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Spagna: prove di unità tra sindacati e indignati. Tutti in piazza contro Rajoy

Prima risposta unitaria e di massa oggi, nelle principali città spagnole, contro quello che i media iberici definiscono “il più feroce colpo d’ascia al welfare dal ritorno della Spagna alla democrazia” (sorvolando sul fatto che la fuoriuscita dal franchismo sia stata incompleta e pilotata dallo stesso regime).

Oggi la manovra economica da ben 65 miliardi di tagli e nuove tasse scritta da Rajoy sotto dettatura di Bruxelles e Francoforte avrà una risposta forte: 80 le manifestazioni convocate in altrettante località di tutto lo Stato da un arco inedito di forze sindacali, sociali e politiche che finora hanno marciato separatamente e che la violenza dell’attacco del PP sta obbligando ad un’unità d’azione per lo meno tattica.

Sono più di venti le organizzazioni – incluso il Movimento 15 M, i cosiddetti ‘indignados’ – che chiamano oggi alla mobilitazione e che questa sera saranno in piazza contro la ‘sforbiciata’. Insieme ai due sindacati ufficiali e concertativi, nei confronti dei quali le critiche rimangono forti a causa della decisione di non convocare immediatamente uno sciopero generale contro il governo senza aspettare l’autunno. A decidere lo storico passo è stata un’assemblea convocata dal Movimento 15 M di Madrid la sera del 16 luglio. “Queste misure così brutali ci stanno convincendo del fatto che non serve ribellarsi ognuno nel suo settore” spiega Violeta, un’attivista del gruppo di lavoro sul diritto alla casa, attivo nel contrasto dei pignoramenti e degli sfratti. “Questo non vuol dire però – spiega l’attivista – che cadano le nostre critiche nei confronti di organizzazioni che hanno firmato tutto il firmabile”. E anche sui contenuti la distanza è abissale, come quando il gruppo di lavoro del movimento sull’economia afferma che “siamo contrari alla priorità data al pagamento del debito e a mettere la società al servizio del Capitale”. Una dichiarazione che i burocrati dei sindacati concertativi non sottoscriverebbero mai…

E insieme ai sindacati degli attori e alla Confederazione Generale del Lavoro (CGT) di orientamento anarcosindacalista, stasera nelle strade ci saranno anche le organizzazioni sindacali di Polizia ed Esercito, almeno a Madrid: dal Sindacato Unificato di Polizia (SUP), all’Unione Federale di Polizia (UFP), alla Associazione Unificata delle Guardias Civiles (AUGC). Un segnale di novità, certamente. I poliziotti e i militari sono impiegati pubblici, e anche loro subiranno il taglio della tredicesima e di altri benefit e una riduzione di organico. E per questo sono arrabbiati e scendono in piazza a protestare. Ma questo non vuol dire che le forze armate si siano “schierate dalla parte del popolo” e siano in procinto di scatenare una rivoluzione stile ‘Portogallo 1974’ come hanno incautamente scritto alcuni blogger nostrani più avvezzi alle suggestioni che all’analisi della cruda realtà. Chi conosce la storia della Spagna sa che da quelle parti quando poliziotti e militari si muovono è più per affermare programmi e culture reazionarie e autoritarie che valori di libertà e democrazia. Del resto anche in Grecia in questi anni i sindacati di Polizia hanno più volte denunciato il carattere antidemocratico delle politiche di austerity imposte dai vari governi commissariati dalla troika. Ma di proletari in divisa finora non se ne sono visti né a Madrid né ad Atene…

Alla testa della manifestazione di Madrid ci sarà la “Piattaforma Sociale in difesa del welfare e dei servizi pubblici”, coordinamento formato da circa 55 organizzazioni sociali e sindacali di diversa tendenza, che denunciano la fine del ruolo nello stato in economia e il tentativo di scaricare la crisi delle banche e delle politiche liberiste sulle spalle dei lavoratori, dei malati, degli impiegati pubblici e dei cittadini in generale.

La crudezza dei tagli che stasera stessa il parlamento dovrà iniziare a votare – abolizione della tredicesima, aumento dell’Iva, taglio dei sussidi di disoccupazione e delle pensioni – sta convincendo tutte le organizzazioni sociali, sindacali e politiche in campo ad uno sforzo di unità necessario a contrastare un governo che conta su un’ampia maggioranza parlamentare, oltre che sul sostegno delle istituzioni europee, della Confindustria locale e dei grandi media. “Il momento è cambiato, l’attacco ai diritti dei lavoratori è così brutale che merita una risposta unitaria” spiega Ángel Luis García, dirigente della CGT. Ma l’obiettivo delle organizzazioni sindacali di classe, oltre che di quelle sociali indipendenti, è anche di non lasciare il monopolio della protesta alle direzioni di sindacati troppo attendisti e collaborativi con il governo. E quindi il vasto arcipelago che si discosta da Ugt e Ccoo parteciperà alla marcia unitaria di Madrid, ma caratterizzandosi per slogan e piattaforme. Inoltre alla fine niente comizi, ma solo gli interventi degli scrittori Benjamín Prado e Lourdes Ortiz a nome di tutte le anime della manifestazione.
In attesa della mobilitazione generale di oggi, anche ieri sono continuate le proteste più o meno spontanee nelle varie città del Regno. A Zaragoza un centinaio di agenti della Polizia Nazionale ha realizzato un blocco stradale, controllati a vista dai propri colleghi in divisa. A Barcellona una settantina di attivisti appartenenti alla ‘Assemblea dei lavoratori disoccupati della Catalogna’ ha occupato un ufficio di collocamento del governo autonomo, al grido di “che il prossimo disoccupato sia un deputato” o “politici e banchieri ci rubano il denaro”.

Anche i territori minerari sono ancora in lotta: ieri circa duecento persone si sono concentrate davanti alla sede del Partito Popolare a Ponferrada, nel Leon, ed hanno fatto esplodere petardi e gridato slogan contro il governo e i tagli all’industria del carbone. Al termine della protesta i manifestanti si sono diretti alla miniera di Santa Cruz del Sil, dove alcuni lavoratori hanno sostituito altri che si erano rinchiusi nei pozzi da 52 giorni. Altri minatori rimangono intanto nelle miniere asturiane di Candín (Llangreu) e Nicolasa (Mieres).

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