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Madrid abbandona i ‘dissidenti’ cubani. Non servono più

Commissione internazionale Rete dei Comunisti

Sono recentemente usciti alcuni articoli sulla stampa online internazionale che ci hanno ricordato che tra il 2010 e il 2011, a seguito di una trattativa tra governo Spagnolo di Zapatero, governo cubano e chiesa cattolica cubana guidata dal Cardinale Jaime Ortega, sono stati liberati 127 detenuti dei quali 52 erano considerati “politici” da Amnesty International. Attualmente sia Amnesty che la chiesa cattolica cubana negano l’esistenza di prigionieri politici sull’isola, ma è corretto precisare che anche quelli che sono stati a suo tempo definiti “dissidenti” sono risultati, nella quasi totalità dei casi, dei delinquenti comuni (stupratori, aggressori ecc.) “politicizzatisi” solo in carcere dopo essere entrati in contatto con settori legati agli USA.

E’ emblematico il caso di Wilman Villar Mendoza che tanto scandalo ha destato lo scorso gennaio, quando questo supposto “dissidente” sarebbe morto (a dire della stampa mondiale pilotata dai soliti noti) dopo uno sciopero della fame in prigione. Ci sono, invece, abbondanti prove e testimonianze che dimostrano che non era affatto un “dissidente”, ma solo un delinquente che aveva aggredito la moglie (e sua madre, per togliergliela dalle mani omicide, aveva chiamato la polizia facendolo arrestare) né, tanto meno, era in sciopero della fame. Infatti, a Villar Mendoza, una volta in carcere, era solo stato suggerito, da elementi controrivoluzionari, di dichiarare appartenenza  a gruppuscoli mercenari. Credeva così di evadere l’azione della giustizia sollevando il solito polverone del povero “dissidente”, ma la cosa, giustamente, non aveva funzionato.

Tornando agli altri cosiddetti “dissidenti”, quelli usciti dal carcere a seguito degli accordi con la Spagna, è utile chiarire anche che, per da loro stesse dichiarazioni, risulta che Cuba non ha posto alcuna condizione per la loro liberazione né ha preteso che abbandonassero il paese, come sarebbe stato legittimo e anche prudente, se vogliamo…. Tanto è vero che 12 di loro hanno deciso fin da subito di restare nell’isola. Gli altri, invece, hanno cercato “la libertà” in terra spagnola, dove al governo di Zapatero sarebbe seguito quello di Rajoy, per cominciare una nuova vita con le proprie famiglie nella civile-democratica-libera (sarebbe meglio dire “liberista”) penisola iberica.

Mal gliene incolse e, dopo circa un anno dal loro arrivo, si sono ritrovati senza sostegno governativo, senza tetto, senza lavoro, ma “liberi” di dormire romanticamente sotto il cielo stellato di Madrid (durante uno sciopero della fame nel mese di aprile 2012) o nei più prosaici centri della Croce Rossa. Il nuovo governo, a causa della crisi, non ha prorogato gli aiuti dei circa 18 milioni di euro necessari per il mantenimento per un anno dei 115 oppositori politici con i loro 648 familiari.

Dopo essere stati utilizzati in gennaio a Bruxelles per chiedere ulteriori restrizioni di relazioni politiche, diplomatiche e culturali contro Cuba, in aprile, mentre protestavano sotto il Ministero degli Esteri per essere stati abbandonati dal governo spagnolo, i cubani sono stati brutalmente caricati e malmenati dalla polizia del libero paese d’Europa, che ne ha pure arrestati quattro e rotto il naso a uno. Il tutto nel silenzio più o meno totale del PP, che li aveva fin lì sostenuti.

Ma, si sa che anche (e soprattutto…) nei paesi “liberi” prima si deve pensare ai propri cittadini (ed elettori…) e poi, se ne resta, si fa i generosi con gli altri. Non si può certo favorire gli immigrati mentre i locali sono disoccupati per oltre il 25%! Solidarietà e libertà va bene, ma c’è un limite a tutto…. Qualcuno dei “dissidenti” (Albert Santiago du Bouchet) che hanno scelto la Spagna ed è stato inviato alle Canarie si è suicidato? E beh, pazienza! Ci sono sempre dei costi sociali da pagare pur di mantenersi “liberi”! Non siamo mica a Cuba qui!!!

A questo punto sembra che diversi “ex” dissidenti abbiano avuto modo di riflettere sul fatto che a Cuba non era poi così malaccio e stanno valutando l’opportunità di ritornarci. In fondo lì a Cuba non erano “liberi” di morire di freddo, fame ed ignoranza (alcuni dei loro bambini in Spagna non potevano neanche andare a scuola perché non potevano pagarsi i mezzi di trasporto e non avevano neanche il latte e il mangiare) e nessuno di loro era alloggiato alla meno peggio per strada….

E questo perché, malgrado l’infame embargo/bloqueo di oltre 50 anni cui è sottoposta da parte degli USA e dei suoi accoliti, Cuba, fin dal primo momento della rivoluzione, ha messo al centro delle sue politiche le necessità primarie delle persone: salute (nella quale è diventata un faro per tutta l’America Latina e non solo), alimentazione, abitazione, istruzione, cultura. Basta leggere le statistiche e i rapporti dell’ONU, dell’UNICEF e di Amnesty International (che, notoriamente, non sono filo cubani, ma che non possono nascondere un’evidenza così palese) per capire che Cuba è all’avanguardia addirittura mondiale in quei campi.

Questo genere di politiche sono l’esatto opposto di quelle che ormai sono prassi consolidata nei nostri “liberi” paesi dell’Unione Europea. Lo stato sociale non è altro che un sbiadito ricordo e qui in Italia i sindacati concertativi (non si può più neanche parlare di vergogna, che hanno perso da un pezzo) mendicano un posticino in memoriam del loro collaborazionismo del ’92-’93. Chiusure di ospedali (pardon: diminuzione posti letto), età pensionabile solo con un piede nella fossa, tagli alle pensioni, alle tredicesime, ai posti di lavoro “garantiti” del pubblico impiego, s/vendita del patrimonio pubblico (per la felicità e l’incasso dei capitali esteri e nostrani che da sempre ambiscono alle lucrative risorse del patrimonio italiano anche monumentale), privatizzazioni dei servizi (ove non già avvenute ed alla faccia della “libera” espressione della volontà popolare).

E vogliamo parlare dei capitali privati che passeggiano per il mondo dove meglio loro conviene alla faccia delle migliaia di lavoratori con annesse famiglie che lasciano sul lastrico? E vogliamo parlare di questa spudorata corsa alla guerra nel Mediterraneo e dintorni portata avanti sotto l’insegna della menzogna più sconcertante (Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria e presto Iran)? Troppo facile!

Da Cuba, invece, è partito fin dal 1959 un filo conduttore al quale si sono oggi ricollegati i paesi dell’ALBA nel recupero di condizioni degne per l’essere umano, che di certo non brillavano di luce propria in America Latina e, dove si facevano tentativi in questo senso, venivano schiacciati (con variegati sistemi che vanno dal brutale colpo di stato all’acquisto di terre, ai diritti di sfruttamento centenari di risorse naturali ecc.). Da decenni Fidel Castro mette sull’avviso l’umanità circa le perfide ed interessate intenzioni del capitale e sulla sua permanente necessità di belligeranza per sopravvivere e vivere, come sempre, alle spalle degli sfruttati (lavoratori singoli o paesi con funzione di proletariato nella divisione mondiale del lavoro).

Naturalmente, nei mezzi di comunicazione di massa questi avvertimenti e riflessioni non trovano alcuno spazio, mentre si assiste ad un’orgia di terrore mediatico che deve demonizzare tutto quello che viene da Cuba e che la riguarda. “Notizie”, come abbiamo visto sopra, inventate di sana pianta o, per bene che vada, gonfiate e mistificate per farle diventare dei “casi”, com’è l’attuale storia che a “a Cuba c’è il colera” e che la situazione sia drammaticamente fuori controllo. Già la tempistica con cui esce questa informazione, proprio un attimo prima che la gente decida dove andare a trascorrere le ferie estive (potendo permettersele…) desta qualche maligno sospetto. Se poi si cerca qualche informazione, si scopre che, “in piena epidemia”, ci sarebbero a Cuba da 53 a 158 casi (le informazioni sono piuttosto variegate su questo dato) con 3 morti, che paragonati con quelli del 2005 nella civile Europa (ci sono stati ben 20 casi in Gran Bretagna, 6 in Belgio e 4 in Olanda dei quali nessuno ha mai parlato!!) ci fanno comprendere l’intento diffamatorio/terroristico che sta dietro il battage sull’attuale situazione del colera a Cuba, che comunque è un paese del Tropico e pertanto in condizioni oggettivamente più difficili da questo punto di vista. Non dobbiamo dimenticare che il colera ad Haiti (stesse latitudini di Cuba), originato in una base dell’ONU che ha contaminato il fiume Artibonite, ha mietuto ben 5.000 vittime.

L’informazione manipolata, mistificata ed inventata è una delle nuove armi (forse allo stato attuale la più potente) di cui il capitale (nelle sue varie sfaccettature e territorializzazioni) si serve per contrastare in maniera subdola l’espandersi dell’esempio che Cuba è per il mondo in tantissimi campi. Dalla storia di Cuba prende avvio l’esistenza ed il lavoro dell’ALBA.

I paesi dell’ALBA, anche se non tutti legati al filone ideologico marxista/martiano di Cuba, stanno infatti lavorando con grande pragmatismo duramente in tutti i campi, da quello sociale a quello economico, da quello della comunicazione a quello della finanza per creare a livello regionale un’alternativa complessiva che li renda totalmente indipendenti dalla longa manus degli USA e di tutti gli altri capitalismi (sia quelli emergenti che quelli più datati) che vorrebbero impossessarsi di quelle ambite terre. Ed è proprio per la paura che questo processo prenda piede in maniera irreversibile che, regolarmente e sistematicamente, si sviluppano campagne mediatiche mondiali che cercano di incunearsi e far fruttare il più possibile quel minimo di contraddizioni che qualsiasi processo di crescita e rinnovamento necessariamente porta con sé . Ed ecco qua inseriti i tentativi di golpe in Honduras, Ecuador, Venezuela e Bolivia, le campagne terroristiche sul colera, lo strozzamento economico del bloqueo, le calunnie personali ai personaggi più in vista di questo processo (Evo Moralez, Chavez) gli assalti giornalistici asserviti al terrorismo degli stati potenti.

Nelle campagne elettorali poi questi sciacalli del “regresso” sociale trovano modo di esprimere al meglio i loro bassi istinti. Già li abbiamo visti esibirsi contro Chavez e, da qui alle elezioni del 7 ottobre, sicuramente daranno il peggio di sé perché, colpire il socialismo bolivariano che sta costruendo il Venezuela, con il suo sostegno economico fortemente basato sulle risorse petrolifere, vuol dire mettere una seria ipoteca sul futuro dell’ALBA, dell’America Latina, e sulle speranze di tanti altri popoli che guardano con interesse a questa esperienza. Ci sarà da aspettarsi di tutto sotto elezioni.

L’esempio concreto dell’ALBA, infatti, è evidentemente considerato come un terribile pericolo di contagio (altro che colera!) che travalica i confini regionali dell’America Latina e (con tutti gli ovvi distinguo dovuti alle oggettive differenze socio-economico-culturali) potrebbe fornire un utile spunto di riflessione anche a noi dei paesi “periferici” dell’Europa per esaminare, studiare attentamente e valutare le possibilità che ci sono di proporre alternative politiche, ma anche economiche e sociali, per uscire da questa situazione di crisi ormai sistemica per la quale non sono più sufficienti aggiustamenti o ulteriori tartassamenti per vedere luce, anzi, forse, più si cambia radicalmente e più possibilità si hanno di uscirne vivi.

Fonti:
 
http://www.amnesty.org/es/region/cuba/report-2012
http://ccaa.elpais.com/ccaa/2012/04/11/madrid/1334156551_384716.html
http://www.piensachile.com/secciones/opinion/10154-la-nueva-vida-de-los-opositores-cubanos-en-espana-?utm_source=feedburner&utm_medium=email&utm_campaign=suscripciones%3a+piensachile+%28piensachile%29
http://www.cubainforma.it/2011/al/haiti.htm

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1 Commento


  • alfredo

    Bene hanno fatto gli spagnoli a scaricarli. I dissidenti è risaputo che sono tutti avanzi della società.
    Vi ricordate tutti quei dissidenti che diversi anni fa si trovavano a delinquere negli Usa e che la stessa amministrazione invitò Cuba a riprenderseli? A Cuba non c’è posto per certa monnezza. Ora magari arrivano in Italia.tanto qui si trovano a loro agio con anticomunisti come Vendola,Bersani,Sansonetti,fassino Bonino e soci.

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