraltro di risibile attendibilità, visto che formalmente – per quanto riguarda i residenti in Cisgiordania e Gaza – si tratta di cittadini di un altro stato.

Israele ha acconsentito alle visite in maggio, nell’ambito dell’accordo che ha messo fine allo sciopero della fame condotto dai prigionieri. L’operazione inizia oggi con una visita a 24 detenuti nel carcere di Ramon. I parenti sono accompagnati dalla Croce Rossa, che li ha raccolti su un bus a Città di Gaza per condurli in Israele attraverso il valico di Eretz.

Se la visita si svolgerà “senza incidenti”, il programma proseguirà su base regolare con altre carceri. In tutto vi sono 450 detenuti di Gaza nelle prigioni israeliane. Le visite furono interrotte nel giugno 2006 dopo il rapimento del soldato Gilad Shalit in territorio israeliano da parte di militanti provenienti dalla Striscia di Gaza. Shalit è stato poi liberato nel novembre 2011.

Grande partecipazione a Gaza per la partenza verso Israele di decine di che andavano a visitare i loro congiunti reclusi nello “Stato ebraico” (dizione voluta da Netanyahu per indicare il carettere “religioso” – quindi “esludente ed esclusivo” dello stato di Israele).

Il primo gruppo comprendeva una cinquantina di persone, che sono state autorizzate a visitare 25 detenuti.

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